Ragioniamo sulle quattro serate, dal 16 al 19 settembre, quando a Terni si è respirata un’aria diversa, di musica e ripresa. E’ possibile, dunque, tornare a suonare, è possibile una città costellata di eventi in simultanea e Umbria Jazz Weekend ne è la prova. Il rammarico delle due edizioni passate cancellate causa pandemia ha ceduto finalmente il passo ad una nuova stagione di rinnovo, rendendo finalmente possibile il riallacciarsi alle altre due edizioni di Umbria Jazz di Perugia e Orvieto. Difatti, come da tradizione, l’edizione ternana del festival avrebbe dovuto tenersi in primavera, ma l’emergenza sanitaria ci ha messo lo zampino, per ben due volte. A quanto pare il rinvio a settembre è stato fortunato: l’alta partecipazione agli eventi in programma ha infatti portato benefici a tutti i locali del centro, i quali di riflesso hanno registrato il tutto esaurito.
I locali ospitanti Fat Art Club, Baravai, Pazzaglia, Caffè del Corso, Ecurie, Rendez Vouz, Piazzetta e Mishima hanno indiscutibilmente contribuito alla buona riuscita della manifestazione e la location d’eccezione offerta dalla Cascata delle Marmore, in cui si sono esibiti i Funk Off, è stata palcoscenico di un’esibizione da ricordare, in sintonia con lo spirito generale di Umbria Jazz Weekend 2021.
Quando si parla di intrattenimento, l’equilibrio tra il rispetto delle normative anticovid da un lato e il normale svolgimento delle attività dall’altro è un compito arduo, per il quale ci vuole impegno, professionalità ma soprattutto attenzione. Una missione, quella dei titolari ed organizzatori, protagonisti indiretti di Umbria Jazz Weekend, che fa naturalmente rima con dedizione.
Michelle Fuga del Mishima, ci racconta di come siano stati apprezzati tutti gli sforzi messi in campo, anche per il rispetto delle normative sanitarie: oltre all’attenzione per il distanziamento e l’ingresso con Green Pass, le precauzioni e accortezze prese dallo staff, hanno fatto sì che “i clienti si siano sentiti coccolati e a casa”.
Stefano Amici, titolare di Pazzaglia, conferma il successo delle giornate live: “il bilancio è stato molto positivo, davvero una buona riuscita, in particolare dopo la prima serata, che ha preparato il terreno per il weekend.”
Così è dello stesso parere Andrea Leonardi, titolare di Fat Art Club: “un vero successo, sia per il pubblico sia per la qualità degli artisti invitati” e continua “con Umbria Jazz poi la collaborazione è stata ottima”.
Anche Michelle Fuga del Mishima ci ha parlato della “bella sinergia” è emersa tra i due staff poiché “condire con le proprie forze le collaborazioni porta lustro e nuova clientela”. Sono tutti d’accordo: la collaborazione tra i locali e la Fondazione Umbria Jazz è stata fortunata.
Sulla scia di questo successo, viene allora da chiedersi se settembre sia il mese più propizio per il festival: è dello stesso parere anche la Fondazione UJ, che invita tutti a riflettere, organizzatori e istituzioni comprese, su quale sarà per le prossime edizioni il periodo più adatto durante il quale tenere la rassegna.
E quando viene chiesto ai titolari un parere in merito, nessuno si sbilancia troppo; c’è chi come Roberto Pallotta, titolare del Rendez Vous, ritiene che: “prenotare il ponte di Pasqua porterebbe maggiore pubblico da fuori, che approfitta dei giorni di pausa per spostarsi” e chi come Andrea Leonardi afferma che “la partecipazione a settembre è stata effettivamente migliore, ma non so se il merito sia stato anche solo per la caratura degli artisti”.
Per Stefano Amici di Pazzaglia il successo di questa soluzione estiva ha è dovuta principalmente al fatto che: “gli eventi si presentavano all’aperto e quando la gente passava e vedeva del movimento si fermava volentieri. In più il jazz è un genere musicale molto apprezzato, che coinvolge con piacere e raccoglie facilmente pubblico”. In molti sono a sottolineare come la formula all’aperto degli eventi, grazie al bel tempo, abbia facilitato il tutto.
Per alcuni locali, come nel caso del Mishima, di fatto Umbria Jazz è stata una prima prova importante di ripartenza per la programmazione live, superata tra l’altro a pieni voti, nonostante le ben note difficoltà. Per altri invece, come il Fat Art Club e Rendez Vous, gli appuntamenti live avevano già ripreso in maniera puntuale: “a livello di club siamo ormai una macchina ben rodata e la collaborazione con la Fondazione di Umbria Jazz è stata ottima” ci dice Andrea Leonardi. Al Rendez Vous l’appuntamento con il jazz si rinnoverà di ogni giovedì; Roberto Pallotta chiarisce che “per i primi due anni si è fatto così, poi il Covid ha interrotto tutto”. Il locale ha provato a raccogliere l’eredità del Caffè Bugatti, chiuso a febbraio 2020: “è sempre triste quando un locale chiude ed è impossibile essere felici per sé stessi”.
Quando chiediamo a Michelle Fuga quali siano gli aspetti di questa edizione che si augura possano migliorare in futuro, lei ci risponde che si è fatto poco per la promozione degli eventi in città da parte del Comune: «i meno informati erano i residenti, l’affluenza è stata per la maggioranza di persone fuori regione». Un’organizzazione che, afferma la titolare, ha ancora molto da migliorare. “L’unico appunto che posso fare, e di questo ne parlo anche in qualità di organizzatore di eventi, riguarda la comunicazione sia cartacea, che è arrivata il giorno stesso, sia quella social dove c’è ancora molto da migliorare. A livello istituzionale ci si dovrebbe avvalere di un team più valido” afferma Andrea Leonardi, ed è questo difatti l’unico appunto anche di Stefano Amici: “ciò che mi auguro è che per il futuro venga fatta una promozione maggiore degli eventi, anche solo tenendo a mente il grande successo di questa edizione”.
Una vittoria quella di Umbria Jazz Weekend da più punti di vista, parola degli organizzatori e di chi vi ha partecipato. Oltre ai numeri del grande afflusso di spettatori, qualitativamente parlando, gli artisti che si sono esibiti hanno trovato grande apprezzamento tra il pubblico, anche solo considerando che nei quattro concerti che si sono svolti all’anfiteatro Romano, si è registrata la presenza di circa 1.200 spettatori paganti.
Tra i 90 musicisti previsti, si citano quelli maggiori come il celebre artista giamaicano naturalizzato statunitense Monty Alexander, i due pianisti di fama europea Rita Marcotulli e Dado Moroni, la voce soul di Angela Mosley, il trio jazz di musica gipsy Accordi e Disaccordi, Daniele Scannapieco Quartet, fino ai volti più noti di Sergio Cammariere e dell’applauditissima Fiorella Mannoia accompagnata da Danilo Rea.
Ora gli occhi sono puntati su Orvieto, dove si terrà il prossimo appuntamento con l’Umbria Jazz Winter dal 29 dicembre 2021 al 2 gennaio 2022.