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L’affresco frammentario a Santa Caterina di Sambucheto svela una particolarità storico artistica molto particolare

FERENTILLO – Che dire della chiesa di Santa Caterina a Sambucheto dove la pietra si sposa con l’arte e la fede locale; anche la tradizione è colorita da mistero e suggestione, data dal luogo prossimo alla Abbazia di San Pietro in Valle. Infatti, a Sambucheto, c’è il rudere del convento di Santa Maria della Consolazione (storia affascinante raccontata da Lodovico Jacobilli) luogo dove  si ritirò, visse e morì, la duchessa Adelasia moglie di Faroaldo duca longobardo di Spoleto. Una donna che lasciò gli agi e privilegi del potere per ritirarsi a vita claustrale sull’ esempio del marito…(gli storici affermano che i due personaggi si aggrapparono alla fede spinti dalla prepotenza usurpatrice e sanguinaria del figlio Trasimondo). Dell’antico convento con l’annessa chiesa di San Giacomo rimangono soltanto, come detto, i ruderi. Una parte di esso però e stato restaurato e adibito a civile abitazione. Traccia storica che va a completare un percorso di fede e di arte.

In basso, il piccolo nucleo dell’abitato, che conserva le sue caratteristiche altomedievali, in prossimità del fiume Nera, annovera la romanica chiesa di Santa Caterina tutta realizzata in pietra con facciata a capanna e campaniletto a vela, che a noi interessa in modo particolare… Affreschi rinascimentali di Perino Cesarei esprimono la vicenda della strage degli innocenti;  sull’altare una Madonna col Bambino tra Santa Caterina e San Giacomo; in una nicchia il Battesimo del Cristo da parte del Battista nel Giordano; qui, c’è lo stemma araldico della comunità, sul fianco laterale dell’altare: una pianta di sambuco. Se gli affreschi che adornano la chiesa sono del tardo cinquecento, una esclusiva d’arte è espressa da alcuni frammenti emersi durante gli ultimi restauri, effettuati agli inizi degli anni duemila.

Affreschi antichissimi che potrebbero avvicinarsi  al periodo del ciclo pittorico presente nella stessa abbazia. Azzardiamo la mano di un allievo del  cosiddetto “Maestro della Creazione”. Si! perché i volti dei due personaggi raffigurati a Santa Caterina, hanno una analogia con alcuni  “apostoli” presenti nella scena raffigurante l’ultima cena, o addirittura con altri, espressi nell’entrata di Gesù in Gerusalemme a San Pietro in Valle; possiamo avvicinare il volto del personaggio emerso  con il Cristo seduto in groppa al somarello nella scena  dell’affresco citato in abbazia.

Tuttavia,  il dipinto presenta una arcaicità nelle linee, nelle proporzioni, nelle tonalità di colore, prospettiva, elementi particolari non presenti in altre chiese del comprensorio della Valle Suppegna. Quindi, data l’ importanza degli avvenimenti storici e dei personaggi citati da Lodovico Jacobilli, possiamo tranquillamente affermare che i frammentari affreschi emersi a Santa Caterina di Sambucheto sono coevi ai dipinti del nuovo testamento in abbazia, dove è da ricordare che il ciclo, molto probabilmente, fu realizzato da un discepolo dell’artista che eseguì le scene dell’antico testamento.

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