Cerca
Close this search box.

Future Artist: da Terni a Londra, i progetti di Le Nora

Per presentarvi Le Nora, all’anagrafe Eleonora Vella, cantante, musicista e autrice ternana dai
sorridenti occhi blu, bisognerà fare qualche passo indietro. Partiamo da Londra dove l’artista si
trasferisce per 7 anni per studiare musica, ‘quella cosa’ che ha sempre voluto fare. A Londra
corrisponde una crescita umana ed artistica: oltre a tutte le novità che ovviamente porta con sé il
passaggio di realtà da una provincia come Terni a quella affollata della capitale inglese, lì Eleonora
libera appieno la sua anima da performer, approfondendo la performance vocale e l’approccio col
pubblico. È sempre a Londra che Eleonora inizia a scrivere, sperimentando e frullando
continuamente generi molto differenti. Poi ecco il suo primo vero progetto, un raggae – pop con
cui arrivano le prime date in giro per l’Europa. Ma non si ferma, non le basta, forse perché il
pubblico inglese fa fatica ad apprezzare e pensa quindi a nuove soluzioni. Si riesce ad infilare in
nuovi condotti, che la portano a lavorare nei Tileyard Studios (del DJ e produttore Mark Ronson) in
qualità di autrice. Ma c’è ancora qualcosa che le manca in questo quadro: la crisi viene affrontata
velocemente e, rapido come uno strappo, c’è il distacco da Londra. Fa un viaggio itinerante di 3
mesi in Asia dove mette in discussione tutto il suo percorso; conosce nuove persone, nuovi generi
e nuovi artisti. Poi, scrive il suo primo testo in italiano, cosa che la stupirà molto ma a cui si
abituerà presto, perché a quel testo ne segue un altro e poi come un fiume altri ancora. È lì che
decide di tornare in patria, a casa a Terni e di dare una musica ai testi che ha scritto.
«Così – afferma- nasce Le Nora, porta avanti il mio vissuto, il mio reale».
Eleonora ha una visione lucida delle cose. Ai suoi occhi quasi tutto risulta chiaro, il suo passato, il
suo percorso e i suoi obiettivi.
 A poche settimane dall’uscita del tuo primo singolo, come ti senti in una scala da uno a
dieci?
“Dieci mila, pura elettricità. È un brano che ho scritto un anno e mezzo fa, l’ho cullato per molto
tempo, ma è ancora molto rilevante per me e sono felice che veda finalmente la luce nella sua
forma migliore, per cui ringrazio tutto il team”.
Il tuo brano parla molto di te, ma più precisamente di quel lato che non tutti vedono, sei
d’accordo?
“Sì, si tratta di scoprire un lato che non sempre voglio far uscire allo scoperto. Nella quotidianità
mi piace portare il sole agli altri e con questa canzone faccio vedere la mia parte più vulnerabile:
mi piacerebbe che le persone possano rispecchiarsi nelle mie parole, penso sia un bel modo per
sdoganare il fatto che in tutti coesiste il buio e la luce. ti. Fortunatamente se ne inizia a parlare
molto e il caso ha voluto che ottobre sia anche anche il mese del World Mental Health Day
(giornata mondiale della salute mentale). Per comprendere ed accettare il concetto di salute
mentale ed evitare che venga stigmatizzato come limite è necessario aprire la mente: per
comprendere, accettare e, di conseguenza, normalizzare la questione è essenziale ascoltare e
relazionarsi con gli altri in maniera sincera. I miei momenti più bui li traduco nei pezzi che scrivo e
per me questo è una cura; se chi mi ascolta trova in ciò che canto una via d’uscita per me quella è
una vittoria, ho fornito loro uno strumento sotto forma di espressione artistica. È fondamentale
ricordarsi di non essere soli… se io esco sempre con il sorriso, non vuol dire che quei momenti non
li passo o che magari anche io non abbia le mie piccole ossessioni, nel mio caso è proprio quella di
contare i numeri”.

