Arte e creatività si fondono nella visione d’insieme del festival Short Theatre a Roma

ROMA – Per la rubrica di Vivo Umbria Dentro lo Stivale, oggi ci occupiamo di arti performative e creazione contemporanea fulcro di Short Theatre 2019, kermesse dal respiro internazionale che tornerà a invadere Roma per il quattordicesimo anno dal 6 al 14 settembre. Nove intense giornate attraversate da una serie di artisti che si muoveranno sotto il fil rouge della “Visione d’insieme”, intesa quale prospettiva attraversata dalle linee artistiche personali dei protagonisti. Questi ultimi metteranno in relazione le tracce diverse di una realtà sempre più complessa in grado di far dialogare le stratificazioni della Storia con ciò che accade nel presente, attraverso uno sguardo sempre aperto e inclusivo. La visione d’insieme come unico sguardo possibile di fronte alla complessità delle società contemporanee diviene così un “contrattacco creativo” a chi costruisce la rappresentazione semplificata del mondo per spianare la strada a percorsi autoritari.
Short Theatre 2019 inizia con la consueta anteprima (5 settembre) all’Accademia di Spagna con il duo milanese di artisti e ricercatori Invernomuto e il producer e dj Hugo Sanchez. Il 6 e il 7 settembre si apriranno invece con un “flusso continuo di creazioni” agli spazi di WeGil doce, attraverso i linguaggi e le pratiche performative degli artisti, il festival andrà ad attivare un processo di rilettura e riscrittura di un luogo e di ciò che rappresenta (l’edificio offre lo spunto per riflettere sulla controversa eredità architettonica del fascismo e del colonialismo). Partecipano alla due giorni: Kader Attia con la proiezione del suo film-documentario “The Body’s Legacies, Part 2: The Postcolonial Body”, che scava dentro il concetto di corpo migrante nelle società occidentale esponendo i tratti che gli sono stati attribuiti; la politologa militante Françoise Vergès con una lectio magistralis in collaborazione con il Modulo Arti del Master di Studi e Politiche di Genere di Roma Tre e NERO, a partire dal suo ultimo testo “Féminisme décolonial”; la studiosa Alessandra Di Maio con l’installazione sonora “Invernomuto”; Manuela Cherubini con “Burning Play- Passo#1”, conferenza-spettacolo (progetto in divenire sulla figura della scrittrice egiziana Nawal Al Sa’adawi); nora chipaumire che presenterà  in prima nazionale “100% POP”, uno dei tre capitoli della sua live perfomance album dedicata alle icone dei suoi anni di formazione nello Zimbabwe; Michele Di Stefano con la coreografia atmosferica “MK” (presentata anche nella versione estesa di Bermudas Forever); Alex Cecchetti con “Love Bar”, luogo sospeso tra il miraggio, lo storytelling e il palco teatrale in cui dissetarsi con cocktail a base di erbe locali preparati dall’artista in cambio di storie d’amore e racconti di emozioni; Nyamnyam, collettivo di filosofi ed artisti di Barcellona con l’installazione performativa site-specific “8000 anni dopo di Nyamnyam”; OKO DJ, protagonista del dj set di inaugurazione del festival. Non artisti presenti ma anche figure del mondo intellettuale come Simone Frangi (teorico, curatore e direttore artistico di Viafraini), Igiaba Scego (scrittrice), Ilenia Caleo e Isabella Lo Pinto (curatrici del Modulo Arti del Master in Studi e Politiche di genere di Roma Tre), e la redazione di NERO.

“Augusto” foto di Alice Brazzit

Domenica 8 settembre il festival si terrà a La Pelanda, sua location principale, e al Teatro Argentina dove si terrà la prima delle due repliche di “Augusto” (8 e 9 settembre ore 21.00), ultimo lavoro del Leone d’Oro alla carriera per la danza Alessandro Sciarroni. La performance raccoglie il gesto quotidiano del ridere e lo trasfigura in un’unica parossistica espressione di gioia, euforia, commozione, sofferenza, rabbia e paura. Uno spettacolo sul bisogno di sentirsi amati in maniera incondizionata e sul dolore. Un omaggio alla figura dell’Augusto: il clown, il fool, l’idiota che combina sempre guai e che si orina addosso, sempre ubriaco, col naso rosso, e che ride di tutto. Ma “augusto” significa anche imperiale, regale, autorevole, ed è il nome del primo imperatore romano.  Alla Pelanda il programma prenderà il via nel primo pomeriggio con “Panorama Roma”, format nato nel 2018 per creare una zona di condivisione, di ricerca e di riflessione sulle urgenze e le necessità della comunità artistica romana. Gli artisti sono invitati a condividere alcuni momenti del loro processo creativo anche in relazione alle condizioni di produzione. A fare il punto della situazione, in questa terza edizione di Panorama Roma, saranno la coreografa Silvia Rampelli/Habillé d’eau (Premio Ubu 2018 per la danza), la giovane emergente Marina Donatone, l’artista visivo Andreco, la regista Fabiana Iacozzilli, il collettivo nomade di architetti Stalker, il duo di artisti Malombra. Sarà poi anche la volta del debutto della prima produzione nata nell’ambito di Panorama Roma: “Speranza contro speranza” della regista e drammaturga Alessandra di Lernia. A chiudere la giornata sarà il live di Ricardo Dias Gomes, innovatore della scena brasiliana fin dagli anni ’90, già bassista di Caetano Veloso.
Ancora atmosfera sudamericana lunedì 9 settembre alla Pelanda con la proiezione in prima nazionale di “Cassandro, the Exotico!” della danzatrice, artista e regista francese Marie Losier, opera filmica ritratto di Cassandro, la star più eccentrica dello sgargiante e appariscente mondo della Lucha Libre, il wrestling messicano. La serata del 9 settembre si concluderà con le sonorità di una Giamaica immaginaria del Rootsvibes djset curato da Lady Maru, Enrico Kybbe e Bob Corsi.
“Il canto della caduta” foto di Daniele Borghello

