Si vota tra una settimana e che parli di cultura quando non si riesce ad arrivare alla fine del mese e l’autunno che è già arrivato spazzerà via già dal prossimo mese stipendi e pensioni!
Già. Infatti non se ne parla. O perlomeno nessuno affronta la questione come meriterebbe. Magari, proprio per questo, potrebbe politicamente premiare. Tant’è: intanto a parlare sono i numeri che allineati tra il rapporto di Federculture, i dati di Nomisma e l’Osservatorio Impresa Cultura Italia-Confcommercio, disegnano una situazione a dir poco drammatica dai teatri ai cinema, dai musei ai concerti. Si dirà: certo, c’era la pandemia. Ovvio che nel 2022 i dati risulteranno inevitabilmente diversi, vivaddio, ma se si guardano le percentuali del disastro, ci si chiede cosa in realtà siamo riusciti a ricostruire in questi mesi e soprattutto come riusciremo a smaltire l’entità delle macerie che restano. E che all’indomani del voto, comunque, resteranno. Veniamo ai dati.
L’ultimo rapporto di Federculture afferma che tra il 2019 e il 2021 i musei hanno fatto segnare un 72% di partecipazione in meno, il cinema l’81% in meno, il teatro l’85% e i concerti l’82%. Nomisma certifica come 4 italiani su 10 hanno smesso di frequentare la cultura. L’Osservatorio Impresa Cultura Italia-Confcommercio quantifica: contrazione del 47% della spesa media per famiglia.
Dai numeri all’occupazione: Federculture afferma che l’occupazione culturale è diminuita del 6,7% rispetto al 2019. L’Istat ha calcolato che sono 55 mila i posti di lavoro che sono andati persi durante la pandemia.
Che fare? Intanto andiamo al cinema, in quelli che aderiscono alla Festa, con 3,50 euro. Il resto? Si vedrà. Domenica si vota. L’Italia, l’Europa, il mondo è in guerra, saremo tutti più poveri e avremo tanto freddo. E la cultura, evidentemente, scalda solo i cuori.