SANT’ANATOLIA DI NARCO – Gavelli (clavelli) un gioiello di castello dell’alta montagna, umbra, ora ammantato di neve, addormentato tra i monti Coscerno e Civitella. Un luogo strategico e di controllo di vie montane a cavallo tra tre regioni: Lazio, Abruzzo e Marche. Fu fin dall’antichità, soggetto alla citta’ di Spoleto seguendo sempre le vicende e accadimenti sin dall’antico ducato longobardo. Il paese si presenta con tutta la sua originalità, anche se lo spopolamento si fa notare sopratutto in periodi come questo, mentre in estate si ripopola di turisti ma anche di locali che ritornano al paesello natio per le ferie estive per godersi la frescura e l’aria pura. Localita’ climatica, si trova a 1.152 slm. Molte sono le cappelle ricche di dipinti, da visitare, sparse un po’ ovunque fuori e dentro il paese.
La parrocchiale di San Michele Arcangelo dove sul portale e scritto: MICHAELIS TEMPLUM IN EO DEVS ADVENI 1587. Interno, copertura a capriata; il Battistero in pietra del XVI reca scolpito la Vergine, il Cristo Risorto e gli Apostoli. Sulla parete di sinistra si aprono quattro nicchioni: nel primo un affresco della scuola dello Spagna dove sulla calotta e’ raffigurata la Vergine col Bambino tra teste cherubiche e angeli adoranti; nel tamburo, sullo sfondo, un paesaggio umbro, vi sono riorodotti in preghiera i Santi Antonio da Padova, Francesco e Gerolamo con il leone accanto. L’ opera e stata terminata dal discepolo dello Spagna Giovanni di Girolamo Brunotti. Nel secondo nicchione: nella lunetta la Pieta’ con i simboli della passione, al centro la Croce, a seguire la colonna con flagelli, la canna con spugna, la lancia la scala e il volto del soldato che sputa; segue San Pietro con l’ancella che lo tenta, le mani di Pilato che si lavano, la mano di Giuda con i danari. A destra il gallo, mano con il pugnale che taglia l’orecchio sanguinante, il corno, il secchiello, la lanterna, tenaglie e martello.
Nel tamburo cinque figure di Santi: Leonardo, Agostino, Bernardino da Siena, antonio Abate, Sebastiano tutti con il simbolo del loro martirio. Sul lato sinistro del nicchione San Biagio. In alto lo stemma della famiglia Colangeli. Sul pilastro destro la Vergine Lauretana e altre figure di Santi come un San Sebastiano sempre dello Spagna. Nel terzo nicchione troviamo: nel catino l’Eterno Benedicente tra due angeli adoranti; nel tamburo la Madonna seduta in trono col Bambino, a sinistra San Macario, segue San Giacomo. A destra San Filippo e un altro Santo. Sotto la figura della Madonna si legge la data A. SALUTIS M.D.V. MENS. OCTOBTIS. Queste figure, di stile Abruzzese, assai diverse dai precedenti, sono più vicine alla mano di Nicolo’ Filotesio, mentre, altri critici, attribuiscono all’eugubino “Petto” attivo dal 1460. Nel quarto nicchione i dipinti sono di Giovanni di Pietro detto Lo Spagna e del suo allievo Giovanni di Girolamo. La parte più interessante sono i dipinti che occupano tutta l’abside con Vergine e Bambino, Angeli, Santi, con le storie di San Michele Arcangelo sul Gargano 1518. Nel finto pilastro di destra si legge: IOHANNE HYSPANO PENTORE MDXVIII. Insomma una chiesa di un piccolo paese però preziosissima di opere d’arte commissionate ad un artista in voga all’epoca come lo Spagna. In particolare l’affresco che rievoca la leggenda del Gargano e’ di grande importanza sopratutto perche’ attesta, e da vanto, alle origini longobarde del territorio.