Cerca
Close this search box.

A Collestatte tavola di Lattanzio di Niccolò Liberatore e affreschi di Giovanni di Girolamo Brunotti

COLLESTATTE – Castelli della Valnerina ternana che hanno perso la loro municipalita’ da diversi anni, ma ancora vivi e palpitanti con i loro simboli di epoche gloriose, palazzetti, abbazie, chiese e cappelle padronali. Collestatte e’ uno di questi castelli abbarbicati sulle colline attorno alla conca ternana, di fronte alla superba cascata delle Marmore e al castello di Torreorsina. Una storia affascinante legata sempre alle vicende spoletine. Un castello di confine con la città di Terni e di comunità longobarde che furono subito assorbite nell’orbita spoletina.
Sia Federico II nel 1241 che Rainerio Capocci ne confermarono il possesso al comune. Con il privilegio del Cardinale Rettore del 1247 si attesta: CONCEDIMUS DICTO COMMUNI SPOLETI ABBATIAM DE FERENTILLO ET CASTRUM COLLESTACTI PROUT OLIM HABUERUNT ET TENUERUNT ANTEQUAM ESSET CONCESSA TERRA ABBATIE ECCLESIE ROMANE. Il Minervio aggiunge: ANNO DOMINI 1270 COLLIS STACTIUM SPOLETINIS SE DEDIT. Collestatte annovera due edifici religiosi degni di far conoscere e apprezzare. Nel centro del paese con il suo alto campanile quadrato, cella campanaria con armoniose campane (che si suonano ancora alla vecchia maniera dai campanari) si erge la chiesa di San Pietro, la parrocchiale,dove al suo interno si possono ammirare alcune opere d’arte: tavola con Crocefisso con la Madonna  Addolorata, San Giovanni Evangelista, ai piedi della croce la Maddalena e San Francesco, con la data  ANNO IUBILEI MD. Il dipinto ricorda le opere dell’ Alunno (assomiglianza con la tavola alla pinacoteca di Terni e quella a Montefalco); probabile opera di Lattanzio di Niccolo’ Liberatore.
Ma c’è un altra chiesa che interessa in modo particolare nel territorio collestattiano poco distante, sulla collina, l’antica Abbazia di San Liberatore nell’omonima frazione. In origine la chiesa era una abbazia benedettina successivamente di proprietà della famiglia Manassei di Terni. L’ origine della chiesa si fa risalire al XIV secolo. Nel XVI secolo fu ingrandita e l’antica torre di vedetta fu trasformata in campanile. Interno a due absidi, in quella di destra, nel catino e dipinto l’Eterno Padre benedicente in una mandorla di teste cherubiche, angeli adoranti e due musici con mandola e violoncello. Nel tamburo absidale, la Madonna col Bambino su un profilo di architetture composte da archi e pilastri. Ai lati sono figurati quattro Santi:  (a sinistra) Giovanni Battista, Elena; (a destra) Pietro e Rocco. Il dipinto e databile attorno al 1530 essendo opera della scuola dello Spagna e del suo allievo Giovanni di Girolamo Brunotti di Spoleto. Nell’abside di sinistra, invece, e’ riprodotta la nativita’ opera del XVII secolo. Struttura interna particolare spartita da alcuni pilastri e colonne. Anche qui decorazioni con stucchi decorati e statue di Santi in due nicchie. In controfacciata incastonati alla parete frammenti di epigrafe romane e un sarcofago recante un rilievo di un magistrato togato su nicchia aperta da colonnine. Il pezzo e databile al III sec. d.C. Vi si accede all edificio per una porta laterale aperta successivamente alla edificazione, inquanto, in origine si accedeva verso est con due accessi separati. Nel retro della chiesa alcuni locali dell ex monastero oggi usati per attività sociali.

Articoli correlati

Commenti