TERNI – In città è tempo di festa. Si torna a celebrare anche dal vivo San Valentino, santo protettore di Terni e di tutti gli innamorati, con varie iniziative. Il Comune fa circolare un cartaceo di dodici pagine che raccoglie gli eventi tra concerti, incontri, proiezioni, mostre – sia laici che religiosi. A pagina due ci sono quelli organizzati direttamente dall’Amministrazione con il patrocinio della Diocesi, che vanno sotto il nome di Valentine Fest #3. La cosa singolare, la prima, è che anche l’Istess, l’Istituto di Studi Storico-Sociali della Diocesi organizza un suo cartellone che si chiama Valentine Fest e che è inserito nell’opuscolo del Comune.
Il fatto che ci siano due Valentine Fest introduce bene quella duplicità che da molti anni aleggia intorno al Santo e che lo inserisce a pieno titolo, in cima alla lista delle occasioni mancate per Terni. Ne parliamo con Andrea Giuli, che fino a pochi mesi fa è stato vicesindaco e assessore alla Cultura.
«Prima di esportare le cose, andrebbero importate. Il problema intorno al Santo è interno, è un Santo molto sentito a ridosso della festa, poi durante il resto dell’anno sembra sparire. Ci vogliono idee e infrastrutture adeguate, sia materiali che immateriali e che ci sia sinergia tra la festa religiosa e quella laica.» Giuli fin dal principio del suo mandato ha voluto tenere insieme le deleghe alla cultura e al turismo, successivamente divise. «Pensavo che si potesse realizzare una città turistica e creativa. C’è da fare un lavoro su menti e cuori che è intergenerazionale.» Eppure le soddisfazioni ci sono state, forse più a posteriori. «Facevo discorsi da matto, ma alcuni ambienti cominciavano a rispondere con entusiasmo. San Valentino avrebbe bisogno di investimenti congiunti dal pubblico e dal privato, di una campagna di promozione formidabile: un’operazione culturale identitaria ma ci vogliono visione, progetto, coraggio e scelte politiche. Bisogna che la città ci creda» Dopo la chiusura dell’Assessorato agli Eventi Valentiniani, che finché è esistito è stato destinatario di cifre importanti, quegli eventi sono passati all’Assessorato alla Cultura, con dotazioni nettamente inferiori. Nel 2019 con Giuli c’è stata la prima Valentine Fest del Comune, dove hanno partecipato autori, filosofi e artisti internazionali, come Mark Kostabi che ha donato una scultura alla città. Anche la seconda edizione andò bene, poi è arrivata la pandemia e nel 2021 gli appuntamenti sono andati tutti online. «In due edizioni il Caos si riempì di ospiti illustri. È stato un tentativo.» Nel 2022, gli appuntamenti tornano in presenza e il nuovo assessore ha deciso di mantenere il nome.
Anche Arnaldo Casali, direttore dell’Istess che a San Valentino ha dedicato ricerche e pubblicazioni, concorda sul fatto che il Santo andrebbe valorizzato tutto l’anno, non solo con gli eventi ma con proposte permanenti, come ad esempio un museo. «San Valentino è un’occasione mancata, perché nessuno ha ancora creduto in questo tesoro nascosto e i motivi sono ideologici. Da un lato ci sono i cattolici che non ci credono perché non vogliono desacralizzare San Valentino, vorrebbero tenere il Santo in uno scrigno a venerarlo; dall’altro la politica, che a prescindere dagli schieramenti, ha sempre avuto l’approccio opposto, evitando di puntarci perché è santo. C’è un complotto contro San Valentino che vede uniti cattolici e anti clericali per farlo restare un santo paesano. Per motivi opposti, nessuno investe su San Valentino come risorsa spirituale, turistica e culturale.»
Tra le novità di quest’anno, l’Istess assegnerà il “Premio San Valentino” che lunedì 14 febbraio sarà conferito a esponenti negli ambiti di letteratura, storia, filosofia, teologia, arte, musica, cinema, comunicazione e carità. «Un premio di San Valentino, che riconosce il lavoro svolto nel nome del Santo» sottolinea Casali. Altra importante novità è il Cammino di San Valentino, che vedrà la luce oggi 13 febbraio e a cui sta lavorando un apposito Comitato Promotore di cui fanno parte sia Giuli che Casali, oltre a esperti del settore, guide escursionistiche e camminatori. Lungo 170 chilometri, il Cammino collegherà diversi luoghi del comprensorio ternano, partendo – e concludendosi – proprio presso la basilica del Santo, e intersecandosi in alcuni tratti con la Via di Francesco. Il Cammino di San Valentino è il terzo, dopo quello dei Protomartiri francescani e dei Borghi Silenti, dell’Umbria Meridionale. Stroncone, i Prati, Marmore, Piediluco, i comuni della Valnerina ternana, Collescipoli, sono alcune delle tappe. La prima, quella odierna, che arriverà fino al Sacro Speco di Narni, è già sold out.
