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Claudio Lepore e il manifesto per l’Arte necessaria

Manifesto dedicato alla cultura drammaticamente sofferente, e non da ora, a firma del direttore generale del Teatro Lirico Sperimentale “A. Belli”, Claudio Lepore. Come premessa, quella che si è tanto parlato e poco fatto. Il concetto di “arte necessaria” enunciato da Lepore implica l’immediato coinvolgimento di chi ci rappresenta in Parlamento ed è chiamato a governare e una consapevolezza complessiva del mestiere di artista nel senso più ampio ed esaustivo del termine.
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Manifesto per un futuro possibile: oggi è subito
di Claudio Lepore
È il momento opportuno per provare a sovvertire le regole attraverso un’azione “politica” nel senso più nobile del termine.
  1. Esaltare l’attività culturale in maniera diversa, autentica e non solo attraverso le categorie che lo Stato ha imposto.
  2. Per fare quanto sopra occorre prendere posizione e non necessariamente fare “gruppo”. Non siamo tutti uguali. In questo periodo dove la riflessione sulla realtà, su me stesso, sul lavoro che faccio sono particolarmente sensibili, scelgo il rimescolamento,
  3. L’azione culturale e nello specifico la “rappresentazione” senza vincolo di stile o modalità, deve rientrare tra le azioni sociali e politiche di una nazione anzi di una comunità che solo a parole esalta la cultura.
  4. Il rappresentare deve essere istituzionalizzato, deve rientrare tra le materie scolastiche in quanto rappresentare è una modalità critica dell’espressione più profonda delle persone;
  5. Nello stesso tempo occorre privilegiare in modo selettivo chi veramente crede in un nuovo progetto sociale dove la “rappresentazione” diventa parte della vita in comunità;
  6. Estendere, moltiplicare scuole per chi decide di dedicarsi con serietà a questo tipo di attività e che la considera necessaria, comprendendo che il talento e l’abilità possano essere più diffusi, e che applicarsi per questa attività risulti essere una funzione anche maieutica a favore della comunità.
  7. Ripeto da anni che l’iniziativa Monticchiello con i dovuti assestamenti e adeguamenti debba essere preso come uno dei punti di riferimento. La moltiplicazione nelle città grandi e piccole di questo metodo attraverso un lavoro serio nei borghi e nei quartieri delle grandi città può essere uno dei modelli vincenti.
  8. L’attività maieutica dell’artista, dopo una seria formazione vasta non episodica, deve diventare necessaria per le comunità. Debbono nascere quindi mille, duemila Monticchiello o simili;
  9. E chi se ne occuperà sarà l’artista, e ripeto senza ora chiudersi in categorie (opera, musica, danza, prosa, ecc). Queste attività comporteranno anche il riconoscimento delle altre figure professionali che devono essere svolte con consapevolezza e quindi attraverso una seria formazione culturale non solo di carattere tecnico. Sapere montare un palco tra i condomini di una periferia è un atto politico, un atto culturale non la mera esecuzione di un’indicazione di carattere tecnico necessario per la parte artistica e rappresentativa.
  10. Questa categoria dell’”artista” nel senso più ampio del termine deve essere riconosciuta. Se il sistema dove accade ciò è quello attuale in Italia e cioè il sistema democratico e di rappresentanza parlamentare, sia il Parlamento a deciderlo e persino inserirlo in Costituzione. Hanno modificato di tutto nella carta costituzionale, anche quanto non doveva essere modificato quindi l’idea “sovversiva” è questa che ritengo sia giusto per finire e cioè il riconoscimento della funzione dell’artista come necessario, indispensabile, per la crescita della persona. Altrettanto deve esserci un riconoscimento sancito che consideri questa attività un lavoro a pieno titolo (non parliamo di volontariato né di terzo settore a cui non credo)
  11. Non è possibile che si parli solo di bar e ristoranti una comunità non è fatta soltanto di bar e ristoranti anche se è giusto che vivano pure loro.
  12. Occorre quindi un’azione politica affinché, essendo prevalente e sancito dalla regole un parlamento, ci siano interlocuzioni dirette con i parlamentari e lavorare in modo tale da far comprendere il concetto di “arte necessaria” per lo sviluppo delle comunità.

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