Eccoci al sesto appuntamento con le interviste agli artisti presenti alla seconda edizione del Trasimeno Prog Festival, in programma alla Rocca Medievale di Castiglione del Lago dal 19 al 22 agosto.
Siamo oggi con Diego Banchero, bassista de Il Segno del Comando, band ligure che si esibirà al Trasimeno Prog Festival il 21 agosto.
Come stai ?
Ciao Alfredo, abbastanza bene, grazie! Saluto i lettori di Vivo Umbria e gli amici di Trasimeno Prog.
Ci presenteresti il gruppo; com’è composto?
Certo, allora abbiamo il sottoscritto Diego Banchero, basso e composizione; Davide Bruzzi, chitarre e tastiere aggiunte; Roberto Lucanato, chitarre; Riccardo Morello, voce; Beppi Menozzi, tastiere; Fernando Cherchi, batteria.
Ci parli della tua formazione musicale ?
Ho una formazione a spettro piuttosto ampio, anche se il percorso didattico principale che ho seguito è di tipo jazzistico. Ho studiato, per anni, teoria, armonia, composizione e musica d’insieme alla Scuola Jazz Quarto di Genova con musicisti di caratura internazionale ed ho seguito corsi di strumento con Piero Leveratto, Aldo Zunino e diversi seminari con artisti come Pierre Bousseguet, Walter Booker e Ray Brown.
Il gruppo nasce nel 1995; puoi illustrarci come avviene ?
Nel 1995, con il mio quartetto di jazz elettrico, ho iniziato a lavorare su alcune composizioni strumentali in stile soundtrack horror. Da questo primo embrione è iniziata l’attività che ha portato a Il Segno del Comando; con l’inserimento successivo di altri musicisti della scena genovese. In un tempo relativamente breve abbiamo scritto e realizzato il primo album che è stato registrato, praticamente in presa diretta, in due weekend (con poco lavoro di overdub e con una fase successiva di missaggio e mastering). L’idea iniziale fu quella di mantenere il progetto come un impegno occasionale per realizzare un disco ogni tanto. Dopo il secondo album (“Der Golem”) la band si è praticamente sciolta ed è rimasta inattiva per circa dieci anni. Ho ripreso in toto le redini del progetto nel 2013 con un nuovo lavoro (“Il Volto Verde”) fatto grazie all’aiuto di molti ospiti ed amici (ero rimasto l’unico superstite della formazione originaria). Dopo quella esperienza ho formato una line up stabile che ha iniziato a lavorare con regolarità sia in studio sia dal vivo.
Come viene fuori la scelta del nome e dell’album dedicato all’omonimo sceneggiato?
Negli anni ’90 a Genova si respirava un’aria piuttosto pesante dal punto di vista musicale. Tutti facevano a gara ad emulare le forme di musica e cultura provenienti da oltreoceano ed oltremanica. Per il prog ed altri stili musicali (come ad esempio il soundtrack horror e quello dei polizieschi italiani anni ’70) era un periodo nero. Erano generi considerati fuori moda. Tutto quello che aveva reso grande l’Italia nel mondo negli anni ’70 era considerato obsoleto ed era iniziato un grosso declino generale dei contenuti riscontrabile anche dalle proposte della televisione. Abbiamo utilizzato questo moniker perché era il simbolo di un’epoca in cui la qualità delle proposte di musica, cinema, tv e letteratura era ben diversa rispetto al momento storico che stavamo vivendo (un’epoca che avevamo vissuto di persona durante la nostra infanzia). Altra scelta fu quella di utilizzare per le liriche la lingua italiana. “Il Segno del Comando” era stato l’apripista degli sceneggiati del mistero trasmessi in prima serata a partire dal ‘71. Inizialmente ci basammo sul libro di Giuseppe D’Agata, da cui venne tratta la sceneggiatura, perché non erano disponibili le puntate del serial tv che furono pubblicate solo dopo qualche anno.
