LEONESSA – Ne abbiamo parlato abbastanza in questo periodo delle bellezze e peculiarità di questa cittadina e del suo territorio che ricade tra l’alto Lazio e Umbria. Ricordiamo che un tempo, una buona parte del reatino era Umbria e sotto l’aspetto ecclesiastico dipendeva da Spoleto. Non ci resta ora che parlare di un luogo singolare, ameno e pieno di spiritualita’ che vanta la citta’ con il suo Santo, in tutto il mondo: la chiesa di Santa Maria di Loreto e il convento dei cappuccini del XVI secolo. Anche questa volta, le notizie le abbiamo tratte dagli scritti dall’amico e storico di Leonessa Luigi Nicoli. Il complesso monastico si incontra all’incirca un chilometro dalla cittadina, lungo la statale. In origine era una cappella votiva fatta erigere nel 1520 da Cristoforo Gizzi, lungo la strada per Spoleto. Gli eredi nel 1534, alla morte di Cristoforo, pensarono bene di donarla ai frati conventuali i quali a loro volta la cedettero ai Cappuccini della Provincia Umbra. Grazie al medico leonessano, che poi successivamente diventera’ Padre cappuccino Matteo Silvestri, nel 1510-1553, insieme ad altri confratelli edifico’ alcune celle che loro stessi abitarono. Fu così che prese il via il convento dei Cappuccini di Leonessa. Nel 1571 fu ampliata la chiesa come e’ stato scolpito sull’ rchitrave del portale, insieme al trigramma di San Bernardino da Siena. Ora inoltriamoci all’interno della chiesa.
Essa e’ stata edificata con uno stile legato all’ordine Cappuccino, tre cappelle laterali. Preziosi altari lignei con cancellate. Sempre fine XVI secolo, anche i lavori di ampliamento della parte conventuale. “Assistente” ai lavori Eufranio Desideri (San Giuseppe) giovane che andava maturando la sua vocazione, e qui, in futuro dimorera’ spesso. Altro intervento di ampliamento avvenne nel 1515, dove ebbe come padre guardiano Padre Francesco Chiodoli. Il cardinale Francesco Maria Farnese, nel 1651 dono’ al convento, il reliquiario per custodire il cuore di San Giuseppe. Nel 1769 Ferdinando IV con un decreto aggrego’ il convento alla Provincia Cappuccina d’ Abbruzzo. Durante la soppressione napoleonica degli istituti religiosi, in questo convento abitarono 16 frati. La soppressione del 1886 porto’ invece la chiusura della chiesa e i frati cacciati dal convento che passo’ al comune. Le reliquie e il cuore del Santo furono trasferite nel Santuario dove ancora oggi si venerano. La struttura conventuale subì laceranti manomissioni. I frati ritornarono nel 1894, riscattando il convento dal comune grazie all’abile lavorio di padre Mauro Nardi. Il chiostro interno, anche se ha subito varie manomissioni, presenta ancora la sua pavimentazione in pietra locale e mattoni, con la copertura in travi di legno e mattoni del XVI secolo. Presenta ancora il pozzo.
Nella parete di fondo degli edifici interni, un affresco della fine del XVI secolo raffigurante l’Immacolata con San Francesco e Felice da Cantalice eseguito da un frate cappuccino. Il refettorio ancora conserva i tavoli del XVI secolo, tra cui quello dove sedeva San Giuseppe. Al primo piano si può vedere la celletta di San Giuseppe dove e affrescato lo stesso Santo dormiente. La biblioteca de’ munita di alcuni volumi e preziose cinquecentine. Verso a fine degli anni ’70, al convento fu aggiunta una struttura da adibire a ostello. Dal 1964, qui ha sede la redazione della rivista “Leonessa e il suo Santo”.
Tra le varie opere d’arte presenti all’ interno, da menzionare: tabernacolo ligneo dorato e policromo del XVI- XVII secolo, tre tele dipinte da pittori cappuccini di cui: una deposizione firmata dal Cappuccino Francesco Brixiensis XVII-XVIII secolo.
Alcuni graffiti raffiguranti la vita e le gesta di San Giuseppe sono stati realizzati nel 1997 da Padre Ugolino da Belluno.