TERNI – Su Piazza Clai, nel cuore del centro storico, si è molto dibattuto. Dalla fine degli anni 90’ il quartiere è stato oggetto di una riqualificazione che sembrava volerne fare il più “in” della Città. Eppure l’edilizia da sola, non ha saputo risolvere le questioni di questo luogo che nella sua tranquillità, sembra faticare a trovare una nuova identità. Piazza Clai e dintorni oggi sono un mix di negozi sfitti, palazzi eleganti, vecchie case e cortili fermi alla metà del ‘900 e piccole botteghe. Qui, i vicoli sinuosi, conservano intatto il loro fascino che nella toponomastica rimanda a origini artigiane. Al limite, verso il Nera, da una decina di anni c’è il nuovo mercato coperto: un parallelepipedo arancione, sgargiante e senza finestre cui fanno da contraltare i negozi chiusi di Largo Manni.
Recentemente, c’è chi contro ogni tendenza, ha voluto investire in questo quartiere. Lo scorso anno, in Vico San Procolo ha aperto Vivo Green, il supermercato biologico e senza casse, fra i più innovativi in Europa. Da pochissimo, una giovane designer di moda, Irene Labella, ha aperto la sua bottega in via dei Chiodaioli, poco distante dal nuovo mercato. Parlando con lei, ci racconta di come nel centro storico di Terni sia praticamente impossibile trovare ancora spazi artigiani. Ci sono negozi, spesso vuoti, spesso da tanto. Labella, lo scorso Natale insieme a Laura Cundari e a Paola Patrizi, era intervenuta proprio sui negozi sfitti con Erto, l’abbecedario in ternano esposto nelle vetrine altrimenti vuote. Labella nella sua bottega, trovata dopo mesi di ricerche, ha dato vita a “Label” un marchio con cui realizza capi su misura con materiali provenienti da sartorie in liquidazione, coniugando sartorialità e sostenibilità. Si definisce a metà fra una stilista e una sarta, con una laurea in architettura alle spalle, il primo stage l’ha fatto nell’ufficio progettazione di Salvatore Ferragamo e lì ha capito che la moda era la sua strada. “Quello che mi mancava nell’architettura, era la realizzazione materiale del progetto dall’inizio alla fine. In questa bottega si trova in piccola scala, tutta la filiera dell’abbigliamento. Chi vuole, viene qui, sceglie modelli e stoffa e in pochi giorni ha il capo pronto.”
Fare l’artigiana in un quartiere come quello di Piazza Clai è una scelta di resistenza. “Essere artigiani oggi a Terni pone molti limiti che supero grazie alla vendita online, soprattutto tramite Instagram. Da quando ho aperto, si fermano spesso dei passanti incuriositi. Questa è una zona dove le persone passano per caso, eppure è molto frequentata. Qui resiste un’anima popolare, ci sono ancora i vecchi abitanti, di prima che cominciassero gli interventi edilizi. Il quartiere ha tante potenzialità ma è una zona che deve essere rianimata.”
Quando le chiediamo quali sono i suoi progetti per il futuro, ci risponde che sta avviando collaborazioni con altre realtà del territorio e che ha intenzione di realizzare dei laboratori di cucito con adulti e bambini “perché creare qualcosa da zero, è una magia che ti avvicina al divino.”
Sara Costanzi