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A proposito delle celebrazioni di Santa Barbara

FERENTILLO – Alla collegiata di Matterella è la cappella dedicata a Santa Caterina d’Alessandria e altre vergini martiri tra le quali Santa Barbara patrona della artiglieria, dei vigili del fuoco ecc…e ieri, 4 dicembre, ci sono state celebrazioni in ogni dove. A Terni, in mattinata al Duomo, con il vescovo Francesco Antonio Soddu  intensa e partecipata celebrazione eucaristica alla presenza di autorità civili e militari.  Anche lei Barbara, come altre martirizzate dai romani si festeggia la sua gloria in cielo nel 305 d.C. Da sempre Barbara, è considerata, insieme alle altre martiri un baluardo del primo Cristianesimo, esempio di fede e Santità, non a caso è  una figura molto presente in tutti i luoghi di culto. Il popolo ferentillese, devoto commissiona a Jacopo Siculo, nel 1543  alla Collegiata di Matterella il nicchione della navata di destra raffigurante anche lei.

Ma andiamo con ordine. Dal testamento del pittore Giacomo Santoro (detto Jacopo Siculo), redatto in Rieti con i protocolli del Notaio  Peratti de’ Cavalli stipulato il  29 dicembre del 1543, il Santoro vanta di un credito di 8 scudi  nei confronti del rettore dell’ abbadia di Ferentillo un certo  Domenico Florentelli che, come afferma il Brunelli (1908), probabilmente imputato all’ esecuzione di questo affresco: Le Vergini Martiri. Ma andiamo a scoprire e ammirare il fascino di questo dipinto che ha tanta storia e curiosità da mostrare. Il dipinto e’ collocato nella terza nicchia della navata di destra. Le cinque figure di Sante, di tradizione siciliana, sono rappresentate in successione a figura intera e recano tutte l’attributo del proprio martirio: (da sinistra a destra), Lucia con la palma e la patera con gli occhi, Agata la palma e la patera con i seni, Caterina da Alessandria si poggia con la mano destra alla spada e con il braccio sinistro sulla ruota dentata, e la nostra Barbara sorregge una torre merlata, Apollonia con in mano una tenaglia stringente un dente. Vogliamo riproporre di nuovo la genesi del dipinto per dare una informazione completa ed esaustiva.  Ansano Fabbi (1976) afferma: “intensa e dignitosa e’ l’espressione dei volti, dovizioso l’ornato degli abiti eleganti”. Sullo sfondo un paesaggio umbro e, forse, tra le Sante Caterina e Barbara e’ riprodotta la cascata delle “due rocche” con il ponte, situata presso la cittadina di Corleone (nostalgia dell’artista per la sua terra). Nella calotta, al centro, sopra una nube e’ seduto l’ Onnipotente benedicente, sotto una coppia di angeli in volo sorregge un ostensorio. “straordinaria eleganza formale divide la scena terrestre da quella celeste” (A.G.Marchese). L’intradosso dell’arco, decorato con grottesche, reca su una tabella della candelabra di sinistra la data M.D.XXXXIII mentre su quella di destra e’ scritto DEI I OCTOBRIS. La cappella era di iuspatronato della famiglia Cybo con il suo scudo inquartato (A.Fabbi lesse lo stemma 1976): nel primo e quarto l’arma dei Cybo; dal capo alla Croce patente e della campagna alla banda scaccata. Nel terzo dei medici. Fu il Guardabassi che segnalo’ “le cinque meravigliose figure di Sante” ma non attribuisce al Siculo l’opera. Le prime attribuzioni si hanno nel 1908 dal Cavalcaselle e Crowe. Infatti nelle loro relazioni tengono a sottolineare come le figure delle Sante Vergini siano “tutte lunghe e sparute”. Dal Brunelli viene attribuito a Jacopo Siculo. “Queste figure, (afferma Scaturro), in questo affresco, mostrano influssi del Raffaello e de lo Spagna Giovanni di Pietro) insieme. Sarebbero infatti “una limpida prova della prolungata stagione umbra del Siculo” (Bruno Toscano 1964). Sullo sfondo più volte ho citato la presenza della “cascata delle due rocche”, ( e non delle Marmore) con il tradizionale ponte presente da sempre al parco della cittadina siciliana di Corleone. Come ho già avuto modo di dire su questa colonne, “Agli improvvisati scopritori della errata “marina siciliana” vorrei suggerire di documentarsi negli scritti ufficiali e citare sempre le fonti; è sempre una questione di correttezza….. ne vale della stessa credibilità.

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