Dalla fondazione ci sono stati cambi di formazione nel gruppo?
Si, ci sono stati molti cambi di formazione nel corso dei primi anni di vita della band. Dal secondo album in poi sono rimasto l’unico superstite della line up originaria. Dal 2014 ad oggi, invece, abbiamo vissuto (con grande sollievo) un’ottima stabilità che ha anche permesso di conseguire risultati che in passato sarebbero stati irraggiungibili.
Caratteristica distintiva della vostra proposta musicale è quella di non ancorarvi ad un genere predefinito; cosa ci racconti in proposito?
Il nostro sound ha influenze diverse. Abbiamo una componente determinante di atmosfere soundtrack (derivante sia dalla filmografia horror sia da quella delle pellicole d’azione dei seventies). Ci sono poi influenze prog, jazz-rock, metal e cantautorali. Siamo piuttosto apprezzati anche nell’ambito metal (a dire la verità forse ancor più che in quello del progressive), nel quale piace molto la componente horror-esoterica che ci caratterizza.
Avete inciso 5 album (compreso un live autoprodotto); ce ne parli ?
Il primo album è stato pubblicato nel 1996 e, come già detto si tratta di un disco omonimo. Il secondo capitolo, “Der Golem” è uscito nel 2002. Si tratta di un concept ispirato al romanzo “Il Golem” dello scrittore austriaco Gustav Meyrink. Poi un periodo di inattività nel quale ho lavorato ad altri progetti e solo nel 2013 ho raccolto l’invito della Black Widow Records a riprendere in mano la band pubblicando l’LP “Il Volto Verde”; ancora una volta dedicato ad un romanzo di Meyrink. A quest’album hanno partecipato musicisti di spicco come Claudio Simonetti, Gianni Leone, Martin Grice, Paul Nash, Sophya Baccini e Freddy Delirio. Dopo l’uscita di quest’ultimo ho messo insieme la line up che è ancora oggi in attività e nel 2017 abbiamo registrato il disco “…al passato, al presente, al futuro… Live in Studio”, con l’intento di immortalare il suono “dal vivo” del suddetto combo che, nel frattempo, aveva avuto una discreta attività concertistica. Come hai giustamente evidenziato è stato prodotto direttamente da noi. Nel 2019 è invece uscito l’ultimo full lenght: “L’Incanto dello Zero”. Si tratta di un concept ispirato ad un romanzo che è stato scritto da uno dei nostri collaboratori più stretti (Cristian Raimondi) con l’intento di raccogliere una serie di concetti legati ai nostri studi in campo esoterico e spirituale e tramutarli in musica e liriche. Ovviamente il libro, il cui titolo è “Lo Zero Incantatore”, è stato pubblicato e reso disponibile per essere acquistato sia singolarmente sia assieme al disco. Ad eccezione di “…al passato, al presente, al futuro… Live in Studio”, che è una raccolta di composizioni prese dalle prime tre uscite della nostra discografia e rivisitate, ogni nostro album è stato, ad oggi, dedicato ad un’opera letteraria. Ognuno di essi è “il diario di bordo” degli studi che abbiamo via via compiuto e che sono relativi a certe discipline che riguardano l’animo umano e la sua possibilità di evoluzione.
Se non ricordo male hai anche collaborazioni con altri musicisti; vuoi parlarci di quelle più importanti o che ti hanno dato più soddisfazioni ?
Sono molto onorato di aver collaborato con gli artisti che sono intervenuti ne “Il Volto Verde” e di cui ho parlato in precedenza. Ultimamente ho suonato come ospite nel nuovo album solista della bravissima musicista genovese Elisa Montaldo. Il titolo di questo disco è “Fistful of Planets Vol. 2”. Altre collaborazioni recenti che ricordo, restando nell’ambito più vicino al prog, sono quella con i genovesi Jus Primae Noctis (progetto di Beppi Menozzi, che è anche il tastierista de Il Segno del Comando), con la band Witchwood di Faenza e con i romani Alchem. Suonando diversi generi musicali e amando mettermi in gioco in molti ambiti, ho sempre il piacere di incontrare artisti stimolanti nella mia attività quotidiana. Negli anni le collaborazioni sono state molte.
