ALTOTEVERE – Maxi-trifole dai boschi dell’Altotevere: la stagione del tartufo bianco si apre all’insegna di qualità super e quantità che fa ben sperare. “L’estate molto calda e asciutta ci aveva dato da pensare che la stagione sarebbe stata mediocre (anzi pessima). Invece le nostre colline in particolare le zone città di Castello, Pietralunga, Montone, Umbertide e Gubbio ci riservano sempre delle sorprese”.
Elisa Ioni, manager di una nota azienda della lavorazione dei tartufi, ribattezzata ‘Lady trifola’ per la passione per la ricerca del prezioso tubero, mostra orgogliosa accanto al proprio compagno, Giuliano Martinelli, le foto eloquenti del ‘bottino’ dell’uscita domenicale, con vanghino in spalla e cane, di alcuni tartufai della zona.
Sono circa 1.192 chilogrammi di tartufo bianco profumatissimo (quattro esemplari bellissimi rispettivamente da 410 grammi, 348 grammi, 252 grammi e 180 grammi) scovati sotto terra. Il prezzo va da 1.500 a 3.000 al chilogrammo in base alla pezzatura.
Qualità perfetta, senza difetti. Pregiato fungo e prodotto di eccellenza il tartufo, intorno al quale a Pietralunga (il paese a tutto tartufo) ruota un’intera filiera, con 400 cavatori su 2mila abitanti e 120 occupati nel settore della trasformazione impiegati in due aziende di dimensioni nazionali. Tubero che si fregia di Denominazione comunale di origine (De.Co) e certificazione Bio, invece, la patata, prodotto tipico del territorio. “Il tartufo – ha dichiarato il sindaco Mirko Ceci – identifica il territorio, per la presenza di tanti cavatori ma anche per l’indotto diretto e indiretto che aziende rappresentano, poi è attrattiva turistica. Da tempo lavoriamo al progetto del Tuber turismo, quindi il tartufo non solo come eccellenza da degustare a tavola ma anche come richiamo per vivere un’esperienza naturale, nei boschi, peraltro molto compatibile con il periodo che stiamo vivendo. Il tartufo è tutto questo e come amministrazione comunale siamo partner di un progetto europeo coordinato dal Cnr e a cui partecipano l’Università degli studi di Perugia e altri atenei a livello internazionale, noi siamo l’unico Comune partner di questo progetto”. Inoltre, Pietralunga fa parte dell’Associazione nazionale Città del tartufo che ha presentato la candidatura Unesco per la ‘Cerca e cavatura del tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali’ come patrimonio immateriale dell’umanità. A dimostrare la forte identità legata al tartufo di Pietralunga sono, certamente, i numeri che questo territorio esprime ma anche, per esempio, la presenza di una ‘pattuglia’ di sole donne cavatrici di tartufo sempre più nutrita, guidata da Elisa Ioni, ‘lady trifola’. “La vocazione tartufigena – ha commentato Giuliano Martinelli – è innegabile. Sono 400 i cavatori su 2mila abitanti e significano anche un numero grandissimo di cani, inseparabili compagni nella cerca. Una grande tradizione che ha portato negli anni alla crescita di due, tre grandi aziende che lavorano il tartufo con più di 120 occupati e un orizzonte internazionale che permette di arrivare in oltre cento paesi nel mondo”. “Il tartufo per Pietralunga è passione, economia – ha aggiunto il sindaco Ceci –, con imprese di livello nazionale che producono decine di milioni di euro fatturato e la percentuale più alta di cavatori in relazione al numero di abitanti, forse a livello nazionale. Andare a tartufi in periodo di Covid credo che sia la cosa più sicura che si possa fare, si va nei boschi da soli con il proprio cane, cosa che faccio io stesso che da sei anni ho preso il patentino da tartufi”.