ASSISI – Nella Sala della Conciliazione, ad Assisi, presentazione del libro “La rete degli invisibili” scritto da Nicola Gratteri, procuratore capo presso la Procura di Catanzaro, e Antonio Nicaso, docente universitario e saggista, sul fenomeno della ‘ndrangheta.
Nel portare il saluto istituzionale ha illustrato il caso dell’hotel Subasio, di proprietà della Casa di riposo Andrea Rossi, i cui gestori furono raggiunti da un’interdittiva antimafia e per questo il Comune decise di revocare la licenza bloccandone l’attività. Tre anni di ricorsi e controricorsi, di sentenze e ordinanze, a settembre scorso, frutto dell’impegno instancabile dell’attuale presidente della Casa di riposo Alessio Allegrucci, lo sblocco della vicenda con la restituzione delle chiavi e quindi il rientro nella disponibilità della struttura.
“Come amministrazione – ha detto il sindaco – ci siamo battuti insieme alla Casa di riposo per affermare il principio di legalità e lo abbiamo fatto con convinzione anche correndo il rischio di andare contro pezzi della comunità locale. Siamo andati avanti a testa alta, con la schiena dritta e soprattutto con l’appoggio dello Stato: ha vinto la rete tra amministrazione comunale e amministrazione della Casa di Riposo, facendo sistema, insieme e costantemente, con la Prefettura, le istituzioni, le forze dell’ordine.”
Gratteri che da oltre 30 anni è in prima linea nella lotta alla mafia calabrese ha apprezzato il comportamento dell’amministrazione e anche “il travaglio e la fatica per salvarsi dal malaffare” condividendone l’atteggiamento che è stato di rapporto diretto con gli apparati dello Stato.
“La mafia – ha detto il magistrato – vive di comportamenti, di gesti precisi, sa bene chi avvicinare e chi no, e sa come muoversi. Non bisogna mostrarsi dubbiosi o perplessi, è questa l’unica strada per salvarsi. Non esiste regione del centro nord dove non esista la presenza della mafia e con i mafiosi non c’è da discutere, loro arrivano per fare affari, per riciclare denaro, per imbastire traffici di droga, per organizzare truffe e per sfruttare finanziamenti europei”.
Sull’altra faccia della ‘ndrangheta, Gratteri ha detto che “le mafie sparano di meno, cercano di rendersi sempre più invisibili, perché sanno che commettendo atti violenti alzano l’allarme sociale e oggi hanno bisogno non di arricchirsi ma di giustificare la ricchezza”.
Secondo il professor Nicaso, studioso da decenni del fenomeno, “la mafia ha due caratteristiche, la capacità di fare sistema e la capacità di adattamento, ed è sempre alla ricerca di paradisi normativi, infatti la troviamo in Europa, in Sudamerica, in Africa e con il cambio di strategia i mafiosi puntano a far entrare il denaro frutto della attività nell’economia legale”.
Su che cosa fare per contrastare le mafie, Gratteri ha detto che “bisogna partire dalle scuole, parlare con i ragazzi e con lo stesso linguaggio. Oggi i giovani sono più informati ma meno colti, una volta la cultura, il sapere era un valore, oggi conta più apparire. Bisogna investire di più sulle scuole, con il tempo pieno, educandoli a stare insieme, a condividere passioni e interessi. La formazione è l’unica strada per far capire ai giovani che esiste un altro mondo, per attrezzarli all’acquisizione di una consapevolezza dei rischi che esistono. Insomma occorrono fatica, tempo e ovviamente investimenti nella scuola. Ma bisogna stare attenti anche a chi si sventola la bandiera dell’antimafia negli istituti e dappertutto perché non tutte le associazioni sono ‘pulite’”.
Sull’aspetto economico si è intrattenuto Nicaso: “Al fine di infiltrarsi la logica della mafia è quella della convergenza degli interessi, di costruire una specie di ragnatela, in occasione per esempio di calamità naturali o di investimenti nei locali pubblici, accompagnata da una capacità di stringere relazioni. E’ assolutamente indispensabile fare sistema perché la lotta alla mafia riguarda tutti, nessuno escluso”.
“La rete degli invisibili” analizza la ‘ndrangheta 2.0, sempre più collusiva e sempre meno violenta, e i suoi rapporti con i centri di potere economico, politico e finanziario, con la massoneria deviata, con il narcotraffico, con il «deep web» e con i social network”.
L’incontro è stato moderato da Roberto Conticelli, presidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Umbria, che ha sollecitato domande sul cambio di passo della ‘ndrangheta, sulle infiltrazioni nella nostra regione, sul contributo che si può dare nella lotta alla mafie e su altri aspetti legati alla criminalità organizzata.