SCHEGGINO – Di questo ridente castello della Valnerina, famoso in tutto il mondo per il tartufo, ne abbiamo parlato diverse volte con itinerari e curiosita’, le sue frazioni, ambiente e la storia.
La principale attrattiva artistica per i visitatori e’ senza dubbio la chiesa parrocchiale dedicata a San Nicola che si può ammirare al culmine dello scalone, appena si imbocca la via interna per accedere al vecchio castello. Ma prima di immergerci in una dettagliata visita all’interno dell’edificio rinascimentale andiamo a conoscere alcuni personaggi, (nel corso dei secoli) importanti per Scheggino o che hanno dato lustro al territorio.
Due sono i cardinali che ebbero in qualche modo relazioni con esso: Fausto Poli segretario particolare di Papa Urbano VIII e il nipote Monsignor Sisino; cardinale Giovanni Urbani patriarca di Venezia, che nel 1965 prese la cittadinanza del comune. Altri cittadini meritevoli di mensione furono: Don Mattia Angelo Amici, oratore, e arciprete nel 1633, morto nel 1656. Monsignor Giovanni Graziani Arciprete, Vescovo di Todi nel 1883; Michele Amici Archivista della Santa Congregazione dei Riti; monsignor Giacinto Amici Ufficiale della Signatura e avvocato delle cause di beatificazione; Monsignor Domenico Antonio Amici fu vicario dell’ inquisizione morto nel 1771.
Un orefice fu nativo della frazione di Civitella della prima metà del XV secolo, a lui si devono reliquiari e decorazioni di Croci Astili. Prima di varcare i gradini per raggiungere San Nicola, nominiamo altri edifici di culto a Scheggino. La piu’ antica e’ la chiesa di Santa Felicita situata a Colle Pozzano, al cimitero. Edificata prima dell’anno 1000. Qui sono state trovate, sotto la soglia dell’ ingresso, durante alcuni lavori, monete del periodo di Carlo Magno. Altra chiesa, quella di San Silvestro poco distante la torre ma dismessa. La parrocchiale di San Nicola e’ stata edificata attorno al XII secolo, quando il castello si estendeva verso il basso. Dipendeva dalla chiesa madre di Santa Anatolia dove i bambini andavano si portavano a battezzare. Si parla di questa chiesa in un documento del 1210 dove il cardinale Capocci la cede all’abbazia di Sassovivo. Fu nel 1446 che acquistò indipendenza dalla giurisdizione da Santa Anatolia, ebbe il suo Battistero separato e quindi fu Pieve. L’ edificio ebbe delle migliorie e aggiunte architettoniche ad opera della corporazione dei Maestri Lombardi dal 1509 al 1521, (A. Fabbi) abbiamo anche i nomi: Gabriele, Pietro, Giovanni di Mastro Ambrosino di Castel San Pietro di Como e l’ appaltatore dei lavori Benedetto di Ciolo. A loro si deve anche il recupero edilizio di parti delle mura del castello, palazzetti e mura.
La chiesa nel 1572 fu ampliata a tre navate a spese del municipio. Una cappella, quella dedicata a San Giovanni antem Portam Latina era di juspatronato a voto dei locali Molinari dell’olio. I lavori furono eseguiti da Mastro Antonio di Gilberto da Mandise e così proseguirono fino alla fine del XVI secolo diretti da Mastro Tommaso e mastro Battista Angelo da Cremona. I lavori per la posa delle colonne che dividono le navate furono diretti dall’ architetto Giordano Cecili di Spoleto nel 1614. L’ ampio atrio fu inserito nel 1663 con la posa dell’ Agnello Crucifero e il motto: CVRAS HIC ORATVRVS DEPONE. Qui e’ venerata nell’apposito altare della Confraternita, una tela del Rosario firmata da Perino Cesarei del 1595. Altra tela e quella delle Anime Sante e del Suffragio che reca l’ immagine del Parroco Don Mattiangelo Amici mentre spegne con l’ acqua le fiamme del Purgatorio, mentre la Madonna versa il latte. Lo stemma di famiglia e riprodotto sia qui che sull’altare di famiglia dove e sepolto nel 1771 Domenico Antonio Amici: in capo una cometa, nella fascia tre rosette, in campagna una conchiglia sul mare.
L’ altare di Santa Lucia e stato edificato da Giovanni Simone Ottaviani e’ raffigurato su un altra tela di Perino Cesarei, Madonna con i Santi Antonio e Lucia con stemma Ottaviani. Altra tela e’ quella sull’altare di San Giovanni di Guidobaldi Abbadini del 1644 attribuzioni
(Angeli Rota), raffigurante i Santi Nicola, Rocco, Sebastiano, Giuseppe. Ma ciò che più prezioso di questa chiesa sono gli affreschi rinascimentali che adornano l’ abside.
Affreschi del 1526 eseguiti da Giovanni Di Pietro (San Nicola e il Battista) da Giovanni di Girolamo Brunotti (il presepio) ma terminati da Piermarino di Giacomo di Castel San Felice (Incoronazione e la decorazione dell’arco). I dipinti, da documenti dell’ archivio storico comunale costarono 150 fiorini per lo Spagna e Brunotti, mentre 30 per Piermarino. I due personaggi inginocchiati che figurano pastori nell’affresco del Presepio sono lo Spagna e il Brunotti. Insomma una bella carrellata di arte e di storia, tipicita’, tra tele, affreschi, curiosità che solo la Valle del Nera può donare.