PASSIGNANO SUL TRASIMENO – A volte per riuscire a capire bene la vita bisogna passare attraverso un dolore che ti toglie tutto. Qui nasce il dilemma. L’uomo per natura non si augura mai di avere un dolore, lo rifugge, di norma lui, il dolore, arriva lo stesso. E allora? O ci rimani sotto o lo sublimi e diventi un’altra persona. Questo è successo Giampietro Ghidini che ieri all‘Auditorium E. Urbani di Passignano sul Trasimeno raccontato la storia del figlio Emanuele che si è gettato nel fiume dopo aver ingerito una pasticca.
A volere questa intensa e partecipata serata è stata l’Amministrazione comunale, insieme ad altre associazioni del Trasimeno, che ha voluto offrire una chiave di lettura diversa per riflettere sui fenomeni sempre più allarmanti della diffusione e dell’uso di sostanze stupefacenti da parte degli adolescenti.
“Sappiamo bene che non basta un incontro o un evento in programma per risolvere l’annoso problema della diffusione delle sostanze stupefacenti e del loro utilizzo – ha detto nel saluto iniziale alla platea il Vicesindaco e Assessore ai Servizi sociali, Paola Cipolloni – non ha una soluzione immediata ma siamo convinti che la testimonianza forte di un padre che si è trovato immerso e sommerso dal problema dell’uso delle sostanze può aiutarci ad aprire gli occhi, a smuovere la nostra coscienza, a rompere l’indifferenza e la rassegnazione”.
La scena si apre con Ghidini con la foto di Ema, Emanuele, alle spalle, seduto su una sedie che, sguardo ben fisso negli occhi di tanti giovani, parla di un modello di società pilotata, veicolata da altri, alla quale dobbiamo ribellarci. “Siamo alla continua ricerca di qualcosa che soddisfi i nostri bisogni, soldi, posizione sociale tutte cose ci aiutano a conquistare la ‘felicità’ momentanea e ad arricchire le multinazionali; e mentre facciamo questo ci allontaniamo dalla serenità. La coscienza ci dice che stiamo sbagliando ma la mettiamo a tacere con tutto quello che può spegnerla, pasticche droga, gioco d’azzardo. “Il 24 novembre del 2013, giorno in cui è morto Ema, l’ho visto, il pomeriggio era serio, imbronciato: “Ema è tanto che non parliamo, dobbiamo parlare…ma io ho un appuntamento ora non posso altrimenti faccio tardi, ma… dobbiamo parlare”.
Io sono arrivato puntualissimo all’appuntamento, Ema quella notte si è buttato nel fiume dopo aver ingerito una pasticca”.
Dopo la morte di Ema, papà Gianpietro con la sua famiglia ha passato giorni terribili. “Dovete avere il coraggio di dire NO quando vi propongono quelle schifezze, e se succede qualcosa di grave chiamate i vostri genitori, non abbiate paura dei loro rimproveri; qualsiasi cosa accada loro ci sono sempre”. Tante parole, tanti messaggi il carisma di un uomo Giampietro Ghidini che ha deciso di convogliare queste energie e dedicare la sua vita ai giovani e alla loro crescita, promettendo a suo figlio, rivisto in sogno, che avrebbe portato ovunque la sua storia.