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Aldebrano Micheli del Centro Studi Malfatti: "La Fabbrica d'armi di Terni risorsa per la città e l'intera Nazione"

Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’intervento di Aldebrano Micheli, Generale di Brigata  ternano, Heritage manager, ovvero “supervisore delle aree industriali dismesse”,  del Centro Studi “F. M. Malfatti” – Terni, sulla crisi della Fabbrica d’armi, Polo di Mantenimento delle Armi Leggere (PMAL). 
 

Aldebrano Micheli

di Aldebrano Micheli

La Règia Fabbrica d’Armi di Terni, la cui costruzione iniziò nel 1875, si rivelò fin da subito
fondamentale e preziosa per la sua funzione di supporto alle Forze Armate Italiane, allestendo armi moderne e affidabili a prezzi ridottissimi, calmierando in tal modo quel settore di mercato in forte espansione a quel tempo, producendo le parti di ricambio necessarie per il mantenimento del parco armi, con il supporto di una intensa attività di ricerca e studio, allestendo prototipi, modificando sistemi d’arma, supportando le truppe operative con squadre a contatto, organizzando officine di riparazione nelle retrovie in occasione dei conflitti nei quali la nazione è stata coinvolta. Nel suo lungo cammino ha
conosciuto periodi difficili, come quando nei due dopoguerra governi dissennati avrebbero voluto chiuderla.
Lo stabilimento Ternano, unico nel settore industriale della difesa, tratta materiale di armamento per le Forze Armate ed i Corpi Armati dello Stato. In realtà questo materiale è un sottoprodotto di quello che è il primo prodotto di questo stabilimento, un prodotto strategico, di importanza vitale per il popolo italiano, un prodotto per il quale è semplicemente insensato, irresponsabile ed oserei dire da traditori il solo pensare un affidamento in toto all’industria privata, o, peggio ancora, a industrie straniere. Quel prodotto è la sicurezza della Patria, un bene non negoziabile, presupposto della libertà,
altro bene ottenuto con grandi sacrifici e sofferenze fisiche ed economiche, che va difeso a ogni costo.

La Règia è un’importantissima realtà industriale, vanto della città di Terni, fonte di reddito per tante famiglie, preziosa risorsa per la Nazione, grazie anche al costo del lavoro nettamente inferiore a quello dell’industria privata.
In primis i cittadini di Terni devono difendere questa fabbrica, come fecero i loro padri nel 1921 e nel 1946 scendendo in piazza per salvare la loro fabbrica dalla chiusura.
Inoltre si tratta anche di salvare preziosi posti di lavoro, dato che Terni ha perso la gran parte del suo apparato industriale, la Bosco, la Basell, la SIT, non esistono più, la Thyssen sarà presto ceduta ad altra impresa che si terrà una minima parte del personale oggi impiegato, abbiamo inoltre perso la filiale della Banca d’Italia, la USL e la Provincia forse a breve diventeranno un ricordo.
La Fabbrica d’Armi è una realtà industriale che se adeguatamente gestita è in grado di sostenere almeno 1000 famiglie ed aprire prospettive per un indotto consistente e qualificato. Salvare la Fabbrica D’Armi significa salvare una azienda preziosa per l’Italia, essendo l’unica del suo genere, e fermare un processo di desertificazione di Terni, che di questo passo renderà la città un mero riferimento geografico, nota per una popolazione anziana e malata e per i suoi inceneritori.
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http://www.centrostudimalfatti.eu/fabbrica-darmi-terni-proposta-interpellanza-parlamentaregarantirne-la-sopravvivenza/
http://www.centrostudimalfatti.eu/cera-volta-la-regia-fabbrica-darmi-terni-ditalia/
Foto tratta da Umbria On

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