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Il Prog del Terzo Millennio #25 – Il Porto di Venere

Dopo qualche settimana di pausa riprendiamo a parlare della musica che ci piace e lo facciamo con la segnalazione dell’uscita di un album pubblicato il 22 settembre scorso, l’esordio de Il Porto Di VenereE pensa che mi meraviglio ancora”.

Il lavoro nasce dall’incontro tra due polistrumentisti: Maurizio Di Tollo, che come batterista ha fatto parte di numerose formazioni del prog italiano quali Hostsonaten, Finisterre, The Watch, Moongarden, La Maschera di Cera, Distillerie di Malto ed è anche comparso nel progetto L’Ombra della Sera, e Cristiano Roversi, anche lui con alle spalle la militanza in diverse formazioni, dagli stessi Moongarden ai Sumbmarine Silence e Mangala Vallis.

Ai due nell’album si affiancano Elisa Minari al basso elettrico, Marco Remondini al violoncello e sax, Stefano Zeni al violino ed Erik Montanari alle chitarre; sono presenti inoltre Faso al basso, Tiziano Bianchi al flicorno, Massimo Menotti alle chitarre e Demetrio Roversi alle voci e suoni di strada.

Terminata l’esperienza con La Maschera di Cera, Di Tollo ha inciso due album come solista: ”L’Uomo Trasparente” nel 2012 e “Memorie di uno sparring partner” nel 2015.

Questi lavori hanno messo in evidenza le sue vesti di autore e soprattutto di cantante; due album che se non conoscete meritano di essere riscoperti.

Lo si potrebbe fare ad iniziare dai brani per me migliori; nel primo “Pioggia sulla memoria”, “La curva dei pitosfori” e “I topi saranno i vincitori”, e nel secondo “Sempronio”, “Il cielo è un uomo solo” ed “Il poeta”.

La copertina dell’album

Ma torniamo all’album nuovo dove testi e musiche, i brani sono sei, sono tutti opera dei due leader; anticipato qualche settimana fa dal brano che intitola il disco il lavoro è stato presentato live al festival di Veruno lo scorso mese.

Frutto del lavoro con Roversi durante il lockdown le atmosfere che si percepiscono nell’album pescano anche dalla recente esperienza di Di Tollo, la cui voce particolare racconta testi duri, crudi, figli di questi tempi che definire strani è forse eufemistico, intrecciandosi con trame sonore molto accattivanti; a tal proposito l’iniziale “Formidabile” ne è un lampante esempio.

Si prosegue con “Stop al televoto”, dove l’iniziale giro di basso e flicorno anticipa il canto amaro di denuncia contro un certo tipo d’informazione e di spettacolo che mi trova assolutamente d’accordo; molto interessanti gli inserimenti degli archi ed il solo di chitarra nel finale.

“Dahlia” ha un andamento drammatico, è quasi recitata, sorretta da archi e chitarre e nella seconda parte si affacciano altri strumenti ed il violino per un finale con echi dove i vocalizzi ricordano alcune cose di Robert Wyatt.

“Miserere sovietico”, il cui testo è ispirato al massacro d’Odessa del 1941, è con i suoi dodici minuti la traccia più lunga del lotto ed ha un refrain del cantato che rimane subito in mente; una chitarra lancinante si fa strada in mezzo alle tastiere che seguono ed al violino in un crescendo che contribuisce a farne probabilmente il brano migliore dell’album.

“E pensa che mi meraviglio ancora” è una ballata acustica dal testo che è pura poesia, preludio al brano finale, la strumentale “…E ancora” dove sax e flicorno dialogano con dolcezza prima della languida chitarra; un grande finale.

Quest’autunno è iniziato bene.

#stayprog

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