Taliare, macari, pirsuasamente. È vivo, oggi più di prima
In meno di ventiquattro ore dalla notizia della sua scomparsa il web si è colmato di foto, frasi, aneddoti, video, citazioni, omaggi ad Andrea Camilleri. Tv, radio, giornali: tutti ne parlano. È lo scrittore del popolo, è la voce del narratore che conduce alla verità e si ascolta riconoscendola nel buio emotivo e culturale che tenta di distoglierci dal bello. A me lo presentarono anni fa, mi parlarono di lui associandolo a Sciascia e Pirandello. Non è paragonabile a nessuno. Il suo ottimismo, l’amore per la vita, la saggezza in ogni affermazione, la presenza di spirito, l’ironia spiccata e l’acutezza di stile di Andrea Camilleri sono incomparabili. Sì, me lo presentarono tra tanti. Poi, invece, pagina dopo pagina, è stato lui a “presentarmi a me stessa”. Un piccolo miracolo che solo i grandi narratori possono compiere.
Saputa la notizia mi sono chiesta: Ed ora, chi è più capace di raccontare storie? Quelle narrazioni profonde che ti tengono sveglio fino a quando la luna splende nel cielo? Chi riesce a lasciare su carta i pensieri del cuore e della ragione? Usando il vigatese, sfumature di un siciliano che arriva a milioni di lettori, Andrea Camilleri ha acceso i riflettori su un sud per cui essere orgogliosi, di un’Italia che non si deve permettere di dimenticare le proprie radici.
Andrea Camilleri è arrivato ovunque con i suoi oltre cento libri, con Montalbano… anche in Umbria attraverso il regista Sironi.
È giunto al traguardo consapevole, fiero, “senza rimpianti e senza rimorsi”, senza la vista ma con tutti gli altri sensi accentuati, rimpiangendo solo di non poter vedere la grazia femminile e di essere costretto a rimembrarla.
Ha sognato un mondo multietnico, migliore, rispettoso e lo ha detto: “Non voglio morire male, non voglio avere il pessimismo, voglio morire con la speranza che i miei figli i miei nipoti i miei pronipoti vivano in un mondo di pace. Bisogna che i giovani si ribellino… Non disilludetemi!”.
Dunque non diciamoci sciocchezze: è con noi e qui resterà.
Seduto comodamente sulla seggiola, con la sigaretta in mano, la voce un po’ roca ad incantarci con i suoi termini: taliare, macari, pirsuasamente. È vivo, oggi più di prima. È giunto il momento di dedicargli del tempo. Facciamo silenzio. Spegniamo il computer, silenziamo il cellulare, prendiamo in mano un suo libro, diamogli il nostro ascolto e lasciamo che ci racconti una nuova storia.