TERNI – All’ospedale Santa Maria di Terni è nato Lucignolo, un servizio integrato di accoglienza, consulenza e gestione dei giovani in difficoltà psicofisica, nato dalla collaborazione tra la struttura complessa di Pronto soccorso OBI (Osservazione Breve Intensiva) e il servizio di Psicologia ospedaliera, diretti rispettivamente da Giorgio Parisi e David Lazzari. Sensibilizzati dai recenti avvenimenti che hanno coinvolto i giovani del territorio ternano e forti della consolidata esperienza maturata nell’ambito della delicata gestione delle donne vittime di violenza e dell’attuale emergenza Covid-19, i due servizi hanno definito questo progetto di medicina e psicologia di iniziativa che promuove l’ospedale come luogo di trattamento, consulenza ed informazione cui i giovani e in particolare i minori, potendo contare sulla piena riservatezza, possono rivolgersi tranquillamente in situazioni di emergenza o disagio psicofisico acuto.
Il servizio, che vuole implementare ed integrarsi all’interno di una rete di protezione giovanile che coinvolga i principali responsabili della sicurezza dei giovani, si rivolge a minori trattati in pronto soccorso in tutte le situazioni di emergenza/urgenza in cui viene sospettato un disagio psicosociale: intossicazione o abuso di sostanze ed alcol, sospetto disturbo del comportamento alimentare (DCA), sospetto o conclamato gesto autolesionistico, sospetto o conclamato abuso o violenza, sospetta sindrome di Hikikomori.
“E’ importante che la comunità comprenda che il pronto soccorso e il centro d’ascolto psicologico – spiega il dottor Giorgio Parisi – sono spazi di informazione e consulenza affidabili e riservati. I giovani devono sapere che in qualsiasi tipo di difficoltà psicofisica ‘acuta’ si trovino non devono avere paura a rivolgersi a noi. E ci impegneremo a veicolare questo messaggio tramite social, mezzi di informazione, centri di aggregazione, scuole, centri sportivi e oratori. In questo modo siamo anche in sintonia con le linee guida del 2019 per il pronto soccorso, che contemplano nuovi approcci e la collaborazione con la psicologia in diverse situazioni” .
Ispirato a Lucignolo, il compagno di avventure di Pinocchio che aspetta la notte per andare, ignaro delle conseguenze, nel paese dei balocchi dove non c’è scuola, non si studia e non ci sono responsabilità, “il progetto – spiega il dottor David Lazzari – affronta alcuni aspetti e situazioni a rischio della vita giovanile: una falsa interpretazione della realtà, la ricerca di un’alternativa più semplice ma anche illusoria per la risoluzione dei problemi della quotidianità, un falso amico, un falso confidente che suggerisce uno stile di vita fuori dalle righe con una connotazione di trasgressione apparentemente in piena sicurezza. Lucignolo sa spostare le paure e le preoccupazioni di un/a bravo/a scolaro/a, di un/a bravo/a ragazzo/a, in falsi territori di sicurezza e questo determina il viaggio verso il ‘paese dei balocchi’, una situazione che, come scrive Collodi, non incoraggia il miglioramento bensì l’ignoranza, un luogo in grado di amplificare l’incapacità di affrontare i problemi quotidiani perché contestualmente e paradossalmente genera solitudine in mezzo a tanta compagnia”.
La procedura garantisce la massima riservatezza e prevede, oltre alla cura o alla consulenza medica necessaria, l’identificazione del target da parte del pronto soccorso, la proposta di appuntamento ai genitori del ragazzo o ragazza presso il centro d’ascolto psicologico la mattina del primo giorno lavorativo utile o, in ogni caso, il suggerimento ai genitori di confrontarsi con l’ufficio minori della questura laddove gli stessi riferiscano una difficoltà nella gestione del minore. In una sede “senza manette e senza sirene” e in perfetta riservatezza possono essere forniti orientamenti e suggerimenti utili nell’interesse di tutta la famiglia. La compilazione del referto all’autorità giudiziaria va riservata ai casi in cui ricorrano circostanze riferibili a situazioni di disagio personale o familiare tali da legittimare approfondimenti a tutela del minore e della famiglia stessa sotto il profilo sia penale sia civile.
Ovviamente l’obiettivo non è quello di sostituire la rete territoriale, ma quello di garantire un primo intervento – a volte decisivo – con la collaborazione di eventuali altri specialisti ed un primo ascolto psicologico, per poi attivare, qualora ce ne siano le condizioni, la rete dei servizi sul territorio.