PERUGIA – Lì è un mondo altro, dove la materia soprattutto derivante dagli scarti delle nostre esistenze, quel che è diventato superfluo e usato, viene visto da un angolo prospettico nuovo, inedito, per strutturare altre forme, altre idee, altri oggetti, altre visioni. In quel mondo altro creato da Brajo Fuso, l’artista che non smise mai di cercare e di trovare una nuova vita all’inutile, là nel Fuseum, la noia non ha scampo, perché da inutile e perniciosa si trasforma in motivazione: è lo stesso senso che l’associazione Metanoia, vale al dire al di là della noia, riordina in nuove idee e prospettive. Così tra istanze ambientaliste e nuovi linguaggi al Fuseum si sono incontrati gli “innovatori” e gli “sperimentatori”, giovani che a vario titolo provano a esplorare l’immaginario per crearne nuove forme. Coinvolti nell’iniziativa i “fuseonauti” del Post – Museo della scienza, Legambiente, musicisti locali, illustratori, street food, tecnici del settore dello spettacolo altamente specializzati, tutti insieme hanno sperimentato quel che sinora era rimasto impensato: l’incontro tra tecnologia, arte, ambientalismo, musica. Al Fuseum erano dunque in programma laboratori sul riciclo creativo per l’infanzia e le famiglie (tenuti dal Post, Museo della Scienza di Perugia); esposizioni e performance dal vivo di artisti visuali (con illustratori/pittori umbri di rilievo internazionale); musica dal vivo con l’innovativa proposta della creazione di un’illustrazione per ogni band durante il concerto stesso. E ieri sera nella cavea del parco altre idee e nuove visioni hanno rimodulato l’immaginario percorrendo arte e tecnologia in un’orgia di bit che hanno creato l’impensato: Nicolò Arcuti ha messo del suo una summa delle esperienze fin qui percorse: graphic design e musica; Tommaso Donati con i suoi synth ha ampliato la prospettiva in sintonie-distonie ipnotiche e spesso lancinanti di suoni e timbri al di là del già sentito, al di là della noia. Ne è scaturita una performance dove il tratto grafico ha formato figure antropomorfe in paesaggi metropolitani alieni che strutturavano e destrutturavano la scena. Eniac 121 è il titolo della performance dove tutto sembra accadere all’istante, in realtà frutto di una attenta ideazione e articolazione che la rendono unica nel suo genere.