Abbiamo avuto l’opportunità di ascoltarla più volte in Umbria, Giovanna Marini. Storica la sua partecipazione nel 1964 con lo spettacolo “Bella Ciao” al Festival di Spoleto che scatenò scandalo, indignazione e polemiche a non finire, preluduio di una carriera che sarebbe stata densa di impegno civile, culturale e sociale. Sarebbe bello che il Festival di quest’anno le dedicasse un omaggio.
Più recentemete l’Umbria ha avuto modo di apprezzarla più volte grazie ai concerti organizzati da Sergino Piazzoli del suo famoso quartetto, dove con lei sul palco c’erano Patrizia Nasini, Francesca Breschi e Patrizia Bovi, quest’ultima voce straordinaria di Micrologus.
Giovanna Marini aveva 87 anni e si è spenta a Roma, dove era nata. Ha incarnato la musica popolare italiana in maniera totale proprio per la ricerca costante che amava e sapeva tradurre nelle sue composizioni dedite alla valorizzazione e alla riscoperta del canto popolare italiano, diventando un punto di riferimento imprescindibile per intere generazioni di musicisti.
Nata a Roma nel 1937, Giovanna Marini si era formata musicalmente al Conservatorio di Santa Cecilia, perfezionandosi poi con il maestro Andres Segovia. Amante della tradizione orale italiana, ha collaborato con Pier Paolo Pasolini, Italo Calvino e Roberto Leydi.
Importante l’anno 2002 quando con Francesco De Gregori incide l’album Il fischio del vapore, facendo conoscere dopo 40 anni il suo nome al grande pubblico. Memorabili, nel 2005 , le musiche di Le ceneri di Gramsci, sul testo di Paolini, da cui nel 2006 viene tratto il disco. Definita la “Joan Baez italiana”, resta fondamentale per la storia del canto popolare italiano il materiale raccolto in Salento tra il 1960 e gli inizi degli anni Settanta. Quel suo lavoro di ricerca le valse la cattedra di etnomusicologia. Lo scorso anno la sua Bella ciao cantata nel cuore della Garbatella, è stata la colonna sonora del 25 Aprile.