 Se dovessi essere identificata in un genere musicale, quale pensi sarebbe?
“Pop R&B, un genere che ho avuto modo di approfondire negli ultimi anni. Ha delle potenzialità
incredibili perché fonde l’elemento popolare (cioè scrivo perché le persone possano identificarsi) e
l’R&B che ha quell’elemento ritmico fondamentale, quel groove, che ti fa “sfrigolare” le orecchie e
che ti fa venir voglia di ballare”.
Sei una persona che vede la socialità come il suo elemento, la musica dove si pone in
questo? Ti faccio un esempio: spesso per le persone più introverse può essere l’unico mezzo
di comunicazione, ma per te? Cosa è per te scrivere, suonare?
“La declinerei in due vie: scrittura e performance. La prima fa riferimento ad una sfera più privata,
introversa: non mi piace scrivere in compagnia, non trovo una persona con cui ancora mi sento a
mio agio nel farlo, preferisco che sia un momento di solitudine… mi immergo, dove posso
attingere al mio personale pozzo di emozioni. La seconda invece è quella dedicata interamente alla
connessione con gli altri. Il mio carattere viene fuori in entrambi i casi, quando scrivo nei testi e nel
momento in cui ho la possibilità di tirare fuori la voce sono tutta la positività che ho. I due aspetti
sono esattamente complementari”.
L’artista che ammiri di più? I tuoi artisti preferiti attualmente?
“Dipendono sempre dal periodo che attraverso, ma è indubbio il mio idolo totale di vita: Janis
Joplin. Al di là del genere rock che ho amato follemente e che è alle basi di me come artista, quello
che ho amato di Janis è ciò che riesce a dare con la sua voce. Sono un’appassionata di voci, se
sento un cantante che mi piace, mi viene voglia di provare a fare quello che fa. Noto che ascolto
molte artiste donne e ora che ci penso al momento ci sono soprattutto musiciste che mi
stimolano: ad esempio Serena Brancale, o altre più recenti ma altrettanto eccellenti come
Ditonellapiaga e Ginevra. Su un panorama più ampio poi sto amando l’ultimo album di Joy
Crookes”.
Cosa ne pensi delle donne nell’industria della musica italiana?
“È evidente che c’è un problema, nel momento in cui questa domanda non si porrà più,
significherà allora che non ci sarà più il problema. Purtroppo, il guaio dei movimenti è che spesso si
scambiano per mode. Dal mio punto di vista già solo il parlarne, è il riflesso di una diffusa voglia di
cambiamento, è molto positivo: se ho qualcosa da dire e qualcuno ci si rispecchia, si crea una rete
di condivisione, il che è costruttivo. C’è ancora molta discriminazione nell’industria musicale,
spesso si vede la donna relegata a pochi e limitati ruoli e se non è così la cosa viene giustificata
perché quella donna è stata messa lì da qualcuno. Ovviamente siamo molto di più, ma non è
semplice arrivare a questa consapevolezza. È importante che quello che stiamo facendo abbia un
impatto forte per le ragazze più giovani, le donne del futuro”.
Abbiamo capito che non ti piace stare ferma nello stesso posto per troppo tempo, ma cosa
porti della tua terra in giro per il mondo?
“Quello che mi lega a casa è l’attitudine, penso di essere molto genuina. Le persone quando
parlano con me si sentono a proprio agio; il nostro modo di rapportarci è differente. Ora che vivo a
Milano, mi rendo conto di quanto la terra in cui nasci ti dia un imprinting. Se cresci in un ambiente
sereno si vede, mentre se cresci “imbottigliato” (letteralmente nel traffico) rischi di rimanere tale
anche nella vita e …sul palco. La differenza ovviamente la fa anche la famiglia, mi ha cresciuta con
la libertà di scegliere per me stessa”.
Tornando a un anno fa, quale consiglio ti darest?

“Dai sempre la priorità giusta alle cose, preoccupati di meno e non smettere di scrivere”.
E quale consiglio ti daresti da qui a un anno?
“Resta con i piedi per terra, non dimenticare mai chi sei”.
Cosa ti auguri con questa uscita?
“Realisticamente mi auguro davvero di arrivare quanto più possibile alle mie donne, ci tengo
tantissimo. Per la persona che sono oggi, vorrei che le donne della mia età possano mettersi nelle
mie scarpe, che possano identificarsi nelle cose di cui parlo, perché penso sia questa la forza che ti
dà un’artista. Hai trovato un’amica. Vorrei essere uno strumento, un momento di pace e di
energia”.
Il prossimo 29 ottobre uscirà il suo primo singolo con il progetto Le Nora dal titolo “UNO DUE TRE
E 4” e sarà disponibile su tutte le piattaforme streaming. Buon ascolto, a chi vorrà.

Articoli correlati

Commenti