TERNI – Non si è mai arresa, ha continuato a lottare sino alla fine, fino a quando ha dovuto arrendersi di fronte alla morte. Lidia Piccolini Secci, 96 anni, moglie di Torquato scomparso nel 1996, cofondatrice, insieme al marito, dell’associazione dei familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna, era una persona mite e molto dolce, ma decisa a cercare le motivazioni del suo dolore, da dove prese origine il progetto eversivo che minacciò la tenuta democratica delle istituzioni e provocò la terribile strage alla stazione di Bologna datata 2 agosto 1980 in cui rimase vittima anche il figlio Sergio. Sergio aveva appena 24 anni, studente del Dams di Bologna e ragazzo molto vivace intellettualmente con una passione viva soprattutto per il teatro. Lo ricordo, a 40 anni di distanza, curioso nei confronti della progettualità di una nuova occasione di aggregazione per la città di Terni nel segno delle arti, della musica, del jazz, ma anche di tutte le altre forme artistiche come appunto il teatro e la danza. Quel luogo si chiamava Blues Island e rappresentò – seppure per un breve periodo – il topos delle attività culturali ternane. Sergio, appena riusciva a ricavarsi un po’ di tempo per tornare a Terni, libero dai suoi impegni universitari a Bologna, venne spesso a trovarci, incuriosito dall’idea di un luogo di cui Terni sentiva la necessità ed era prodigo di consigli e di attenzioni. Mai stanco di partecipare, di progettare, magari di sognare nuove attività in quel centro nel segno della sperimentazione. Fu solo un breve ma intensissimo periodo quello che fece incrociare la mia strada a quella di Sergio. Lo ricordo come giovane intellettuale che avrebbe potuto fare e dare molto alla comunità, non solo ternana. E soprattutto ricordo il suo impegno civile con il suo sorriso rassicurante e lo sguardo rivolto al futuro. La scomparsa di mamma Lidia in questi giorni riporta alla memoria quel tristissimo giorno in cui Sergio incrociò la morte alla stazione di Bologna. Lei non si arrese mai a una morte senza una motivazione che non fosse altro che l’ordito di una o più menti perverse e folli, quella follia nichilista e assurda, violenta e ispirata all’oscurità dei meandri più bui e spregevoli della mente umana. Addio Lidia. Ti pensiamo stretta al tuo Sergio con il tuo sorriso rassicurante e quel fiore, quella gerbera che indossavi durante le marce a Bologna per invocare la verità su quella inspiegabile strage, sulla morte senza senso di un figlio. Troppo giovane per morire. Troppo colto e arguto per non vivere.