PERUGIA – C’è un prima e – ci si auspica – ci sarà un dopo Covid. Nel frattempo siamo in una “terra di mezzo”, vale a dire in una situazione non completamente definita, nel senso dei rischi debellati di contagio e con la prospettiva fondata di dover ancora difendersi per anni contro la diffusione della pandemia e delle sue sempre più temibili varianti. Ma ora è tempo di vacanze, di ridedicarci a noi stessi e alla prospettiva di ritrovarci in pieno relax dopo gli stress subiti nell’ultimo anno e mezzo. Cercando però di non ripetere gli stessi errori dell’estate scorsa, quando un ottimismo ingiustificato e l’allentamento dei presidi sanitari, l’affollamento delle discoteche e delle spiagge, determinarono un drastico rialzo della curva dei contagi, sino al punto di dover ricorrere a nuovi lockdown e all’istituzione delle regioni e dei territori a colori, bianco, rosso, arancio, giallo. Dalle quali tinte non siamo ancora del tutto usciti in attesa della famigerata immunità di gregge, mano a mano che la vaccinazione di massa continua a progredire.
Ora, dunque, si sta avvicinando il tempo dell’otium vacanziero e in assenza della possibilità di organizzare viaggi in mete esotiche e lontane, nel tentativo di evitare assembramenti, nell’obiettivo di godere appieno della bella stagione e di godersela en plein air, quale può essere la più intelligente delle soluzioni in attesa che le restrizioni della pandemia diventino solo un brutto ricordo e nel tentativo di una rigenerazione psico-fisica nel più completo rilassamento? Quale potrebbe essere in sintesi l’ipotesi migliore di vacanza intelligente? Dagli anni Ottanta in poi la vacanza intelligente ha rappresentato il paradigma di una situazione inautentica, da quando Alberto Sordi e Augusta Proietti, veraci popolani romani, furono costretti dai figli acculturati, inurbati e integrati a raggiungere Venezia e seguire le “meraviglie” della Biennale. Ne scaturì un quadro comico e grottesco allo stesso tempo, che suggerì di seguire le proprie attitudini anche nella scelta della vacanza, ponendo quindi il limite e la prospettiva della cultura e della vacanza di massa. Erano altri tempi. Ora l’overtourism degli anni prepandemici cede il passo a situazioni molto diverse nel segno dell’emergenza sanitaria e della ricerca di un rinnovato contatto con la natura e la bellezza. L’Italia e soprattutto l’Italia di mezzo, in questo senso, non teme confronti: Toscana, Umbria e Alto Lazio, sono territori ricchi di storia e di tradizioni enogastronomiche che si tramandano di generazione in generazione e che valorizzano l’attrattività dei nostri borghi, facilmente raggiungibili e fruibili anche frammentando il periodo di vacanza in più week end. Fiorello Primi, presidente dell’associazione “I Borghi Più Belli d’Italia”, da tempo insiste sul fatto che lo sviluppo del Paese passi da una nuova visione del borgo che, se ben supportato dalle reti tecnologiche e di servizi, può acquisire una nuova centralità nell’idea di maggiori livelli di qualità della vita, in un’era in cui la dimensione diradata del vivere diventa un’esigenza per superare l’emergenza sanitaria. Il suggerimento di Fiorello Primi per le nuove vacanze intelligenti rappresenta anche un’indicazione per una rinnovata attenzione ai borghi, spesso scrigni di bellezza dimenticata e autentici contenitori di qualità: “L’Italia è il Paese più Bello del Mondo – scrive Fiorello Primi – e i Borghi ne sono l’espressione più autentica e genuina. Sarà dunque un’estate all’insegna del turismo domestico e i borghi si candidano come meta principale delle vacanze intelligenti post-pandemia. Il modo migliore per andare alla scoperta delle radici profonde del nostro Bel Paese. La possibilità di conoscere l’Italia, nelle sue varie sfaccettature, è data dalla frequentazione dei Borghi dove le tradizioni culturali e enogastronomiche, il patrimonio ambientale e paesaggistico sono rimasti pressoché intatti.
Avere, anche a poca distanza da casa propria, luoghi che vale la pena di frequentare e che hanno assunto una improvvisa notorietà a causa della pandemia non è proprio da tutti. Lo sanno bene molti stranieri che giungono in Italia muniti di una conoscenza del territorio e delle sue peculiarità che spesso sorprende gli stessi abitanti. Ci aspettiamo quindi che gli italiani, così come hanno fatto l’anno passato, frequentino i nostri splendidi Borghi utilizzando tra le cose importanti, il viaggio come vera e propria esperienza.
Spesso non è proprio facilissimo arrivare nei Borghi, specie quelli montani, ma lo stesso viaggio, per i paesaggi, le particolari emergenze che si incontrano, la possibilità di soffermarsi a fare foto e a mangiare, lungo il tragitto, uno spuntino o un lauto pasto in una trattoria diventa parte integrante della visita o della vacanza. Che sia l’auto o la moto, una volta arrivati, bisogna armarsi di capacità di utilizzare tutti cinque i sensi perché nel Borgo e nel territorio che lo circonda, magari da visitare affittando una bicicletta o una e-byke c’è sicuramente tanto da vedere, da ascoltare, da toccare con mano, profumi da odorare e, soprattutto da gustare.
Ma c’è un’altra cosa: trascorrere un periodo di svago e riposo nei borghi, oltre a garantire tranquillità, rispetto delle distanze, immersione nella natura, nella cultura e nelle tradizioni enogastronomiche, diventa anche una questione etica. Andar per borghi è un modo per sostenere un turismo responsabile, lento, rispettoso dei luoghi e, insieme, di portare risorse alle comunità locali, a chi ha deciso di restare a vivere nel piccolo paese. Includere i borghi e, nella fattispecie, I Borghi Più Belli d’Italia (www.borghipiubelliditalia.it), nelle proprie vacanze, insomma, fa bene a se stessi e all’Italia intera”.