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A Foligno incontro sul tema delle religioni delle antiche civiltà e sul rapporto tra uomo e stelle

FOLIGNO – Organizzata dall’associazione Scienza e solidarietà, si svolgerà sabato 21 settembre alle ore 18,30 al City Hotel in via Massimo Arcamone 16 a Foligno, la conferenza dell’archeologa Francesca Pontani dal titolo “Dalla Mesopotamia all’Egitto: tre religioni, tre destini. Enki, Osiride, Yahvè” sul tema delle religioni e della relazione uomo e cielo nelle civiltà scomparse. Ecco alcune riflessioni introduttive dell’archeologa sul tema dell’incontro folignate.

Le antiche religioni

Comunque la si definisca, una religione si configura in ogni caso come una realtà storica, e storicamente condizionata.
Può darsi che la storia non ne esaurisca la “sostanza”, certo è però che soltanto nella storia e mediante la storia una religione conosce la sua genesi, vive il suo divenire, va incontro, nel caso, al suo compimento.
Tradizioni religiose che trasmettono, conservano un determinato patrimonio di credenze e pratiche, nel contempo ricreandolo e adattandolo al mutare delle esigenze interne, e delle sfide esterne.

Perché studiare la storia religiosa dell’umanità? 

«E’ la necessità di ritornare a pensare, nell’attuale situazione culturale, il destino religioso dell’umanità per comprendere sempre più a fondo il passato, ma anche per comprendere meglio un presente enigmatico e sfuggente» Giovanni Filoramo, Le religioni antiche, 1994

 
Uno degli effetti più perverso del predominio esercitato dal paradigma della secolarizzazione va individuato in un disinteresse diffuso per il fenomeno religioso, percepito come “sopravvivenza” di un passato ormai senza rapporto col presente.
La rottura di questo cordone ombelicale col passato ha esercitato effetti deleteri sulla consapevolezza e sull’interpretazione dell’importanza che le religioni non solo hanno rivestito, ma continuano a rivestire.
Cercare di riconquistare questa consapevolezza, recuperare questo legame con un passato, che continua a gettare la sua ombra vitale sul presente, anche là dove esso può apparire lontano e irrimediabilmente trascorso, appare un compito irrinunciabile.

Piramidi, stelle, megaliti. Un enigma dal passato

Il mondo è inoltre disseminato di piramidi, templi megalitici ed altri manufatti enigmatici ed enormi che, quasi come schegge fuori dal tempo, stanno a ricordarci che nei tempi e nei luoghi più disparati sono esistite civiltà arcaiche che avevano la volontàl’intelligenza e le capacità necessarie a realizzarli.
Spesso si viene colti da dubbi, perplessità su come tutto ciò fu portato a termine soprattutto su quali furono le reali motivazioni che spinsero i costruttori a sforzi di incredibile tenacia e anche alla perfezione.

Il cielo e le stelle

La scienza del passato, l’archeologia, forse è già in possesso di molte delle risposte, molte le tracce lasciate dai costruttori.
Ne emerge un numero impressionante di indizi che nel loro insieme sembrano indicare come una delle strade, ancora sostanzialmente tutta da percorrere,
per capire la volontà tenace e la profondità del pensiero dei popoli arcaici risieda
nella bellezza del loro rapporto, per noi oggi terribilmente lontano e quasi insondabile,
con il cielo e con le stelle.
Di fronte a molte di queste vestigia si rimane quasi interdetti dalla profondità del pensiero e dalla maestria di chi le realizzò, e numerose domande sorgono spontanee.
Bisognerebbe imparare a rispettare un po’ di più chi è nato, è vissuto, ha pensato, nel silenzio della notte e nel buio coperto da cieli stellati, tanti anni prima che la laboriosa civiltà del rumore e della luce artificiale prendesse il sopravvento.
Se vogliamo capire qualcosa di più sulla realizzazione e lo scopo dei tanti monumenti del passato è fondamentale cercare di conoscere quale fu il rapporto dei nostri predecessori con il cielo.

Partecipare alle attività del cosmo 

Noi moderni, mediamente, non abbiamo alcun rapporto con il cielo.
Per noi vedere nel cielo centinaia di stelle… vuol dire che siamo in vacanza, ai tropici, su una spiaggia solitaria.
Da noi l’inquinamento luminoso impedisce ogni contatto con il cielo stellato. Certo la scoperta dell’elettricità ha contribuito enormemente ai cambiamenti culturali e tecnologici, alle abitudini, alle relazioni con gli altri. Contemporaneamente però il rapporto col cielo si è affievolito: è come se l’attenzione sia stata definitivamente spostata sulla terra rendendo meno invadente tutto ciò che accade sopra di noi.
Di pari passo lo studio del cosmo è divenuta prerogativa di specialisti.
Un tempo, non era così. No. Un tempo non era affatto così.
Provate ad immaginare come il mondo, al crepuscolo, si presentava diverso: grandi distese di terra buia, scuri orizzonti sugli oceani, neri profili di montagne, lambiti nelle notti limpide da un cielo meravigliosamente stellato. Il tutto era accompagnato da un’altra cosa che non conosciamo quasi più: il silenzio.

Mi domando

Mi domando se esista qualche possibilità reale di capire le radici di una volontà di durare nel tempo, in eterno, di lasciare schegge fuori dal tempo, testimoni della propria realtà di uomini che vissero, pensarono, morirono in un passato che è per noi, di fatto, terribilmente remoto.
Mi domando inoltre se esista qualche possibilità di capire perché tale «volontà fredda che non passa» si sia espressa sempre, in luoghi, modi e tempi lontanissimi tra di loro, con una monumentalità esasperata, una forsennata, maniacale e millimetrica grandiosità che è per noi, di fatto, quasi inconcepibile.
Di tutti questi monumenti, queste schegge, nessuno ha mai colpito l’immaginazione e sfidato l’intelligenza come la grandi piramidi d’Egitto.
Una strada possibile per cercare di capire qualcosa di più sulla realizzazione e lo scopo delle piramidi, e di tanti altri monumenti, sembra passare da una comprensione più profonda del rapporto che gli antichi avevano con il cielo e le stelle …
 

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