In scena il 10 e 11 settembre alla Pelanda “Cuckoo” dell’artista sudcoreano (ma attivo a Ghent) Jaha Koo, che ripercorre la storia recente Corea del Sud e riflette sul tema dell’isolamento e del suicidio nella società sudcoreana in compagnia di un cuoci riso elettrico. Data unica invece, il 10 settembre, per “I giardini di Kensington” del duo Sirna/Pol, un viaggio nell’intimità consuetudinaria di una coppia qualsiasi, fatta di complicità, piccole noie, litigiosità, gesti d’amore che fanno traballare il modello sociale – binario e normativo – a cui si pensava di aderire. Ancora, sempre a La Pelanda, la femminilità e la sua relazione antropologica con la comunità sono al centro di “Il canto della caduta” di Marta Cuscunà, progetto che prosegue idealmente il discorso iniziato con la “Trilogia delle Resistenze femminili” e raccoglie un orizzonte di pensiero che continua a tramandarsi nonostante millenni di patriarcato).
Mercoledì 11 e giovedì 12 settembre si passa a “Cock, cock…who’s there?”, spettacolo-conferenza-documentario in cui l’artista egiziano-finlandese Samira Elagoz condivide la sua ricerca (nata in seguito a una vicenda personale di abuso) sul dating online, l’autodeterminazione femminile, il consenso e la violenza sessuale, passando in rassegna l’intero spettro delle relazioni uomo-donna – dall’intimità alla brutalità – e trascinando con sé il pubblico nella riflessione sull’ambiguità radicale che le contraddistingue, oltre ogni moralismo (lo spettacolo è sconsigliato ai minori di 16 anni). Al Festival anche “Chroma keys”, ultima produzione “meta-filmica” dei Motus in cui vediamo Silvia Calderoni agire davanti al green screen dei set cinematografici, sabotando la cornice dello schermo in una incursione dentro la meraviglia della finzione e i suoi vecchi “trucchi” stereoscopici (Pelanda dal 12 al 14 settembre); “Scavi” di Deflorian/Tagliarini che restituiscono le scoperte fatte durante la fase di indagine del lavoro compiuto per “Quasi niente”, ispirato a “Deserto Rosso” di Michelangelo Antonioni (Carrozzerie n.o.t dal 10 al 14 settembre); “Talk Show” indagine sul sistema teatro attraverso le interviste che Sotterraneo conduce ad alcuni dei protagonisti della scena artistica italiana in un format che risponde all’esigenza di incontrare altri artisti e di interrogarsi reciprocamente sul senso di questo mestiere al tempo della rivoluzione digitale (10 settembre a Carrozzerie n.o.t, 11 e 12 settembre alla Pelanda).
Il 12 settembre nella zona esterna della Pelanda sarà possibile reinventare lo spazio, il tempo e le atmosfere con la serata danzante Shawala, habitat di connessione curato dal trio Bonetti/Cabiddu/Cuttica (WOW e Fanfulla 5/a). “DUCTUS MIDI” dei marsigliesi Anne Lise Le Gac e Artur Chambry recupera il principio medievale del “ductus” per generare sulla scena ibridi incantevoli: immagini acustiche, strumenti da ballo, palazzi della memoria, mappe che sembrano dipinti (Pelanda 12 e 13 settembre).
Kiddy SMile (foto di Nico Bustos)

