PERUGIA – Secondo gli ultimi dati disponibili, nel 2021 in Italia sono state 1.770 le nuove diagnosi di infezione da HIV pari a un’incidenza di 3 nuove diagnosi ogni 100.000 residenti. Nel 2020 e nel 2021 questi dati hanno risentito dell’epidemia da COVID-19 che potrebbe aver comportato una sottodiagnosi o una sottonotifica dei casi. In Umbria, le infezioni da Hiv aumentano la diffusione tra i più giovani (in particolare nella fascia 25-29 anni) e il 44% dei soggetti colpiti scopre l’infezione quando è già in una fase molto avanzata: per questo è importante non abbassare la guardia e condividere informazioni corrette sulla trasmissione e sul trattamento della patologia.
Ne abbiamo parlato con la dottoressa Giulia Gamboni, nuova Presidente di ANLAIDS Umbria, associazione che dal 1999 lavora per la prevenzione dell’infezione da HIV e per una corretta informazione delle malattie sessualmente trasmissibili. Un’attività di sensibilizzazione importante a livello territoriale che si avvale della competenza di un team di medici infettivologi, psicologi e volontari.
L’Associazione
“L’Associazione ANLAIDS nazionale nasce in piena epidemia di HIV e dunque in un contesto emergenziale, quando la diagnosi rappresentava una ‘condanna a morte’ – spiega la dottoressa Gamboni – di fronte a questo contesto, ANLAIDS nasceva per sostenere tutti coloro che avevano contratto il virus dell’HIV. Tuttora mantiene queste attività di sostegno nei confronti di persone che convivono con la malattia ma oggi si occupa soprattutto di corretta informazione, prevenzione e lotta allo stigma.
Pur avendo una piccola sede, siamo molto attivi da oltre vent’anni in Umbria. Siamo conosciuti soprattutto per l’Ambulatorio Migranti che ha sede al centro di salute dell’ASL Umbria 1 (Via XIV Settembre, ndr), un servizio nato dalla volontà di ANLAIDS per sostenere i soggetti più vulnerabili che sperimentano difficoltà di accesso alle cure. Il servizio è un ambulatorio a tutti gli effetti che offre anche la possibilità di fare gratuitamente test rapidi per HIV e altre malattie sessualmente trasmissibili.
Abbiamo una linea telefonica sempre attiva per informazioni o domande relative al rischio di aver contratto un’infezione, dubbi su come si può trasmettere. Ci chiamano in molti, chi magari non se la sente di chiedere al proprio medico di famiglia; rispondono operatori formati e medici che sono in ascolto per chiarire ogni dubbio e per dare i migliori consigli”.
Non siamo più in emergenza ma non per questo si abbassa la guardia. Come parlare di HIV oggi?
“Ancora oggi, il 99% dei miei pazienti non si sente in grado di condividere la sua infezione neanche con i familiari più stretti o con il proprio partner – afferma Gamboni. Lo stigma che ha da sempre caratterizzato questa malattia fatica a retrocedere. L’AIDS è ancora associata a delle categorie ben precise e ‘promiscue’ ma questo approccio rappresenta per noi un’eredità da sradicare ogni giorno.
Oggi, grazie ad una terapia eseguita correttamente, un soggetto convive con l’infezione e conduce una vita dignitosa. Siamo passati da una terapia che era costituita da almeno 10 compresse al giorno con effetti collaterali importanti a una terapia iniettiva ogni due mesi. La scienza ha fatto progressi e continua a farli, mentre l’immaginario collettivo legato a questa infezione è rimasto lo stesso. Il principio U=U, Undetectable=Untrasmittable è stato ormai sdoganato dalla comunità scientifica. Si tratta della rivoluzionaria evidenza secondo la quale una persona con HIV in terapia efficace, con viremia non rilevabile per almeno sei mesi, non trasmette il virus.
A livello nazionale ma anche locale, è necessario far emergere il sommerso, riportare attenzione non solo sull’ HIV ma su tutte le infezioni sessualmente trasmissibili. Anche se si stanno riducendo, c’è un dato che pesa molto: più del 44% di queste malattie viene diagnosticato in una fase tardiva dell’infezione e su questo dato l’Umbria non è da meno. Questo ci dice che non c’è abitudine a fare screening e a controllarsi. In Italia soprattutto, si fa fatica a parlare di sessualità in maniera non giudicante: questo inficia il dibattito, rendendo difficile anche parlare di infezioni sessualmente trasmissibili”.
ANLAIDS Umbria è attivo anche nelle scuole con incontri e formazione. Quale sensibilizzazione funziona per i più giovani?
“La scuola rappresenta un punto importante da cui partire – continua Gamboni -, come associazione abbiamo avuto numerose esperienze soddisfacenti nelle scuole superiori: offriamo incontri, risposte a domande anonime e formazione. Il team che lavora con le scuole è di solito composto da un medico, uno psicologo e un volontario. Durante gli incontri incentiviamo la peer education, facendo sì che alcune informazioni passino direttamente da compagno a compagno, senza l’intermediazione di un terzo.
Cerchiamo di essere presenti sui social, dove i giovani passano molto tempo. Nel contesto digitale è cruciale riuscire a comunicare le informazioni con professionalità e far conoscere le nostre attività. Utilizziamo questi canali anche per aggiornare il pubblico sugli ultimi dibattiti e sui temi caldi, come ad esempio quello sull’utilizzo della profilassi pre esposizione per HIV (PrEP).
I giovani oggi sono ‘fluidi’ e, molto spesso, l’attività sessuale inizia precocemente. La società si sta modificando e a volte non si prende atto di questo cambiamento. Per questo le scuole sono importantissime, da lì possiamo far passare l’informazione alle nuove generazioni.
In generale, in Italia, non si parla molto limpidamente di sessualità, ci si trova davanti un contesto altamente giudicante. Proprio per questo è importante parlarne: la salute sessuale deve rientrare a 360° nel concetto di salute generale. Questo è un primo passo per poi poter parlare di infezioni. L’obiettivo di ANLAIDS è quello di fornire strumenti e conoscenze necessarie per fare libere scelte e con questo fine operiamo e facciamo rete sul territorio”.
Federica Mastroforti
Video tratto dalla pagina Facebook dell’associazione (https://www.facebook.com/anlaidsumbria)