PERUGIA – “La scuola deve immediatamente riaprire, la giunta regionale se ne deve andare”. Durissima la presa di posizione di “Priorità alla Scuola Perugia/Umbria”, coordinamento genitori, insegnanti, studenti e studentesse, personale Ata, che in una nota chiede le dimissioni della Giunta Tesei per la condotta tenuta nell’emergenza sanitaria che ha indotto la chiusura di alcuni istituti scolastici in 28 comuni dell’Umbria.
“Dopo appena sei giorni dal rientro in aula – si legge nella nota – al 50% delle studentesse e degli studenti delle superiori, dopo che la regione Umbria aveva proclamato fieramente l’adozione di un nuovo protocollo di tracciamento rapido che avrebbe abbattuto dell’80% il ricorso delle quarantene in caso di positività conclamata garantendo il funzionamento del sistema istruzione, la giunta regionale dell’Umbria, per evitare il prossimo e probabile passaggio dell’intera regione in zona rossa, e per lavarsi le mani della propria responsabilità politica, che decide ancora una volta di non assumersi, spinge i sindaci di 31 comuni a chiudere tutte le scuole di ogni ordine e grado.
La vergognosa inadeguatezza della Regione (e per altri versi, anche di numerosi enti locali come il Comune di Perugia) ha infatti portato l’Umbria ad una situazione pandemica disastrosa, frutto della miopia di questa classe dirigente, dei non investimenti in questi mesi in sanità e terapie intensive e, in generale, dei tagli strutturali al welfare – Sanità e scuola – che gravano in modo insostenibile sul nostro paese da troppi anni ormai; la classe politica di questa Regione ha aggiunto un surplus di pericolosa e irrecuperabile ignoranza nel gestire la cosa pubblica e comune.
E mentre ci troviamo in questa tragica situazione – prosegue la nota – ancora una volta si sceglie la scuola come facile ed unico bersaglio, scaricando su bambine e bambini, adolescenti e genitori, tutte le inefficienze di un welfare drammaticamente smantellato. Ed è ancora una volta che sulle donne – a cui storicamente viene delegato il lavoro riproduttivo – peserà in particolare l’aggravio del carico di cura soprattutto dei bambini più piccoli, mentre, in questa drammatica situazione, non è previsto nessun tipo di sostegno nei confronti di lavoratrici e lavoratori: né congedi parentali, né riduzione orario di lavoro, né altro. Sottolineiamo inoltre il disagio organizzativo che grava sulle famiglie quando si comunica la chiusura delle scuole meno di 12 ore prima, non permettendo alla famiglie di organizzarsi in alcun modo per gestire la contingenza. Per non parlare poi del peso psicologico che decisioni politiche così mal calibrate hanno su studentesse e studenti. La politica scellerata e predatoria della Regione Umbria ha un costo che sarà pagato ancora una volta dalle giovani generazioni che sperimentano già da tempo un fortissimo disagio del proprio benessere fisico e psicologico: esse saranno di nuovo abbandonate in solitudine dietro lo schermo di un pc, che in nessun caso può sopperire alla didattica in presenza di una intera comunità educante come a scuola, e che al contrario amplifica problemi e disuguaglianze. La DaD nata come didattica emergenziale non può essere se non tale, ma siamo sempre più certi, come vediamo nel resto delle regioni d’Italia, che con investimenti sostanziosi nel trasporto pubblico e in spazi per la didattica è più che possibili riaprire le scuole in piena sicurezza: l’unica cosa che manca in Umbria per renderlo possibile è volontà politica.
Come Priorità alla Scuola Perugia/Umbria pretendiamo il rispetto del diritto alla salute e del diritto all’istruzione. Il governo regionale si deve attivare per test immediati, gratuiti e periodici per tutta la popolazione scolastica e non, potenziamento della medicina territoriale e sua interfaccia con la scuola come presidio sanitario di benessere psico-fisico, una adeguata politica per i trasporti scolastici (e non) e per l’edilizia scolastica.
La nostra mobilitazione non finisce qua, occorre ripensare la scuola perché nella crisi ecologica-sanitaria sia adeguatamente riorganizzata: pretendiamo la stabilizzazione dei precari e delle precarie, massicce assunzioni e potenziamento del personale scolastico Ata e amministrativo, fine delle classi pollaio (unico caso in Europa) che superano il numero delle 15-20 unità e che per questo sono problematiche sia in emergenza Covid che in tempi normali, in quanto controproducenti per tutta la comunità scolastica. La pandemia ha messo in luce responsabilità politiche e inadeguatezze profonde e strutturali del welfare, non ci fermeremo fino a quando la scuola sarà aperta, in presenza, sicura, migliore”.