Viviamo l’era dell’incontro fra premoderno e postmoderno
PERUGIA – Forse non tutti lo sanno, ma il più nobile dei vini, lo champagne, sta subendo una decisa “democratizzazione”, superando persino l’eterna contrapposizione degli opposti: il conflitto si scioglie e la complementareità diventa ideale, se è vero che da qualche tempo le tendenza è cambiata e su consiglio diretto di grandi sommelier e produttori, le bollicine francesi ben si accompagnano con piatti “poveri”, pizza soprattutto, ma anche amatriciana. Pur non volendosi addentrare nell’eterna disputa sulla paternità del metodo Champenois che per alcuni è primato italiano, per altri decisamente francese, anche se c’è da dire che già dall’era della Roma classica, si era a conoscenza delle proprietà della fermentazione del vino, c’è da registrare che le bollicine umbre hanno raggiunto un livello qualitativo di rilievo con vini spumanti come lo Scacciadiavoli brut – metodo classico, il Colle Uncinano, il Brut millesimato Lungarotti e il Decugnano dosaggio zero, che stanno progressivamente aggredendo i mercati enologici, forse anche per il fatto che già da anni e dai tempi della Milano da bere, gli italiani avevano cominciato ad abbinare prosecchi e piatti “poveri”, bollicine e spuntini rapidi dell’happy hour. Finisce dunque l’era di ostriche e champagne, ma la “democratizzazione” di un simbolo di lusso e prestigio come lo champagne, offre lo spunto per una riflessione più ampia sulle tendenze e le mode culturali dei nostri tempi. Un forte contrasto, ad esempio, si registra tra atteggiamenti premoderni e decisamente postmoderni nella tendenza, da un lato a rivalutare forme di produzione come l’artigianato su piccola e piccolissima scala, con la riscoperta dei lavori a maglia, del ricamo e cucito, del riciclo di oggetti e abiti usati, persino del baratto, in un’ottica che parte appunto da una visione etica e solidale del consumo che si ispira alla corrente di pensiero della decrescita felice, vale a dire la calibratura consapevole delle risorse naturali che non sono illimitate e dall’altro alla decisa impennata dell’e-commerce e più in generale dell’uso del Web per la compravendita di prodotti commerciali. Un contrasto quest’ultimo che coniuga appunto premodernità e postmodernità in manifestazioni apparentemente antitetiche, ma che caratterizzano da un punto di vista sociale e culturale l’epoca che viviamo, così come l’altro evidente contrasto tra atteggiamenti politici che fanno diretto riferimento a forme di prepotere, ovvero l’esercizio muscolare del potere che si manifesta in provvedimenti spesso anti-democratici e impositivi e, dall’altro, in contrapposizione, l’ampio spettro sociale, legato per lo più al mondo del lavoro di quelle abilità, quelle qualità che si riferiscono alle capacità relazionali e comportamentali necessarie in un contesto ormai quasi del tutto dominato dal terziario avanzato, dal lavoro intellettuale e dal Web che, a partire dall’inizio del nuovo millennio nella creazione della new economy, ha raggiunto ormai la sua fase “matura”. Di certo non è un caso che queste soft-skill siano entrate nel novero delle qualità più ambite nelle aziende da quando l’ingresso nel mondo del lavoro delle donne si è andato consolidando come una realtà che ha contribuito anche e decisamente alla sua trasformazione. Sta di fatto che la realtà complessa che viviamo ci indica anche nuove direzioni su cui indirizzare la nostra evoluzione o involuzione, spetta a ognuno di noi saper cogliere e sintetizzare quanto di buono premoderno e postmoderno ci stanno offrendo.