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Architettura moderna, nella città dei palazzi c’è una nuova attrazione: Foligno si scopre con testimonial imprevedibili

FOLIGNOArchitettura moderna. A Foligno in questi ultimissimi anni – accanto alla grande azione di recupero del centro storico all’indomani del terremoto del 1997 – sono fioriti alcuni esempi di progettazione architettonica (ma in fondo anche urbanistica) espressione dei nostri tempi. “Segni” del nuovo millennio, da vedere al pari dello straordinario patrimonio artistico di cui questa città (che si differenzia non poco dal resto della regione) può fare vanto.

Parliamoci chiaro: come l’arte, l’architettura moderna può piacere oppure no. Si può discutere se la scelta della sua collocazione possa essere adatta o meno. Ma non si può non riconoscere che nella storia di una città si lasciano segni espressione del loro tempo. E anche Foligno da questo punto di vista, non sfugge a tale logica. Del resto, a ben guardare, lo stesso centro storico non è che un insieme di cambiamenti e di aggiunte. In virtù di questo, oggi Foligno può presentarsi addirittura con un ulteriore biglietto da visita, che è quello legato alle nuove strutture realizzate in questi ultimissimi anni. Strutture che fanno parlare e che incuriosiscono ed attraggono. A fare da apripista è stata la nuova Biblioteca Comunale di piazza del Grano, poi è arrivato il Centro Palmas di via Madonna delle Grazie (donato dai Lions all’indomani del terremoto del 1997), quindi è toccato all’ospedale “San Giovanni Battista” e più recentemente alla chiesa di San Paolo (l’opera di Massimiliano Fuksas) e al Ciac, il Centro d’arte contemporanea in via del Campanile.


E poi c’è la grande “sfera” diventata la sala operativa del Centro regionale di protezione civile in via Romana Vecchia. Un insieme di strutture operative che traducono in concreto una vocazione tutta folignate in tema di emergenze, sia sismiche che ambientali, e della loro gestione. Questa grande cupola è peraltro una struttura assolutamente innovativa se si considera che la Regione Umbria l’ha costruita secondo criteri totalmente nuovi per il nostro Paese e già sperimentati con successo in Giappone dopo il terremoto del 1995 avvenuto a Kobe.
L’edificio – trentuno metri di diametro e ventidue di altezza – è composto da un piano interrato e tre piani fuori terra per una superficie complessiva di circa 1650 metri quadrati ed una volumetria di circa 7.800 metri cubi. La novità ingegneristica sta nella separazione dal terreno circostante attraverso la realizzazione di dieci isolatori sismici posti in opera sulla testa di altrettanti pilastri e sui quali poggiano gli archi posti a sostegno di tutta la struttura.
In pratica gli “isolatori” sono dispositivi costituiti da strati alterni di acciaio e di elastomero che fungono da “filtro” fra il terreno, che si muove per effetto del terremoto, e la costruzione, dissipando l’energia del sisma, ovvero attenuandone la vibrazione e garantendo così la protezione al fabbricato. Di fatto la sua silhoutte è diventata un inconfondibile segno di riconoscimento della nuova città. Entrando dallo svincolo di Foligno nord della statale 75 “Centrale Umbra”, la grande sfera diventa il cervello pensante del Centro regionale di protezione civile, è il primo elemento che svetta in un insieme di strutture operative che valorizzano una vocazione che parte da lontano in tema di emergenze.


Ma la “sfera” non è che l’ultima novità dopo la realizzazione del Centro Palmas, del nuovo ospedale “San Giovanni Battista” e del Ciac, il Centro Italiano Arte Contemporanea. E a Colfiorito va segnalata la struttura in acciaio e vetro (di raccordo a due palazzine preesistenti del vecchio Campo di internamento) del Mac, il Museo Archeologico Colfiorito. Senza poi considerare che grandi opere dell’architetto Franco Antonelli realizzate negli ultimi decenni a Foligno.
E’ nata insomma la città dell’architettura moderna.

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