PERUGIA – Una bella mostra da vedere in questi giorni a Perugia è senza dubbio “Il segno di Dottori tra figurazione, Futurismo e Aeropittura 1897 – 1948” aperta fino al 6 gennaio 2023 a Palazzo Capocci Vaiani, corso Vannucci 10, curata da Massimo Duranti, uno dei massimi esperti dell’arte del Futurismo, il più accreditato per quanto riguarda Gerardo Dottori, con Andrea Baffoni.
Duranti, ci spiega il perché di questa mostra?
“L’allestimento presenta una cinquantina di carte fra matite, chine, pastelli, seppie e idromatite, tutte documentate in un catalogo e pone l’attenzione proprio su questo aspetto poco noto della produzione dottoriana in una location del tutto particolare. Non c’è chi a Perugia non conosca Gerardo Dottori e molti hanno in casa una sua litografia, i più fortunati un’idromatita (una specie di acquerello) o addirittura un dipinto, magari ereditato dai nonni che conoscevano il maestro futurista. Altri, pochi in verità, hanno acquistato un Dottori importante in asta o in qualche galleria romana o milanese. Dunque, questo nostro artista, il più grande dopo il Perugino, è noto a tanti per i suoi dipinti, ma era abbastanza sconosciuta la sua vasta produzione di disegni e opere su carta”
Cosa rivela questa produzione ai più sconosciuta?
“Come nasce e si sviluppa il segno caratterizzante le opere di Dottori, rivela fin dagli esordi inconfondibilmente la conoscenza e la padronanza della grammatica e della sintassi espressiva della rappresentazione grafica”.
Parliamo dello spazio espositivo: come mai un antiquario presenta Dottori?
“Intanto, lo spazio, che molti anni fa era meta delle signore perugine alla ricerca di nuovi modelli di pellicce pregiate, ora proibitissime, è magnifico perché si affaccia, a pochi metri, sulle trifore di Palazzo dei Priori. Ma c’è una curiosa coincidenza: quando Dottori era un ragazzino e ancora non era di quei futuristi che avrebbero disprezzato (a parole) tutto quello che era stantio, cominciò ad annusare l’arte proprio da un antiquario, come apprendista commesso, nel negozio di Rocchi in piazza IV novembre, dunque a un tiro di schioppo dall’atelier di Mearini Fine Art che ha voluto fare un omaggio natalizio al futurista perugino. Rocchi, la sera prima di chiudere, gli faceva copiare i gessi antichi che commerciava, lo stesso paziente esercizio che poco dopo avrebbe a lungo praticato ai corsi preparatori dell’Accademia di Belle Arti che si frequentavano dopo le scuole elementari. Ecco perché in mostra ci sono fogli datati negli ultimi anni dell’800”.
Questi disegni di quali altri periodi sono?
“Il disegno Dottori l’ha sempre praticato e la mostra lo certifica. Dopo i gessi e le decorazioni architettoniche scolastiche di due secoli fa, le figure (tanti ritratti della sorella Bianca) e caricature ironiche dei primi due decenni del ‘900, ma seguendo l’evoluzione del suo linguaggio arriva anche nel disegno il Futurismo e i dinamismi, le sintesi e poi le visioni aeropittoriche. Quell’evoluzione del Futurismo che venne definita Aeropittura, della quale Dottori è stato il protagonista assoluto”.
Ci sono delle opere particolari?
“Sicuramente! Una rarissima “parola in libertà “ firmata G.Voglio, lo pseudonimo col quale si firmava durante la Prima Guerra Mondiale, dove dimostra di saper egregiamente usare il nuovo linguaggio rivoluzionario di Marinetti in fatto di scrittura, e sempre degli anni 1916-1917 tre rarissime cartoline postali spedite dal Fronte alla sorella Bianca dove descrive con frasi o poesie e gustose vignette a china scene di vita in guerra”.
In conclusione?
“Direi un’occasione per rileggere Dottori attraverso un linguaggio diverso dalla pittura ma non meno affascinante”.