A me l’idea che si metta in teatro l’attualità politica, evidentemente per l’autore “tragica”, con riferimenti storico-letterari ha molto interessato. In poche parole si tratta dello spettacolo tratto dal racconto di Nicola Mariuccini “L’esodo – Elettra Peppicelli emigrata in casa” con Caterina Fiocchetti che ne è stata regista e interprete.
I rifermenti, con gli opportuni straniamenti letterari, sono legati al ribaltone politico che ha stravolto la quotidianità rossa in cui per decenni ha vissuto Umbertide, città in cui Mariuccini è nato. Lo spettacolo è andato in scena al Teatro dei Riuniti di Umbertide lo scorso 29 febbraio. Con il Coravirus incombente, non ho avuto l’opportunità di vedere la messinscena che, peraltro, non ha potuto nemmeno replicare in altri teatri. Ho chiesto così all’autore e, suo tramite, alla regista e interprete Caterina Fiocchetti, di dare ai lettori di Vivo Umbra una loro lettura di quanto è andato in scena. Ecco cosa ne è venuto fuori.
di Nicola Mariuccini
Un testo scritto per un evento del Corciano Festival, che aveva come tema lo sradicamento, è diventato, a parti ribaltate, una metafora della caduta della sinistra in Umbria a partire da quella di Umbertide, roccaforte rossa che mi ha dato i natali.
Elettra è una donna molto legata alla cultura pacifista, solidale e libertaria, è una vera e propria trascinatrice onnipresente in ogni luogo dove c’è un diritto violato per cui manifestare impegno sociale e politico. Dopo la sconfitta entra in un tunnel ossessivo e perde la ragione, crede di essere in Grecia, in esilio volontario, dove prepara la resistenza traducendo le poesie di Seferis, uno dei grandi poeti del ‘900, vincitore di un Nobel nel 1963 e uomo simbolo, insieme a Theodorakis, dell’antagonismo greco nei confronti della cruenta Giunta dei colonnelli. Nel riferimento alla Grecia e alla vicenda di Elettra, evocata nel racconto con riguardo al significato che si evince dalla versione di Eschilo, molto attento alla dimensione del riconoscimento del fratello Oreste e dunque ispirato alla fratellanza, la sinistra viene portata a ritroso nel tempo alla ricerca dei suoi valori originari, forse mitizzati e ritenuti senza tempo. In realtà Elettra non è in Grecia ma, forse come in un racconto di Sartre, si è chiusa nella sua camera, con le sue idee, quasi a voler ribaltare il concetto di emigrante: “Se tutta una città cambia modo di pensare, di agire, di comportarsi gli emigrati sono loro, non certo io che sono rimasta quella che ero.”
Protagonista allora diviene il pensiero delirante provocato dalla non accettazione degli eventi; è la voce di Elettra che si fa cronista del suo momento presente e dello scontro con Camilla, giovane donna che irrompe in casa sua cercando di rimetterla in contatto con la realtà. L’incontro/scontro fra una campionessa della cosiddetta meglio gioventù “Io sono ancora giovane, vecchi si nasce e io sono nata giovane. I vecchi li ho sempre combattuti” e una giovane, disoccupata e battagliera, produce pian piano in Elettra dapprima la presa di coscienza della propria umanità al di fuori del sistema ideologico che la ossessionava e, in un secondo momento, la induce a un approccio materiale, finanche carnale con i bisogni delle nuove generazioni.
di Caterina Fiocchetti
Il desiderio è stato quello di portare in scena il racconto nella sua forma letteraria e dar voce alle storia così come è nata dalla penna dell’autore, fondamentale per me era restituire la non convenzionalità dello stile con cui si è espresso e da qui la scelta di percorrere la strada performativa e miscelare differenti linguaggi: letteratura, teatro, danza, effetti sonori per accompagnare lo spettatore in un’esperienza attiva all’interno del racconto. Il risultato è una scena volutamente sgrammaticata per restituire la visione deformata che Elettra ha della realtà.
La protagonista è emblema di una Sinistra in frantumi, di un passato ormai lontano e impotente. La follia di Elettra, il rifiuto della realtà, la disgregazione della sua personalità è restituita anche con la decisione di separare scenicamente il corpo dalla voce: la mia voce incarna il pensiero, le parole di Elettra, la necessità di dire, ragionare e da questo incessante dialogo interiore nasce la danza come proiezione dei suoi pensieri, le coreografie sono ombre che disegnano azioni e simboli celati dietro quel fiume di parole.
Elettra nel suo delirio evoca e incontra la giovane Camilla, simbolo della generazione futura, e affronta un percorso doloroso di consapevolezza, compie un atto di guarigione, rompe la corazza dell’ego per lasciare posto ad una verità cocente: il senso di colpa e inadeguatezza di un’intera classe politica, un mea culpa umile e potente. Lo spettacolo si snoda in tre fasi: la follia, la presa di coscienza e l’analisi delle cause che hanno determinato “l’esodo” degli ideali e dei valori che sembravano dovessero durare in eterno.
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La scheda
L’esodo
Di Nicola Mariuccini
Regia Caterina Fiocchetti
con Caterina Fiocchetti, Jenny Mattaioli, Gloria Pergalani
Coreografie Marzia Magi
Luci e Scene Pino Bernabei
Costumi realizzati da Sonia Bartocci
Realizzato in collaborazione con il Liceo Scientifico di Umbertide
Sostegno Fontemaggiore Teatro d’Innovazione, Centro Danza