“L’idea del libro, racconta Morelli, è stata una necessità pi che un vezzo. A pensarci oggi, credo che sia stato il desiderio di fissare nel tempo il percorso di una vita che da’ voce a più vite.
I sogni indefiniti di un ragazzino che prendono forma veleggiando, a volte contro vento, a volte a favore.
Le crisi interiori in cui perdi te stesso e poi la magia di ritrovarsi più maturi e consapevoli.
E poi la pandemia che segna nella nostra vita “un prima e un dopo”.
La pandemia che lascerà un segno indelebile sulla linea del tempo. Un graffio, una pagina strappata dal diario dei ricordi, che siamo chiamati a riscrivere cercando di dare un senso agli innumerevoli giorni di solitudine e paura.
Il libro che ho scritto parla di tutte queste cose e credo sia facile immedesimarsi leggendole.
Volevo anche testimoniare che nei piccoli centri urbani, lontano dal fermento delle metropoli, ci sono anime “ribelli” che escono dai solchi già tracciati, sfidando abitudini, per valorizzare la bellezza di una terra che ha infinite potenzialità.
Lasciare Gubbio per andare nei reparti covid di Milano, proprio quando il coronavirus era un nemico totalmente sconosciuto che mieteva migliaia di vittime, è stata la volontà di esserci, puntuale al mio compito.
Avrei potuto restare nel B&B a curare i miei affari in attesa che finisse l’uragano ed invece ho scelto di “far parte”, partecipare al destino del mio Paese che nei momenti di pace mi ha donato e mi dona la meravigliosa terra dove accogliere i turisti di tutto il mondo”.