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L’unicità del Maestro della Creazione nei volti della Genesi nell’Abbazia San Pietro in Valle Suppegna

SAN PIETRO IN VALLE DI FERENTILLO – Sguardi riflessi e penetranti, occhi grandi e pieni di meraviglia, colori vivaci ma velati da una leggera nebbia che ammanta le figure quasi volerle trasparenti..suggestioni di una mano che crea forme…trasformandole in logiche esistenziali, di un contesto storico dove la pittura era ai primi albori. Il cosiddetto Maestro della Creazione, in San Pietro in Valle Suppegna,  vissuto e operante attorno alla metà del XII secolo, non ha conosciuto né Giotto né il Cavallini. Rimane un anonimo affrescatore che ha prodotto su queste pareti una delle opere più importanti della storia dell’arte di ogni tempo. Solo lo spoletino Giovanni Catena, recupererà in parte, queste storie della Genesi, anche se le più singolari sono andate perdute per sempre. Torniamo ai volti dei personaggi principali, ossia quelli che sono leggibili a noi, nelle varie scene, sia dell’Antico che Nuovo Testamento. Volti che stimolano il visitatore o lo studioso a soffermarsi su alcuni particolari. In primis la prima scena dove il ciclo pittorico si apre con la creazione dell’Universo. Particolarità in assoluto è data dal  volto di Dio raffigurato come un giovinetto, centrale nella mandorla, attorniato dalle stelle, i pianeti, il sole e la luna: questo è il dipinto che distinguerà l’artista: il Maestro della Creazione.

 

 

Al centro, due angeli sorreggono il cartaio con la scritta profetica:  PRINCIPIO CELV ET TERRA FECISSE FIGURAM. Se il volto di Dio qui è raffigurato giovane, nella creazione di Adamo, l’Onnipotente mantiene questa caratteristica, però è seduto sul globo a mo’ di trono vestito di bianco. Volto lucente, fiero capelli raccolti…reca in mano una cartiglio arrotolato, con la destra benedice e dalla sua bocca quell’alito di vita contraddistinto da una linea bianca che entra con forza e prepotenza nella bocca di Adamo; nel titulus si legge: ADAM…SIC…N. Nella cacciata dal paradiso terrestre (nella foto) Adamo ed Eva, dopo aver commesso il peccato, si ritrovano nudi; questo viene evidenziato con incisiva determinazione dai volti dei due, che mostrano il pentimento di ciò che è accaduto.

 

Sembrerebbe, dalle loro ingenuità, che l’artista abbia voluto evidenziare, più marcatamente ciò, nell’espressione della donna, che si differenzia anatomicamente da Adamo, solo dalla presenza mediocre dei due seni. Adamo sembra rimproverare la donna e lei, turbatissima, piega la testa.

 

Nel titulus rimangono superstiti solo due lettere…VIT… Nell’ affresco raffigurante due angeli (Nuovo Testamento), il volto di uno dei due (nella foto), con sotto il titulus AN..TS..SANCTIS DOMIN..DEVS..SABAOTH..XI (…). Una immagine veramente singolare, dove le linee e la plasticità anatomica fanno pensare (per l’esecuzione) a una mano diversa dalle precedenti scene dell’antico testamento.

Oltre all’ accennato movimento dei corpi dei due, compresi i drappeggi degli abiti, con prevalenza sull’ uno del colore bianco, sull’ altro il giallo color sabbia, si può notare un  atteggiamento offerente ritmico, diverso l’ uno dall’ altro, scandito dal movimento degli arti superiori e dei piedi con i calzari d’ epoca. Un insieme di particolari quindi, che vanno a completare i due soggetti in rapporto anche alle fattezze delle ali in movimento e ben curate dell’evidente piumaggio. Il personaggio che nelle scene dell’ Antico Testamento potrebbe essere rapportato alla reale figura “paterna” dell’ Onnipotente secondo l’artista, potrebbe essere il personaggio di Noè.

Infatti nelle tre scene che lo coinvolgono, Noè è raffigurato sia con i capelli che con la barba bianca…mostrando  oltre che la regalità patriarcale anche la severità di profeta. Tuttavia, nella scena della costruzione dell’arca, Noè si presenta seduto su un simile tronetto, con la mano impartisce ordini ai propri figli dediti a tagliare con asce il legname. La figura dell’uomo, la sua posizione anatomica, il movimento dell’arto proteso verso i figli, sembra una sovrapposizione della figura nella scena della creazione di Adamo. Nel titulus si legge: ARC… Quindi, ricapitolando, nel gioco composito dei volti…il primo è un Dio primordiale dalle fattezze giovanili…poi a seguire, nella figura di Noè il Dio paterno, quando, passato il diluvio, sarà quel Padre Eterno della nuova esistenza

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