PERUGIA – Hanno attraversato quasi un secolo di storia dedite alla preghiera e alla contemplazione all’interno del Monastero di S. Lucia delle sorelle clarisse, a Città della Pieve.
Queste sorelle, che tra il 1930 e il 1937 entrarono in 25, con la loro fedeltà silenziosa e tenace hanno attraversato quasi un secolo di storia: testimoni dei duri anni della guerra, in cui il monastero divenne punto di riferimento per tante persone che vi trovavano conforto e condivisione dei pochi beni a disposizione; dell’epoca del dopoguerra, segnata anche in monastero dalla ricostruzione, a costo di tanti sacrifici; del tempo del Concilio Vaticano II, che portò rinnovamento e qualche cambiamento anche nella vita monastica; degli anni successivi in cui ebbero la gioia di vedere fiorire nuovamente la comunità con l’arrivo delle vocazioni per cui tanto avevano pregato.
Ancora oggi in questo scrigno di fede e di vita in Cristo, posto nel cuore dell’Italia, confluiscono sorelle da ogni parte d’Italia, e non solo: attualmente c’è una sorella romena, un’inglese e una polacca, in una ricchezza di accenti e di esperienze che non dividono, ma, al contrario, creano uno stupendo amalgama.
Tornando alle ultracentenarie, di suor Giuseppa resta viva l’immagine di lei sempre presente in sacrestia, intenta a stirare i paramenti sacri con una precisione insuperata, oppure in chiostro a coltivare con passione i fiori che poi avrebbero ornato l’altare. Qualcuno dei pievesi ricorda ancora la cortesia di suor Maria Lilia in portineria, o conserva tra la dote della nonna qualcuno degli splendidi ricami che hanno riempito case e soprattutto chiese. E forse più di qualcuno tra gli anziani non dimentica suor Maria Eletta, che per quasi 40 anni è stata alla guida della comunità ora come abbadessa ora come vicaria. Rimane incalcolabile la quantità di biscotti fatti in casa che con un largo sorriso accogliente offriva generosamente a chiunque arrivasse al monastero.
Suor Giuseppa, suor Maria Eletta e suor Maria Lilia, pur non prendendo più parte attivamente alla liturgia e ai vari momenti della vita monastica, sono tuttavia sempre “sintonizzate” con le altre sorelle sulla stessa lunghezza d’onda della preghiera e dell’offerta di vita: dimorano in infermeria, una zona protetta del monastero, un nido di cure e di attenzioni, amorevolmente accudite da tre sorelle infermiere che si alternano settimanalmente; e per tutte le altre è una gioia e una santa abitudine andarle a visitare di frequente, soprattutto la domenica.
Le tre sorelle centenarie sono insomma la memoria storica del monastero: le loro giaculatorie, le frasi della Scrittura, i canti soprattutto mariani, rimasti impressi nel loro cuore, oltre che nella loro mente, vengono ascoltati e conservati dalle altre sorelle come un tesoro prezioso, un’eredità che va custodita con cura e trasmessa, se possibile, alle generazioni di monache che verranno.