PERUGIA – E’ stata affidata a Carolina Balucani la chiusura della rassegna Smanie di Primavera voluta dallo Stabile dell’Umbria che di fatto per due mesi si è propogata su Perugia attraverso sei location proponendo varie espressioni artistiche, danza, teatro, cinema, tutte tese a sostanziare i nuovi lunguaggi della scena cercando un dialogo con lo spettatore. Proprio in quanto drammaturgia contemporanea, coerentemente si collaca nel contesto “La Regina Coeli” , il lavoro di Carolina Balucani che propone in forma di studioun suo testo del 2017 che peraltro ha già ricevuto il premio per le arti sceniche “Dante Cappelletti”. Si itratta di una messinscena in forma di studio che il Morlacchi ospiterà da martedì 28 a venerdì 31 maggio, alle ore 21 . Interprete del monologo Matteo Svolacchia, mentre Balucani cura la regia. Da sottolineare che la scena, che rappresenta un parco, è stata realizzata dagli allievi dell’Accademia delle Belle Arti di Perugia, guidati dalla scenografa Marta Crisolini Malatesta.
IL testo si incentra su un ragazzo di trent’anni che viene arrestato in un parco, appunto, e portato in carcere. In cella immagina di essere Gesù per poter rincontrare sua madre. La madonna, a differenza delle altre mamme, può apparire dove vuole, infatti, al di là di quello che può stabilire il giudice di turno, anche in prigione. Alla fine il giovane, una sorta di Gesù nel suo stesso immaginario, muore.
“La nostra storia è ispirata alle vicende di giovani ragazzi morti in carcere ed è dedicata alle loro madri. – racconta Carolina Balucani – il protagonista del monologo è un ragazzo di borgata, che si paragona a Gesù e fantastica di esserlo. Il suo linguaggio è sporco, lontano da un italiano corretto. La figura di Gesù a cui si riferisce il protagonista è mutuata dalla storicizzazione del credo popolare cattolico, anche fatto di statuette e crocifissi. La religione cattolica, rasentando il feticismo, impone da sempre come valore la sofferenza della madre e quella del figlio. La madonna è predestinata al pianto e Gesù è inevitabilmente condannato al sacrificio.”
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