PERUGIA – Cabala o Smorfia napoletana, il tredici è numero ambivalente. Per molti, soprattutto i britannici, è segno di sventura e sfortuna, meglio accolto il numero 13 è nel Sud. A Napoli è indice del contrario della malasorte, ovvero di fortuna. Sta di fatto che lo scorso 1° novembre si è corsa a Imola la tredicesima prova della stagione 2020 del campionato mondiale di Formula 1. E questa volta un po’ di “smorfia” e di napoletanità si è trasferita dall’Emilia Romagna a Perugia, passando per il Regno Unito che è la patria di Lewis Hamilton. Il quale Hamilton, il sette volte campione del mondo in F1, manco a dirlo, si è portato a casa un trofeo molto bello e che ha rappresentato il segno distintivo di una sorta di rivincita dei premi nella storia dell’F1. Ed è particolarmente significativo che questo trofeo sia stato realizzato a Perugia dalla Bartoccini Premiazioni e progettato da Federico Fondacci in collaborazione con il designer Davide Ceccarelli. Per tornare al 13, forse anche Hamilton dovrà ricredersi, ammesso che sia conforme alla tradizione britannica, sulla valenza di questo numero. Se è vero che proprio nella tredicesima prova di F1, oltre ad ottenere il successo al traguardo, ha anche ricevuto in premio l’ambito trofeo della Bartoccini. Tanto che lo stesso Hamilton ha tenuto a sottolineare che il trofeo che ha stretto tra le mani dopo la premiazione sul podio, aveva qualcosa di speciale rispetto agli altri trofei: il pilota della Mercedes ha infatti commentato il premio ricevuto sul podio, sottolineando come si tratti di oggetto di valore, al contrario di quelli che si vedono negli altri Gran Premi: “Questo premio è sicuramente da custodire e in più è pesante, questo significa che non è di materiale che si trova a buon mercato. Spesso i trofei che vengono consegnati sono di plastica, specialmente nei kart, ma per noi piloti hanno un significato importante. Più si sale di categoria e più ovviamente le coppe salgono di livello, quando sono arrivato in F1 ho iniziato a collezionare dei trofei veramente stupendi. Ultimamente, però, si è fatta economia sulle coppe per risparmiare”. Quel trofeo, come detto, è frutto della Bartoccini Premiazioni di Federico Fondacci.
Questo trofeo rappresenta un po’ la summa dell’inteso lavoro condotto in questi ultimi anni dalla Bartoccini Premiazioni. Possiamo dire così?
“La gioielleria Bartoccini ha sviluppato il settore premiazioni a livello locale, premiazioni di ogni tipo, a partire dal lontano 1964. Negli ultimi sette-otto anni abbiamo esportato la nostra esperienza nel settore in tutto il territorio nazionale e in tutto il mondo anche se l’attività principale dell’azienda rimane la gioielleria. Sono cinque anni che serviamo clienti importanti soprattutto per quel che riguarda il motosport in tutta Europa e quindi contestualmente gli autodromi italiani più importanti: Monza, Imola, Misano”.
Sino ad arrivare all’ultimo in F1, quello del Gp di Imola…
“Diciamo che questo ultimo trofeo è la ciliegina sulla torta, perché noi in realtà serviamo già la Renault sport in tutta Europa, il campionato mondiale di Superbike quando ce lo richiedono, quindi l’anno scorso abbiamo creato i trofei della premiazione del Moto Gp, campionato motociclistico mondiale a Misano. Poi è nato quasi per caso questo Gran Premio ad Imola, visto il Covid e viste le modifiche continue al calendario di F1. Siccome noi siamo fornitori ufficiali dell’autodromo di Imola ci hanno chiesto di fare una proposta e noi abbiamo accettato più che volentieri la proposta. Gli abbiamo presentato un disegno molto bello, è piaciuto subito sia al consulente tra Imola e F1 che soprattutto alla F1, e quindi è nata questa cosa qua. Poi il trofeo è stato anche oggetto di discussioni a livello internazionale, perché lo abbiamo dedicato a Ayrton Senna, inserendo un diamantino sul tracciato del circuito di Imola riprodotto nel trofeo, sulla curva del Tamburello, dove purtroppo Ayrton ci lasciò. E’ stata una soddisfazione nella soddisfazione…”.
Un particolare prezioso in un trofeo già molto bello…
“E’ stata considerato uno dei trofei più belli e significativi della stagione. Ma non basta, perché ci siamo anche inventati in itinere, sul momento, l’incisione del nome del vincitore sul trofeo, come accede ad esempio nella Champions League. Lì al momento che Hamilton ha tagliato il traguardo, sino alla cerimonia del podio, passano sette-otto minuti e in quel tempo mia moglie Fidela, maestra orafa dell’azienda, ha inciso sul metallo il nome di Hamilton. E anche questa una cosa che succedeva per la prima volta in F1”.
Quindi un lavoro accurato che è stato pensato e realizzato a Perugia…
“Davide Ceccarelli, il designer del trofeo, lavora alla Expoform: io e lui collaboriamo quando devo sviluppare dei trofei molto elaborati. Dunque il progetto è nato insieme dalla Bartoccini Premiazioni in collaborazione con Davide Ceccarelli. E’ chiaro che poi la Expoform, dove, come detto, lavora Davide è una delle aziende con le quali collaboriamo quotidianamente. Ma nel design l’abbiamo realizzata tutto io e Davide.
Diciamo che l’ideazione, la parte più importante, quella progettuale, è quindi sua e di Davide. Giusto?
“Davide è un mio collaboratore stretto, anche se non lavora otto ore al giorno con me, però nel tempo libero sviluppiamo queste idee. Dobbiamo continuare a lavorare così, anche perché abbiamo tutta una serie di altre richieste. Una collaborazione che dura da tempo ed è destinata a svilupparsi ancora. Siamo sempre in prima linea su tutte le manifestazioni nazionali e internazionali. La premiazione di Imola svolta con successo nella F1 rappresenta un ulteriore trampolino di lancio anche per altri sport, perché lavoriamo molto sull’equitazione, sul golf, un pochino su tutti gli sport, ma in particolare sui motori che è lo sport più ricco e dove si richiede una maggiore attenzione al design e a progetti in esclusiva ed unici”.
E la scelta dei materiali?
“Scelta nostra, mia e di Davide. Come tutti i progetti di maggiore rilevanza, tipo la premiazione del Moto Gp ed altre cose che comunque richiedono una cura a livello grafico, sia come proposta per il cliente che solitamente prima della realizzazione, viene anticipata da un video dell’oggetto, un rendering in 3D. Inoltre anche sullo sviluppo della scelta dei materiali, Davide mi dà una grossa mano. Un grande grazie a Davide – conclude Federico Fondacci – che è bravissimo e mi supporta sempre con competenza in ogni iniziativa”.