PERUGIA – Lo invitai in redazione, al Corriere dell’Umbria, per parlare di jazz. Il jazz delle origini, quello che rinacque in Italia dopo la guerra e che fu osteggiato dal regime fascista. Quel jazz negli anni immediati del dopoguerra a Perugia si manifestò in tutta la sua carica musicale innovativa con l’Hot Jazz Club. Fu proprio Mazzoletti a fondarlo, solo qualche anno più tardi nacque il Jazz Club Perugia di Carlo Pagnotta. Con Mazzoletti, una ventina di anni fa, parlammo proprio dell’Hot Jazz Club e del jazz delle origini esportato dagli Usa a Perugia. Erano tempi molto diversi e solo una nicchia molto ristretta di appassionati non persero una battuta, un’avanguardia di ascoltatori che posero le basi perché il jazz acquisisse quel ruolo fondamentale che ha avuto e continua ad avere nella storia della musica contemporanea. Con la scomparsa di Adriano Mazzoletti si chiude un’era, quella mediatica tradizionale, che contribuì a rendere popolare questa musica. Il medium principale rimaneva la radio e proprio dalla radio Mazzoletti cominciò a coinvolgere un pubblico sempre più vasto attorno al jazz. Un precursore, quindi, che pose le basi per quella che oggi viene definita convergenza dei media dove si intersecano oltre alla radio e ai canali tivù anche quel complesso mondo composto dal Web. Questo l’addio a Mazzoletti di Umbria Jazz: “La scomparsa di Adriano Mazzoletti è una notizia molto triste. Adriano è stato un grande amico di Umbria Jazz, che ha frequentato fin dalle prime edizioni, ed ha svolto, con Carlo Pagnotta, un ruolo importante con le stagioni del Jazz Club perugino che anticiparono ed in qualche modo ispirarono la nascita del festival.
Mazzoletti è stato un grande professionista della critica jazz. Il suo lavoro nella conoscenza e nella diffusione di questa musica in Italia è stato fondamentale. Una vita, la sua, spesa a rendere il jazz più familiare anche al grande pubblico, con una attività frenetica di giornalista, scrittore, conduttore radiofonico, produttore discografico, promotore di eventi. Se oggi esistono, anche nel nostro paese, manifestazioni di jazz popolari come Umbria Jazz, lo si deve anche al suo lavoro”.