Come vedi la scena prog in questo momento ?
Sta vivendo, a mio parere, un periodo buono. Possiamo dire che sia uno degli stili di rock che funziona meglio in un mondo che è perlopiù alla deriva. Le vendite sono molto diminuite (come in ogni altro ambito), ma il supporto fisico è ancora richiesto ed il seguito non manca. Ci sono molte band valide in giro e ci sono label ed organizzazioni (come ad esempio la Trasimeno Prog) che lavorano con grande impegno e professionalità per tenere attivo questo tipo di musica. Va tenuto conto che altre scene, che in passato sembravamo piuttosto stabili, si sono praticamente estinte. La rete ha fatto molti danni, ma ha pure permesso ad appassionati di tutto il mondo di restare maggiormente in contatto tra loro e di dar vita ad iniziative che un tempo erano quasi impossibili da mettere in atto. Tutto sommato mi sento fortunato di fare parte di questo piccolo mondo.
Come hai passato il periodo del lockdown ?
Ho approfittato per riprendere a concentrarmi su studi musicali che per mancanza di tempo avevo sempre rimandato in questi ultimi anni. Inoltre ho scritto nuova musica e, con Il Segno del Comando, abbiamo cercato di lavorare a distanza anche ad alcuni videoclip che sono piaciuti molto ai nostri fans.
Giusto qualche settimana fa siete tornati a suonare live; al Trasimeno Prog Festival suonerete il 21 agosto, durante la terza serata; siete pronti ?
Siamo assolutamente pronti e molto felici di calcare il palco del Trasimeno Prog Festival In questi giorni stiamo definendo la tracklist del concerto per renderla più interessante possibile. Stiamo cercando di preparare anche qualche piccola sorpresa per chi già conosce il nostro repertorio e verrà a vederci.
A parte il festival avete altri concerti in programma ?
La ripresa dopo il lockdown è stata piuttosto complicata ed in questo momento mi sembra che ci siano pochi segnali di stabilità. Fino ad ora ci siamo mossi abbastanza lentamente con la pianificazione delle date future. Lo scorso 10 luglio abbiamo partecipato ad un importante evento a Genova (L’Abracadabra Metal Fest). Ci sono state proposte altre date, ma non sono ancora state confermate ufficialmente. Per ora navigheremo a vista in attesa di vedere quali scenari si apriranno nei prossimi mesi.
Siamo arrivati in fondo Diego, progetti futuri ?
Durante il lockdown abbiamo registrato un nuovo album. Si tratta di un concept dedicato al romanzo “Il Domenicano Bianco” di Gustav Meyrink e dal quale prenderà il titolo. Avevo piacere di pubblicare un lavoro che chiudesse una trilogia dedicata a questo scrittore (assieme ai già menzionati “Der Golem” e “Il Volto Verde”). Salvo imprevisti verrà pubblicato entro quest’anno. Con la Black Widow Records abbiamo registrato uno split a tre band assieme all’artista norvegese Mortiis e a Freddy Delirio and the Phantoms. Stiamo attendendo che venga stampato. Nel contempo stiamo lavorando ad una ristampa in picture disc del nostro “…al passato, al presente, al futuro… Live in Studio”. Vedremo se si riuscirà ad aggiungere qualche bonus track che la label ci ha richiesto. Ci sono anche un paio di raccolte nelle quali siamo stati invitati. Una è dedicata a Lovecraft e l’altra è un disco tributo ai Blue Oyster Cult.
Ringraziamo Diego per la sua disponibilità e gentilezza e ricordiamo che Il Segno del Comando si esibirà il 21 agosto, terza serata della seconda edizione del Trasimeno Prog Festival.
La foto di Diego Banchero è di Francesco Renne