SAN GIUSTINO – A San Giustino sono 287 i buoni spesa erogati alle famiglie, per un importo complessivo pari a 64.710 euro, per far fronte all’emergenza economica, conseguenza di quella sanitaria, innescata dal CoVid19. A questo numero vanno aggiunte altre cinquanta domande che sono state elaborate e scartate in quanto non rientranti nelle condizioni previste dall’avviso.
“Tutte le famiglie che hanno presentato domanda nei termini e nei parametri contenuti dall’avviso comunale hanno ottenuto il contributo previsto per i buoni spesa”. A fare il punto sulla situazione dell’andamento e gestione del contributo governativo è l’assessore alle Politiche Sociali del Comune di San Giustino, Andrea Guerrieri.
“Il nostro Comune – prosegue l’assessore – è stato tra i primi ad aver erogato i buoni spesa. Per parte nostra abbiamo dimostrato che le istituzioni più vicine ai cittadini, sanno assumersi le proprie responsabilità. Abbiamo garantito, in tempi certi e veloci, risorse e soluzioni per supportare le famiglie che in questo particolare momento si sono trovate in stato di difficoltà o bisogno. Positivo il lavoro svolto da tutta la struttura amministrativa. In poco tempo siamo infatti riusciti ad individuare un sistema in grado di snellire le procedure burocratiche e garantire la massima trasparenza e concretezza.”
“Detto questo – conclude Guerrieri – siamo purtroppo solo all’inizio, occorreranno tutte le migliori intelligenze locali e non solo per ridisegnare il sistema dei servizi e prospettare un nuovo modello di sviluppo. L’emergenza ci ha chiarito che stato sociale e sanità, non possono che essere funzioni di stato. E’ infatti manifesto a tutti il fallimento del federalismo regionale e delle privatizzazioni. Per quello che può fare il Comune, l’intenzione è quella di intervenire da subito presso Regione e Governo centrale per dare seguito e continuità a risorse che verosimilmente saranno ancora necessarie. Questo perché, aldilà di polemiche di bassa lega, credo che sia davvero impossibile porre fine al nostro confinamento collettivo, o pensare a fasi successive, senza la certezza che le comunità e le famiglie potranno continuare a far conto su risorse destinate alla propria sussistenza alimentare e sul reperimento certo dei dispositivi di sicurezza”.