Se la doppia Valentine Fest rimane, Casali auspica una unificazione, nel nome di San Valentino «la vera sfida è cominciare a parlare di San Valentino.» E solleva anche la questione storica legata al Santo. La storia di San Valentino ha molto della leggenda, le notizie intorno al martire sono davvero scarse. Eppure la magia di San Valentino sembra proprio quella di essere diventato un aggregatore di creatività che ha ispirato nei secoli anche massimi autori come Shakespeare e Chaucer. «San Valentino è un po’ come Robin Hood, in continua evoluzione, le leggende che lo riguardano sono nate nei contesti più disparati. Eppure San Valentino è il nostro eroe.» Questo mese su Medioevo, la rivista divulgativa dedicata alla riscoperta del passato, c’è un dossier di 21 pagine dedicato a San Valentino a firma di Casali che precisa che per quel lavoro non ha voluto essere pagato «il mio è stato un atto d’amore verso il Santo.»
Negli anni le campagne di comunicazione legate a San Valentino sono state frammentarie, rispondendo a quella mancanza di visione unitaria che ancora grava sulla festa. A oggi non esiste un marchio che identifichi San Valentino nel mondo ma la creazione di un brand legato al Santo potrebbe essere un passo fondamentale verso quell’esportazione che stenta a partire da Terni. Eppure i tentativi ci sono stati e ci sono. Nel 2013, la Uil di Terni promosse un concorso di pasticceria per la realizzazione di un dolce chiamato Cuore Valentino e l’anno seguente ci fu anche il concorso per il logo. La volontà era di coniugare la prestigiosa tradizione pasticcera ternana con la festa degli innamorati. Logo e dolce sono stati entrambi depositati e la manifestazione che vantava una rete importante di partner, fu un successo.
Quest’anno l’artista Simona Angeletti, ideatrice del brand Lo Zoo di Simona, ha creato il CiccioValentino sfidandosi per trasformare il patrono in un brand. La raggiungiamo al telefono. «Con la pandemia sono cresciuta molto su Instagram e quando parlavo di San Valentino ho scoperto che quasi nessuno sapeva che fosse di Terni. Avevo già creato dei CicciEroi e CiccioValentino si è inserito in quella produzione.» L’affetto che si è scatenato intorno al suo personaggio l’ha sorpresa: «Non mi sarei mai aspettata di essere contattata da così tante persone, in tanti mi chiedono gadget, spille, quadrotti. Avevo timore che questa operazione commerciale venisse demonizzata.» Non solo, ma l’eroe protettore ha creato anche lavoro in linea con la tradizione. Infatti, il collaboratore di Angeletti, Leonardo Calzuoli, per la riduzione in statua del CiccioValentino ha usato la cartapesta, ispirandosi alle tecniche dei maestri maggiaioli.
Tra le manifestazioni cittadine più longeve del periodo valentiniano, c’è Cioccolentino che da 18 anni si svolge nel centro città, proponendo numerosi eventi tra laboratori, show cooking e spettacoli itineranti. Sparsi per il centro – con ancora la pista di pattinaggio di Natale che occupa parte di piazza della Repubblica – ci sono i vari stand che in realtà propongono molto più del cioccolato, con prodotti che vanno oltre la produzione dolciaria. Ancora una volta il focus sembra sfuggire e gli stand sparpagliati, denunciano la mancanza di un’immagine coordinata. Eppure il binomio San Valentino-Cioccolato è talmente ovvio che sembra quasi banale. A Kobe, città gemellata con Terni, nel 1958 fu introdotta la festa con cui ancora oggi le ragazze regalano cioccolato ai ragazzi, non necessariamente ai propri fidanzati. Negli anni, è diventata una tradizione talmente radicata che sembra che la metà della vendita annuale di cioccolato in Giappone, avvenga proprio il 14 febbraio. Fu l’azienda dolciaria Korozoff a dare il via a questa festa, la stessa azienda che quando a metà anni Ottanta scoprì che Terni era il luogo del martirio di San Valentino, si adoperò per stringere quei rapporti che sono poi diventati un patto di amicizia tra Kobe e Terni. E mentre nella città giapponese nel 2013 hanno dedicato una piazza al Santo, a Terni non si è ancora riusciti a realizzare il giardino zen a viale Trento, promesso nel nome di quell’amicizia.
Se la mancanza di una vera campagna di comunicazione sul Santo è evidente, quello che non manca in città sono le luminarie e gli addobbi a tema che percorrono tutte le vie del centro. In diversi punti della città ci sono cuori luminosi, dove spesso c’è la fila di persone che si vogliono fare le foto. L’anno scorso, in questi giorni, in città si erano sollevate polemiche per una citazione sbagliata dalla Divina Commedia. Quest’anno dove nel 2021 c’era quel manifesto, presto sostituito, ce n’è un altro, sempre della stessa agenzia di comunicazione, dove si possono staccare biglietti con frasi d’amore. La citazione stavolta è da Alda Merini. In alto campeggia un “Ti amo.”
Sara Costanzi