Anche Perugia conoscerà L’età dell’oro: il “bottino” è alla Galleria Nazionale dell’Umbria

PERUGIA Dal 26 ottobre al 19 gennaio 2025 la Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia ospiterà L’età dell’oro, mostra curata daAlessandra Mammì, Veruska Picchiarelli, Carla Scagliosi. La sala Podiani del museo perugino, infatti, vedrà dialogare fra loro cinquanta capolavori di artisti che appartengo al passato e al contemporaneo. Chi?

PASSATO

Maestro della Madonna di Perugia, Madonna col Bambino  (1330-1340)

Maestro di San Francesco, Duccio di Boninsegna, Gentile da Fabriano, Taddeo di Bartolo, Niccolò di Liberatore, Bernardino di Mariotto, il Maestro del Trittico del Farneto, Bartolomeo Caporali, Maestro della Madonna di Perugia.

CONTEMPORANEO

Michelangelo Pistoletto, Sacerdote (1957)

Carla Accardi, Alberto Burri, Mario Ceroli, Gino De Dominicis, Yves Klein, Jannis Kounellis, Marisa Merz, Mimmo Paladino, Michelangelo Pistoletto, Andy Warhol.

ESEMPI DI DIALOGO ARTISTICO

Con gli occhi si potranno “ascoltare” pensieri, perizia, provini, ceselli che, tutti assieme, potranno consentire un dialogo a distanza di secoli che come suggeriscono i curatori fra la bellezza smaterializzata della Golden Marilyn 11.40 di Andy Warhol e l’Angelo dalla Pala dei cacciatori di Bartolomeo Caporali, l’Oroblu (Oriente) di Carla Accardi e il manto in tessuto operato della Madonna col Bambino del Maestro della Madonna di Montone, o La Maddalena tutta “mentale” di Fausto Melotti e la santa dalle lunghe chiome e dalle vesti opulente dipinta da Taddeo di Bartolo per il Polittico di San Francesco al Prato. Tra le associazioni più liriche, spicca quella fra la Crocifissione della Pinacoteca Comunale di Terni di Niccolò di Liberatore, in cui la nota dominante è il nero, colore del lutto e della disperazione, e la Tragedia civile di Jannis Kounellis, dove un attaccapanni che si staglia davanti a una parete ricoperta da lamina dorata conserva un cappello e un cappotto nero, evocando una tragedia e diventando simbolo della presenza dell’uomo nella storia. Di questa opera saranno esposte per la prima volta insieme le due versioni, una realizzata nel 1975, proveniente dal Kolumba, il Museo d’Arte dell’Arcidiocesi di Colonia (Germania), l’altra realizzata nel 2009, di proprietà della Galleria Alfonso Artiaco di Napoli”.

IL PERCORSO: C’E’ DA VEDERE

Dopo gli esempi, entriamo nel merito: il percorso si apre con la collezione di “fondi oro” della Galleria Nazionale dell’Umbria nella quale si inserisce il capolavoro seminale di Michelangelo PistolettoAutoritratto oro del 1960. Si tuffa quindi nel XIII secolo quando il Maestro di San Francesco introdusse nella pittura su tavola raffinatissime tecniche di lavorazione della foglia d’oro. La sua Deposizione del dossale di San Francesco al Prato è accostata al Monochrome sans titre realizzato da Yves Klein per il santuario di Santa Rita da Cascia, per il medesimo afflato spirituale e l’uso del purissimo blu oltremare che li caratterizza.

Con Duccio di Boninsegna si assiste a una ulteriore evoluzione in termini di complessità ed eleganza di queste abilità di lavorazione dell’oro, che interessa la stagione più fulgida dell’arte senese nella prima metà del Trecento, quando si raggiungono anche nell’oreficeria dei vertici insuperati di virtuosismo e finezza.

La sua Madonna col Bambino e sei angeli (1304-1310), immagine di nascita e morte, confermata dall’ansia del bimbo che cerca gli occhi della madre, dal velo leggero che lo avvolge prefigurando un sudario e dallo sguardo severo della Madonna consapevole del destino del Figlio, dialoga con il Concetto spaziale su fondo oro di Lucio Fontana, proveniente dalla Fondazione Prada di Milano, che appare come una diretta evocazione della potenza simbolica dell’icona, rafforzata dal gesto umano della lacerazione sulla tela.

