Musei, c’è la crisi (di governo) eppur si cambia
Il marasma politico di questi giorni ci ha lasciato in eredità anche la polemica sul decreto legge riguardante il funzionamento dei musei. La prima contestazione riguarda i tempi: “Ma come, il ministro mette mano a una questione così delicata quando di fatto il governo, e lui stesso come conseguenza, non ci sono più “? Osservazione in linea generale giusta, ma di fatto l’atto è ratificato il 19 giugno scorso e la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale è avvenuta il 7 agosto vale a dire una manciata di ore prima rispetto alla sortita di Matteo Salvini, erano le ore 18 dell’8 agosto, con la quale ha di fatto aperto la crisi di governo. Dunque, formalmente, l’iter è corretto e ineccepibile al punto che 15 giorni dopo, ovvero il 22 agosto, il dispositivo è entrato in vigore anche se, in effetti, la coincidenza temporale degli eventi resta singolare.
A questo punto si deve entrare nel merito del provvedimento che ha scatenato non pochi dubbi interpretativi, al punto che il ministero per i Beni e le Attività culturali, per voce di Bonisoli, è intervenuto con una nota esplicativa con la quale si danno alcune risposte che ci pare opportuno proporvi. Su tutto, ovviamente, il concetto di autonomia.
Il Ministero precisa che resta l’autonomia speciale dei più importanti istituti statali. Il vertice della struttura rimane il direttore del Museo, di norma scelto tramite procedura internazionale. Con la nuova disciplina, il museo mantiene inalterata la capacità gestionale e finanziaria. I direttori dei più grandi musei saranno affiancati da un dirigente amministrativo, individuato all’interno della struttura. Un altro aspetto che ha suscitato perplessità è quello che fa riferimento alle capacità di spesa. Si chiarisce che I limiti di spesa non mutano. I musei autonomi possono continuare a indire gare d’appalto e stipulare contratti e portare a termine i contratti in essere. I direttori hanno il compito di predisporre il bilancio di previsione, dell’eventuale variazione e del conto consuntivo, previa acquisizione della relazione del Collegio dei revisori dei conti. L’approvazione dei documenti contabili, infine, continua ad avvenire a cura della Direzione Generale Musei, su parere conforme della Direzione generale Bilancio. Viene invece ribadito che i Consigli di amministrazione che non hanno mai avuto le funzioni e le responsabilità tipiche di questi organi decadranno dal 1 ottobre 2019. I Consigli Scientifici saranno invece potenziati e integrati. Alla loro composizione concorreranno gli enti locali.
E veniamo alla voce conquibus che ha il suo evidente peso soprattutto per la vita dei musei più piccoli per i quali il decreto stabilisce che da quest’anno il fondo di riequilibrio del Mibac disporrà di almeno 10 milioni di euro in più. La percentuale delle risorse derivanti dalla vendita dei biglietti dei siti statali e destinata ai musei minori è stata aumentata di 5 punti percentuali, passando dal 20 al 25%. In alcuni casi la percentuale potrà essere maggiorata, d’intesa tra il Direttore Generale Musei e il Direttore del museo per supportare i musei più piccoli.
Nulla cambia, invece, riguardo il coinvolgimento dei privati. Il decreto di riorganizzazione non modifica quanto già previsto nel 2014 in materia di promozione di Fondazioni museali aperte alla partecipazione di soggetti pubblici e privati. Infine viene ribadita la filosofia di fondo, ovvero che iI provvedimento adottato dal ministro Bonisoli conferma l’indirizzo di mantenere i musei in ambito statale. Questo è quanto, almeno stando a un governo che c’era e ora non c’è più, in attesa di quello che verrà.