In “GHOST – Lucifer wants to sell” Sonia Brunelli del duo Barokthegreat costruisce la sua danza forsennata, astratta e fantasmatica partendo dallo studio del “footwork”, sottocultura e street-dance nata negli anni ’90 a Chicago, in scena venerdì 13 settembre. Nella stessa giornata Kiddy Smile, dj della periferia parigina trasformerà La Pelanda in uno straordinario spazio di libertà.
Due i progetti che animeranno il Festival il 14 settembre alla Pelanda: in “All’inizio della città di Roma” Claudia Castellucci esplora la matrice del nostro vivere collettivo in un’azione coreografica che risale alle radici dell’Occidente guardando alla nascita di una delle più estese civiltà europee: quella Romana, osservata non dal punto di vista dell’estasi della conquista ma come società che ha dovuto costruire un modello di convivenza; Ginevra Panzetti ed Enrico Ticconi con “Harleking” esplorano la figura dell’Arlecchino della Commedia dell’arte e ne portano alla luce una specifica qualità ipnotica, in cui i contenuti, spesso estremi ed opposti, si fondono in un sistema metamorfico fluido dove tutto può accadere. A chiudere il sipario sulla kermesse sarà ancora una volta “Tropicantesimo”, installazione sonora in cui il corpo è al centro di una esperienza e una drammaturgia imprevedibile, carillon bello e malefico che incarna i suoni e i ritmi tribali della fascia equatoriale, immaginati e sognati, ritagliati e scoperti.
Short Theatre è anche fautore di alcuni progetti site-specific che attiveranno – o hanno già attivato in questi mesi – percorsi immaginifici di riscrittura dei territori e del loro bagaglio collettivo di simboli, significati, esperienze: “JUKEBOX_Roma di Encyclopédie de la Parole” con la regia di Joris Lacoste pensato per un singolo spazio geografico, una città, i suoi abitanti e la lingua che condividono. La drammaturgia dei materiali orali raccolti da sette raccoglitori locali con il coordinamento di Francesco Alberici sarà interpretata venerdì 13 e sabato 14 settembre da Monica Demuru, sorta di jukebox umano che esplorerà con il pubblico i modi con cui una comunità rappresenta sé stessa. L’elaborazione dell’immaginario di un territorio si rovescia nella ricostruzione del materiale onirico collettivo nel progetto “Italian Dreams” realizzato dall’autore francese Lancelot Hamelin nell’ambito di Fabulamundi Playwriting Europe, che dopo aver raccolto sogni e incubi degli abitanti di un quartiere di Roma (Tor Sapienza) li ha assemblati in una forma drammaturgica a metà tra scrittura teatrale ed indagine sociologica attraverso un processo laboratoriale condiviso con attori, autori e appassionati dell’universo onirico, che ne daranno restituzione giovedì 12 e venerdì 13 settembre. “Tonight not poetry will serve”, talk fuori formato di Sara Leghissa/Strasse che si sviluppa nel corso di più giorni del festival, e il cui testo viene esposto nello spazio pubblico attraverso una pratica che riflette sul confine labile tra legalità e illegalità, tra privilegio e resistenza, tra tempo storico e presente in emersione.

Anche quest’anno inoltre prenderà vita la co-abitazione tra Short Theatre e altre entità artistiche e organismi di curatela nella sezione dei Progetti in Residenza: torna la roulotte di “Little Fun Palace di OHT” di Filippo Andreatta e Salvatore Peluso, luogo effimero di aggregazione che nasce in omaggio al “Fun Palace”, leggendario progetto dell’architetto Cedric Price e della regista teatrale Joan Littlewood. Il proponimento ospiterà al suo interno una programmazione quotidiana speciale, in cui la comunità del festival potrà ritrovarsi a seguire delle reading sessions, ascolti musicali in cuffia, consultazione di volumi di una piccola biblioteca costruita ad hoc.
Infine, torna anche in questo 2019 Tempo Libero, sezione che dalla scorsa edizione il festival dedica alla formazione e che si concentra quasi interamente negli spazi del Teatro India, con un denso programma di workshop e a laboratori aperti a tutte e tutti e gratuiti.
I luoghi di Short Theatre: La Pelanda (Mattatoio di Roma, Piazza Orazio Giustiniani 4), WEGIL (Largo Ascianghi 5), Teatro Argentina (Largo di Torre Argentina, 52), Teatro India (Lungotevere Vittorio Gassman, 1), Carrozzerie n.o.t. (via Panfilo Castaldi, 28).
Short Theatre 2019 è ideato e organizzato da AREA06 con la co-direzione di Fabrizio Arcuri e Francesca Corona, è realizzato con il sostegno di MiBAC e Regione Lazio e il patrocinio di Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e Azienda Speciale Palaexpo. Si svolge in collaborazione con il Teatro di Roma – Teatro Nazionale e Carrozzerie n.o.t, con il supporto di Acea SpA, Institut Français Italia, Villa Medici, Accademia di Spagna Roma, Istituto Cervantes Roma, Institut Ramon Llull.
QUI informazioni e programma dettagliato.

Francesca Cecchini: Giornalista pubblicista e ufficio stampa tra sport, teatro e musica. Penna e taccuino sempre in borsa, sono fermamente convinta che l'emozione più grande sia vivere ogni progetto "dietro le quinte", assaporando minuto per minuto quel work in progress che porta alla realizzazione finale di un progetto. Come diceva Rita Levi Montalcini: "Amare il proprio lavoro è la cosa che si avvicina più concretamente alla felicità sulla terra".