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Avviso ai naviganti Bollettino n° 6

Oliviero Toscani

Benvenuto, professor Oliviero Toscani, all’Università di Perugia. Lei, per alcuni, non sarà un campione di simpatia ma certo la sua lezione di fotografia all’interno degli insegnamenti di Ateneo di stamattina, giovedì 7 marzo 2019, data da ricordare, è destinata a lasciare il segno tra studenti vogliosi di apprendere e preparati. In effetti, concordo con lei, un po’ “capre”, come lei simpaticamente li ha apostrofati, si sono dimostrati alla sua domanda: “sapete chi è Henri Cartier-Bresson?”. Qualcuno di loro si è sdraiato sperando di essere celato da quello della sieda avanti, mentre qualcun altro più ingenuo ma onesto, che non è poco, non ha nascosto la sua ignoranza è ha ammesso: non lo so. E’ un buon punto di partenza perché imparerà. Vero, lei non c’è rimasto benissimo ma, è sembrato di percepire, un po’ se lo aspettava. Non conoscere il capostipite del fotogiornalismo, il teorico di “The decisive moment”, dell’attimo fuggente della cronaca del XX secolo può essere una lacuna da colmare al più presto. Pubblicamente premettendo, lei, che si dovrebbe cominciare da zero, la speranza è che seguano altre occasioni di incontro come queste. Sarebbero davvero salutari dal punto di vista formativo. Anche perché, mantenendo la schiettezza che la contraddistingue, non le ha mandate a dire. Come quando, di fronte alla sua foto della pecora che pare baciare il lupo, ha confessato che le interessa più fotografare gli animali piuttosto che le modelle, le quali in quanto tali hanno un ruolo prestabilito, pertanto scontato e spesso vuoto. Oppure nel momento in cui, per la serie “lo sai qual è il colmo per …” ha sentenziato: “se siete creativi ma dite di andare in cerca di idee, prendete un taxi e andate altrove”.
Tutto vero. Però è altrettanto assodato che la creatività per esplicitarsi deve trovare sbocchi, spesso finanziatori convinti, investitori illuminati e lungimiranti. Pubblici e privati. Dunque, può essere anche una questione di spazi che mancano, di imprenditorialità alla canna del gas, di un contesto problematico. E’ il caso di questa regione: piccola, invecchiata, impaurita e tremante per ferite che, forse, le sono evidenti dalle cronache. L’Umbria, al di là di aspetti sociologici specifici tutt’altro che rassicuranti, è preda di una crisi economica epocale che vale per tutti a partite dal 2008 ma che, nel suo caso, si è sommata alla difficoltà di mettere una pezza al disfacimento dei grandi poli industriali: da quello dolciario a quello delle acciaierie e del polo chimico. Migliaia di posti di lavoro, comprenderà, e un bel pezzo di futuro. Così come sta faticando l’altro enorme patrimonio delle diffusissime realtà artigiane e manifatturiere che soffrono per il tornado globalizzazione che le ha travolte e ancora stentano a capire come uscirne. E allora la verità vera è che c’è bisogno di tutti. E la speranza è che il suo sapere, opportunamente richiesto come in questo illuminato caso, possa più strutturalmente essere diffuso qui da noi, sino a far uscire con costrutto dalle aule universitarie insegnamenti che certamente colmeranno il gap con la deferenza che Cartier-Bresson merita, per tradursi, urgentemente, in uno “scatto pensato”, come lei ha voluto insegnare, che quindi parta da un’idea, da una visione e non semplicemente dall’immanente. Di questo l’Umbria ha drammaticamente bisogno. Per la sua parte, il contributo potrebbe essere davvero importante. Torni presto.
Oliviero Toscani

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