GUBBIO – Macchiaioli. Un movimento non sempre e del tutto adeguatamente considerato e valutato per i suoi contenuti innovatori, per certi aspetti rivoluzionari, che sono centrali rispetto a un periodo storico pieno di fermenti ed esteso in tutta Europa.
Ci penserà Gubbio a riproporre all’attenzione del pubblico queste affascinanti tematiche storiche, culturali e artistiche con la mostra “I Macchiaioli e la pittura en plein air tra Francia e Italia” ospitata alle Logge dei Tiratori che verrà inaugurata il 3 novembre e sarà visitabile dal giorno dopo e fino al 3 marzo 2024.
Oltre ottanta le opere che compongono l’allestimento suddivise in cinque sezioni in cui campeggiano i lavori dei grandi protagonisti italiano di questo movimento da Signorini a Fattori, da Abbati a Lega, da Cabianca a Sernesi che in maniera stimolanti sono posti in una sorta di dialogo immaginario ma concreto con i rappresentanti della Scuola di Barbizon: quali Corot, Daubigny, Troyon, Rousseau.
Curatrice dell’allestimento è Simona Bartolena, ricercatrice e storica dell’arte che ha pubblicato numerosi testi e curato importanti esposizioni in particolar modo legati proprio alla scena artistica dell’Ottocento e del Novecento.
Grazie a lei “entriamo” nella filosofia espositiva e nei contenuti della mostra di Gubbio.
-Cosa intendiamo per macchiaioli?
Uno dei movimenti più importanti e celebri della scena culturale italiana nella seconda metà dell’Ottocento.
Ha proposto ricerche pittoriche d’avanguardia che per molti aspetti hanno anticipato l’impressionismo francese.
– La filosofia con cui è stata impostata la mostra?
Rendere evidenti i contenuti della rivoluzione macchiaiola all’interno di un contesto europeo e in particolare i rapporti con la Francia, focalizzandosi sulle novità tecniche che i padri dell’arte en plein air hanno sviluppato sul tema del paesaggio e della pittura di genere”.
– Qual è il percorso dell’allestimento?
<Suddiviso in cinque sezioni che indagano i protagonisti e l’evoluzione di questo movimento fondamentale per la pittura moderna italiana: dalla nascita della pittura en plein air all’eredità artistica della macchia, movimento che prese forma intorno ai tavoli del Caffè Michelangelo di Firenze”.
– Quante sono le opere in mostra?
Sono oltre ottanta.
– Come è avvenuta la selezione e qual è la lro particolarità?
Le opere provengono, oltre che da alcune istituzioni pubbliche, per lo più da collezione private e proprio qui sta la loro particolarità, dal momento che sono difficilmente visibili al pubblico. La mostra di Gubbio diventa, infatti, l’occasione imperdibile per poterle ammirare in modo esclusivo.
– Cosa deve attendersi il visitatore?
Un’immersione.
– In che senso?
Nel senso di una penetrazione totale di un momento storico e culturale molto vivace, da cui emergeranno i fermenti di rivolta di questi nuovi pittori, insieme alle loro forti personalità artistiche e umane.
– Con particolare riferimento al movimento italiano…
La scena artistica francese del XIX secolo è nota e rappresentata nelle grandi mostre. L’Ottocento italiano, invece, è ancora poco raccontato.
Proprio per questo motivo produce ancora numerosi motivi di interesse, sorprendendo per la sua complessità e per la straordinaria qualità degli artisti.
– La particolarità di questa espressione di italianità in che consiste?
Chi verrà a Gubbio assisterà a una sorta di narrazione storica molto suggestiva perché farà rivivere un ventennio d’oro dell’arte italiana, tra l’esperienza a Barbizon e le gustose caricature realizzate al Cafè Michelangelo, tra scene nei campi e un pomeriggio a Montemurlo.
– Entriamo nel dettaglio delle opere in mostra?
Certamente: si tratta di tele di piccole dimensioni, adatte ad essere trasportate en plein air, dipinte utilizzando in più di un’occasione anche supporti improvvisati che determinano a loro volta una vera e propria aneddotica.
– Un esempio curioso?
Lo splendido quadro di Giovanni Fattori dipinto dietro il coperchio di una scatola per sigari.
Del resto il clima in cui nasce la macchia era goliardico, fatto di amici e personaggi.
Le stesse opere che sembrano piccoli studi, come appena abbozzati, e hanno tutto il sapore di quadri realizzati al volo, appunto dal vero. Il visitatore, poi, è accompagnato da citazioni, racconti, elementi biografici e spiegazioni tecniche sui personaggi di tutta Italia che si incontravano a Firenze e trovano proprio qui spunto per la loro piccola rivoluzione”.
– Che ruolo ha avuto Firenze?
Nella seconda metà dell’Ottocento è una delle capitali culturali più attive in Europa e diventa ben presto punto di riferimento per molti intellettuali provenienti da tutta Italia.
– La mostra dedica attenzione al rapporto con la Scuola di Barbizon…
E’ fondamentale nella nascita della pittura di paesaggio en plein air. Per questo, oltre a capolavori dei principali esponenti del movimento macchiaiolo, sono esposte opere realizzate da artisti quali Corot, Daubigny, Troyon, Rousseau, ma anche degli italiani Giuseppe e Filippo Palizzi, proprio per esplorare il tema del paesaggio e della scena all’aria aperta prima della nascita dell’impressionismo. Questo racconto proseguirà poi con opere firmate da artisti quali Telemaco Signorini, Giovanni Fattori, Giuseppe Abbati, Silvestro Lega, Vincenzo Cabianca, Raffaello Sernesi.
Bene, a questo punto terminata l’intervista e ringraziata Simona Bartolena per la sua chiarezza e disponibilità, non resta che dare gli orari: dal lunedì al venerdì dall 10 alle 13 e dalle 14.30 alle 19.30. Sabato e domenica dalle 10 alle 20.