Seguono due magnifici reliquiari: quello di santa Giuliana di Cataluccio di Pietro da Todi, che conteneva il cranio della martire e accoglie invece in questa occasione la testina femminile dorata di Marisa Merz che conserva il potere e il sapore di una reliquia, estrema traccia pagana che resiste nella liturgia cristiana, e quello di Montalto, attribuito a Jean du Vivier, manufatto di pregiatissima fattura di oreficeria francese della fine del XIV secolo, appartenuto in passato a Carlo V di Valois e Lionello d’Este e donato poi da Sisto V alla cittadina marchigiana d’origine, che si affianca all’ex-voto che Yves Klein dedicò a Santa Rita da Cascia, donato dall’artista francese al convento delle Agostiniane della cittadina umbra, quale ringraziamento per aver superato una delicata operazione al cuore; entrambi i lavori sono caratterizzati dall’abbinamento dell’oro con lo smalto traslucido, tecnica estremamente elaborata messa a punto proprio a Siena sul calare del Duecento.

L’apice della ricercatezza e dello splendore, per l’uso dell’oro nelle arti, si consegue all’inizio del Quattrocento con la piena maturazione del gusto tardogotico, di cui è prova luminosa la Madonna col Bambino di Gentile da Fabriano, con l’evanescente apparizione dei suoi angeli graniti che evoca l’altrettanto incorporeo Sacerdote di Michelangelo Pistoletto, schiacciato in una bidimensionalità bizantina, protetto da un’architettura goticheggiante che si staglia sull’oro del fondo; lo stesso che pian piano crescerà in una serie di autoritratti dagli effetti sempre più riflettenti, come evidente precursore dei quadri specchianti.

Proseguendo nel percorso storico, il più rustico Maestro del Trittico del Farneto, che muove proprio dai modelli di Gentile, orchestra intorno ai temi della morte e della fine dei tempi una composizione dai complessi significati simbolici, in cui i motivi della stella e dei dardi suscitano un accostamento suadente con l’opera di Gilberto Zorio Stella di giavellotti, icona per eccellenza nel vocabolario visivo dell’artista piemontese, simbolo magico ed esoterico che attraversa le culture, con le punte che simboleggiano i cinque elementi metafisici di Aria-Acqua-Terra-Fuoco-Spirito.

HANNO DETTO

 L’età dell’oro è curata da Alessandra Mammì, Veruska Picchiarelli e Carla Scagliosi. Si avvale del patrocinio del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Città del Vaticano. La mostra vuole “disegnare un itinerario assolutamente unico – spiegano le curatrici – che, in nome dell’oro, vede creazioni impermeabili a una lettura cronologica, ma in grado di affrontare un colloquio con un’altra epoca, facendo parlare i simboli, le forme, l’essenza più intima dell’opera e dell’arte stessa”.

“È l’arte – afferma Costantino D’Orazio, direttore Musei nazionali di Perugia – Direzione regionale Musei nazionali Umbria – a farla da padrona in questa mostra, e in particolare lo è uno dei suoi elementi decorativi più consueti, l’oro. Simbolo dell’incorruttibile eterno e allo stesso tempo causa primigenia della più abietta corruzione umana, questo metallo scaturito dalla terra che, pur senza esserlo in origine, diviene pigmento, è utilizzato dagli artisti fin dagli albori della civiltà e trasmigra da un’epoca all’altra senza mai perdere il suo significato. L’oro ci consente quindi di guardare alle opere del passato con gli stessi occhi con i quali guardiamo il nostro contemporaneo, astraendolo dalla dimensione temporale per immedesimarci nel valore simbolico e senza tempo di ogni singolo oggetto, arrivando a scoprire qualcosa di nuovo”.

IL CATALOGO

Accompagna la mostra un catalogo Silvana Editoriale con testi di Josè Tolentino de Mendonça, Simone Casini, Costantino D’Orazio, Alessandra Mammì, Veruska Picchiarelli, Carla Scagliosi, Antonino Tranchina, Alessandro Vanoli.

LA SCHEDA

L’ETÀ DELL’ORO
I capolavori dorati della Galleria Nazionale dell’Umbria incontrano l’Arte Contemporanea
Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria
26 ottobre 2024 – 19 gennaio 2025

Orari di apertura: lunedì chiuso | dal martedì alla domenica 08.30 – 19.30 (ultima ingresso 18.30) | per aperture straordinarie consultare il sito internet.

In copertina: Yves Klein, Ex voto dedicato a Santa Rita da Cascia (1961)

Redazione Vivo Umbria: