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Monterivoso e la piazzetta dei ricordi, un tuffo nel passato guardando al futuro

FERENTILLO – Quella piazzetta è tanto cara alla popolazione di Monterivoso, (nella foto di copertina) non solo per la dedica che ricorda quel giovane, Umberto Paletti caduto per la libertà, ma anche perché lì sono cresciute tantissime generazioni di ragazzi e ragazze. Lì hanno vissuto persone che hanno dato lustro a questo luogo, con il loro esempio, impartendo consigli di vita…al singhiozzo cristallino della vecchia fonte o tra i gerani che custodiva Margherita. E così, su quel muretto, ancora oggi si ricordano persone scomparse, nonni, zii, papà e mamme che nelle sere di estate frescheggiavano respirando l’aria profumata di fiori e erbe selvatiche che scendeva dal monte o che saliva dal fosso sottostante. Così, ancora oggi, tutto questo buon vivere, semplice e sincero, rimane ancora vivo nel ricordo, dopo diversi anni, delle genti che hanno avuto a che fare con questo luogo pregno di ricordi, sapori, odori, affetti: Ilva e Vladimiro Orsi, Maria Conti, Marino e Andreina Viel, Gino Illuminati, il grande Checco, le famiglie Fiorelli, i Santini,  Bernardo ed Elda Alpini, i Carocci, Mimma Paletti e Ettore con la sua bottega che vendeva di tutto, Damaso Fiorelli “lu fabbrittu”, gli Orsi con Dario (indimenticabile custode delle Mummie), Franco e Domenico Orsi, i Pacetti con il loro palazzo, così gli Argenti, i miei zii Felicetta Favetti, Eugenio Viel ….E  via via generazioni intere qui, in quel palazzo austero, un tempo residenza di signorotti, era la sede della scuola… quel palazzotto che si affaccia, ancora oggi, su questa piazzetta dove nel salone si recitava con il gruppo teatrale. Qui hanno giocato a nascondino tra i vicoli, hanno discusso di politica, di sociale, di amori e combinati  matrimonio, tanta gente che oggi, con nostalgia ricorda i bei tempi che furono.

La piazzetta di Monterivoso, come in tutti i piccoli centri, era, ed è ancora oggi,  un piccolo paradiso. Sono cambiate le abitudini ma ritornando qui, soprattutto in questo inizio di estate afosa, si ritrovano vecchie conoscenze e amicizie magari passeggiando accanto al .restaurato poderoso palazzo settecentesco del signor Daniele Scorsolini lungo la strada che conduce alla chiesa parrocchiale. Un palazzo austero, dalla facciata  misteriosa, ma ricco di fascino, con le sue finestre adornate di stucchi.

Personaggi  simpatici e allegri che sono rimasti nella memoria di chiunque come l’indimenticabile Alberto che faceva i calzini con i ferri… Chi lo dimenticherà’ mai, allegro e simpatico di una semplicità e gentilezza unica, dispensava per tutti un saluto e un sorriso. E che dire di Leondina che si affacciava al balcone sulla piazzetta, stendeva i panni che lei si cuciva da sola. Era una buona sarta, ma lavorava solo per se stessa. Leondina era una donna minuta di statura, capelli raccolti con ciuffo. A volte era scostante ma altruista, buona di carattere e caritatevole. A lei si addicono molti curiosi detti popolari: “quello che fai agli altri in bene o in male vi sarà fatto“; oppure “Cristo se non paga la sera pagherà la mattina“; “al gatto mal usato quel che fa gli vien pensato“. Leondina aveva anche il dono della … veggenza.

Insomma, i piccoli centri sono stati sempre vivi e palpitanti. Un territorio disseminato di ulivi, non poteva avere che la mola per la molitura: quella di Giuseppe Fiorelli con la maestra Alba, poi quella dentro il fosso di Castellone a località “lo strittu” (oggi albergo ristorante di Fratticcioli); altra mola era al centro della frazione, assai attiva fino ai primi anni del dopoguerra, gestita per un periodo da Perfetti Carluccio e Lipparelli Pietro e poi rivenduta (negli anni 2000 fu acquistata dal pittore Silvano Silvani e adibita a “museo etnografico” (nelle foto) in via Dalmazia,  dove sono conservati migliaia di reperti.

Qui vengono a visitare non solo turisti ma anche scolaresche coordinati dalla figlia del Maestro Giulia Silvani); poi ultimo, nel fosso di Castellone a località Acqua della Serpa il “Frantoio Costantini” ricavato in una antica mola. Miro Orsi, nello scantinato che si affaccia sulla piazzetta, ha creato una piccola raccolta di foto e cimeli… Alla piazzetta di Monterivoso giungeva la processione della Madonna del Buon Consiglio con quel grazioso e piccolo dipinto rinascimentale; quella della Santissima Croce; si radunavano gli animali per la benedizione in occasione della ricorrenza padronale di Sant’ Antonio Abate e in fine, la processione per Santa Lucia che raggiungeva poi il Santuario sul sentiero per Carpio. Insomma dagli Statuti comunali del 1563, questa frazione corrisponde a Casalrivoso; poi Castrorivo  (ossia castello sul fosso); fino alla attuale denominazione a Monterivoso. Anche sugli statuti Albericiani e alle relative riformagioni, si parla della piazzetta, dove si riunivano gli anziani e si eleggevano i capidecine, gli stessi rappresentati degli anziani e dei focolai dei piccoli centri agricoli di Colleolivo, Castelleone Alto e Basso con le loro rispettive comunità e chiese come quello di San Michele  Arcangelo (Colleolivo); Sant’ Andrea e San Giovanni Evangelista, eremo di Sant’ Egidio (Castellone) come riportato dai registri della comunità conservati in archivio comunale che vanno dal XVI al XVIII secolo. Andate a Monterivoso,  c’è molto da scoprire; in primis da visitare la parrocchiale con affreschi, tele, l’organo restaurato di recente;  la rocca medievale (nella foto), e tra i vicoletti sempre più in alto l’antico “Castello del Poggio” dove Eleonora vi aspetta per farvi degustare la genuinità dei prodotti cucinati  nell’antico focolare (nella foto) di un territorio che non ha uguali.

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