La Corte dei Conti bacchetta il MiBACT riguardo l’operatività e l’utilizzo del Fondo per la tutela del patrimonio culturale istituito nel 2014 e finanziato con la legge di stabilità dell”anno successivo. In sostanza sono tre le indicazioni che vengono sollecitate dopo l’indagine che è stata compiuta: rapporti più stretti con il territorio, risorse meno frammentate, pianificazione e monitoraggio più efficaci.
Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo attraverso il Fondo aveva ricevuto l’incarico specifico di fare manutenzione e conservazione del patrimonio culturale del Paese, individuando gli interventi prioritari da realizzare, le risorse da destinare a ciascun intervento, il relativo cronoprogramma. Per farlo ha ricevuto una dotazione iniziale di 100 milioni di euro per ciascun anno dal 2016 al 2020 decurtati poi di 10 milioni per il 2019 e altri 10 per il 2020, e rifinanziati però con ulteriori 103 milioni di euro per il 2019 e di 73,3 per il 2020, per un totale di 193 milioni per il 2019 e di 163,3 per il 2020.
La contestazione più evidente è quella degli interventi con la logica dell’emergenzialità piuttosto che della programmazione che invece era l’obbiettivo principale per cui era stato istituto il Fondo.
Da aggiungere come attenuante però che la Corte dei Conti individua anche nella carenza di risorse economiche e umane la difficoltà di operare del MiBACT. E questa è una vecchia storia.