FOLIGNO – Mentre suonavano gli strumenti, la Vergine Cecilia cantava nel suo cuore soltanto per il Signore, dicendo: “Signore, il mio cuore e il mio corpo siano immacolati affinché io non sia confusa”; questo il passaggio, tratto dal testo letterario Passio Sanctae Caeciliae, che suggella il legame della martire romana con la musica. Celebrata il 22 novembre, giorno della sua morte, Santa Cecilia è famosa per essere la protettrice di cantanti, musicisti e cantori. Nonostante sia venerata ogni anno da dilettanti e professionisti attraverso numerosi concerti di musica vocale e strumentale, pochi conoscono la sua vita.
Santa Cecilia, vergine e martire, nacque nel II secolo a Roma, in una nobile famiglia che la educò con agio e sapienza. In segreto divenne cristiana, distaccandosi progressivamente dalle ricchezze terrene. Destinata a sposarsi, durante le festività del matrimonio, mentre tutti intonavano inni pagani, Cecilia cantava nel suo cuore un inno di amore al suo vero sposo, Gesù Cristo. Dopo le nozze Cecilia rivelò al marito Valeriano che il suo cuore era consacrato a Cristo e che un angelo la proteggeva. Per amore di Cecilia, Valeriano decise di convertirsi, e, una volta battezzato da Papa Urbano I, vide l’angelo con due corone di rose e gigli, simbolo della purezza e della fede incrollabile di Cecilia. Poco dopo anche suo fratello Tiburzio abbracciò la fede cristiana, ma presto, per ordine del prefetto Almachio, vennero decapitati, mentre Cecilia fu condannata a morire per asfissia in un calidario. Scampata miracolosamente alla pena, fu condannata alla decapitazione; nonostante i colpi inferti, visse altri tre giorni, confortando i suoi fedeli e pregando incessantemente. Alla fine, spirò serenamente, dopo aver donato i suoi beni ai poveri e la sua casa al Papa Urbano I per trasformarla in chiesa.
Domenica 24 novembre la Schola cantorum Santa Cecilia, corale della cattedrale di Foligno, ha festeggiato la patrona della musica raccontando la sua storia, attraverso un Oratorio in cui suoni, parole e canti hanno ripercorso la vita e il martirio della Santa. Diretto dal maestro Antonio Barbi, il coro, con il tenore solista Pierluigi Simeoni, e accompagnato all’organo da Luca Agneletti, ha eseguito brani tratti dal repertorio barocco bachiano fino a quello del Novecento con Nino Rota e contemporaneo con i brani di Pierangelo Sequeri e Marco Frisina. Il testo, scritto da Antonino Governale, è stato letto da voci narranti della Compagnia teatrale Innuendo. In attesa dell’imminente riapertura della cattedrale di San Feliciano, danneggiata dal terremoto del 2016, gli artisti si sono esibiti presso il Santuario della Madonna del Pianto; l’intensa interpretazione ha permesso al caloroso pubblico di conoscere le tappe fondamentali della vita di Santa Cecilia attraverso una narrazione chiara e un contributo musicale evocativo ben eseguito. Un omaggio di profonda spiritualità costruito sapientemente tra testi e musica, una storia raccontata con sensibilità e cura dagli attori dell’accademia folignate e dalle voci del coro, preparate con passione da anni dal M° Barbi. La Santa tanto amata, conosciuta principalmente grazie ai capolavori artistici che la ritraggono, fa mostra di sé e viene onorata con un’opera delicata, ispirata e commovente.