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Ferentillo e uno dei suoi figli migliori: il maestro Silvano Silvani in arte Silvanis

FERENTILLOSilvano Silvani Loreni era un genio, un vero artista, un miniaturista, un cultore di storia, padre e marito affettuoso, un vero signore e un custode delle tradizioni, capace di trasmettere, a chi lo frequentava e ascoltava, tanto amore per ciò che l’arte rappresenta in tutta la sue sfaccettature.

Ferentillo ne ha avuti di personaggi che hanno lasciato la loro forte presenza con gesti, atti, opere: Furio Miselli, poeta vernacolare e padre del Cantamaggio ternano; Luigina Sapora insegnante, poetessa, scrittrice, sceneggiatrice teatrale; Felido Rossi, poeta; Renato Eleodori pittore; Luigi Bartoli stornellatore; Filidio Borghi anche lui poeta.

Quello che vorremmo raccontarvi oggi riguarda un ferentillese doc: Silvano Silvani Loreni in arte Silvanis. Non approfondiamo più di tanto riguardo il casato e il cognome perché basta andare a Ferentillo, a piazza Garibaldi, e si può ammirare il palazzo rinascimentale di famiglia dove lui è nato e vissuto, in un ambiente familiare ricco di affetti, pregno di storia, cultura e tradizioni.

Il 24 marzo del 2015, improvvisamente, Silvanis venne a mancare, lasciando al suo paese una eredità immensa tra dipinti, cimeli, ma soprattutto  il museo etnografico della civiltà contadina e tradizioni locali nella frazione di Monterivoso.

E ancora le sue opere pittoriche, nel corso della vita, in mostre e esposizioni ovunque, anche fuori regione,  soprattutto al Festival dei due Mondi di Spoleto, da sempre. I suoi dipinti, del resto, sono stati acquistati in tutto il mondo. Direttore amministrativo presso in un istituto comprensivo narnese, seppe coniugare il lavoro alla sua passione per la pittura e la storia. Ma entriamo in quella stanza di poca metratura, quasi in penombra, lassù a Monterivoso, nell antico mulino adibito a museo e riviviamo quegli attimi dove Silvano produceva su tavole antiche, strappate al sicuro fuoco del camino, le sue miniature preziosissime “le favole della Valnerina”.

Per Silvano dipingere su sta “roba” non era un hobby, ma una parte di lui che si trasferiva in queste piccole superfici inanimate, qualcosa di lui che le rende vive, popolate, festose e chiassose. Legni tarlati, usurati dagli anni, che con il tocco di fili di pennello e i colori delle terre, ridanno vita a piazze di paese, borghetti, chiese e conventi, mercati, fiere…

Guardare queste opere è ritornare addietro, nei secoli passati. La semplicità delle cose rurali, della vita di tutti i giorni, della umile gente che al mercato portava a vendere le cose più preziose che aveva per racimolare qualche soldo e vivere dignitosamente. In questi dipinti senti la “caciara” delle fiere, il verso degli animali che si apprestavano ad essere venduti o barattati, ascolti il banditore che aggiudica lo stock delle vendite di pelli. Il canto degli uccelli, dei corvi sui rami dei cipressi, il cinguettio dei passeri sui cespugli di more, ammiri i nidi di merli sui nudi  rami  delle querce; senti il profumo delle cibarie esposte sui banchi del mercato. E poi le processioni dove a conclusione del corteo, dopo l’ultimo paesano, c’era un animale: chi se non il suo fedele cane?

Un’arte particolare questa di Silvanis,  un misto tra un naif metelliano e miniatura rinascimentale; un tuffo nelle variegate predelle di pale di altare, pregne di emozionanti visioni di paesaggi innevati, silenziosi, ovattati, risuonanti di versi, tra boschi e colline, su scenari di torri, dove si affacciano volti sacri di Madonne e trascendenti francescani.

Nelle opere di Silvanis traspare tutto questo ma anche altro; è un turbinio di purezza e voluttà, di amore con passione di cuore verso tutto ciò che vive e per tutto ciò che muore a causa dell’ ignoranza dell’uomo, per l’ indifferenza e il menefreghismo, abusando soprattutto della natura.

Il suo amore per gli animali Silvano lo ha sempre profuso: cavalli, pavoni, tanti animali domestici, uccelli che riproduceva  di sana pianta nei suoi dipinti e con loro instaurava dialoghi che trasmetteva con il suo pennello a tutti. Non sapremo mai spiegarci come ha  fatto, quale alchimia, con quale magia, è riuscito a rendere così vive e palpitanti questi semplici pezzi di legno mangiucchiati dal dente corrosivo del tempo. Ci sarebbe molto da dire sulle opere di Silvanis, sul suo modo di essere Artista.

Per chi lo ha conosciuto era una persona assai diversa d aquello che appariva. Da burbero che sembrava, nascondeva invece  un animo veramente nobile, di una sensibilità unica; amava il bello e circondarsi di cose belle, di qualsiasi oggetto che abbia avuto un vissuto, che sia servito a qualcosa, che sia stato toccato da più mani, che sia stato utile a qualcuno.

Ecco l’artista: l’amante del bello, l’uomo sensibile che con le sue mani ridona la vita alle cose inanimate, piatte…vuote, quasi morte. Per chi ha vissuto momenti belli e intensi con lui in quello studiolo a Casalrivoso è un ritorno indimenticabile che non porta mai essere sciolto. Grazie Maestro, così per sempre.

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