PERUGIA – Ieri pomeriggio, 19 marzo, si è tenuto l’incontro con Urs Althaus nel contesto del Love Film Festival Winter in collaborazione con il POST. Urs Althaus, ex modello ed attore, ha presentato il suo libro biografico Io, Aristotele, il Negro svizzero. Avete letto bene: ‘negro’ ma, detto dal primo ‘nero’, appunto, ad apparire sulla copertina di GQ, suona provocatorio e rivoluzionario.
A dialogare con lui sono intervenuti Leonardo Varasano, assessore alla Cultura del Comune di Perugia, e Fabio Melelli, critico e professore cinematografico. Urs ripercorre il suo passato, come fa nel libro, dagli inizi di modello a New York, dove è sprofondato nel tunnel della droga per poi risalirne, all’incontro con la regista italiana Lina Wertmüller. Il film con lei non vedrà mai il buio delle sale cinematografiche per complicazioni di produzione, ma l’esperienza d’attore è ormai iniziata. Così si susseguono i titoli, tra film d’autore e commedia popolare, dove appaiono due perle: una della cinematografia nostrana e l’altra di quella mondiale.
“Con L’allenatore nel pallone ho chiuso un cerchio iniziato quando giocavo a pallone da bambino in Svizzera e ho dovuto smettere per un infortunio” racconta Althaus del film diretto da Sergio Martino e con Lino Banfi nel ruolo di Oronzo Canà, allenatore della leggendaria Longobarda, l’armata Brancaleone della Serie A.
De Il nome della rosa resta, invece, l’incontro con i grandi: Sean Connery e F. Murray Abraham. In particolare dell’attore inglese si imprime nella l’immensa aura, la capacità di catalizzare tutta l’attenzione su di sé non appena entrava in una stanza.
Il libro, insomma, rivela il dietro le quinte di una vita straordinaria, tra incontri con grandi personaggi e una storia personale intensa fatta di, come recita l’onestissimo e brechtiano sottotitolo, successi e fallimenti.