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Pep Bou, bolle magiche con dentro anche la causa indipendentista catalana

PERUGIA – Un po’ di invidia, diciamocelo, Pep Bou l’ha fatta venire a quelli che… quando erano piccoli le bolle gli duravano al massimo cinque secondi. A quelli che … ora che sono grandi e non possono più permettersi di tornare a soffiare dentro la magica pozione di sapone (a meno che non la rubino a figli e nipoti per far vedere come si fa ndr.).  A quelli che… ancora troppo piccoli non ci avevano ancora provato e stamattina hanno tirato giù dal letto mamma e papà.

 

 




 

Queste straordinarie e sapienti fotografie di Marco Giugliarelli dimostrano ampiamente cosa e quanto l’ipnotico ammaliatore di sfere eteree piene di colori cangianti addomesticate ai suoi voleri, ha regalato a bocche aperte, occhi fissi, mani plaudenti e bimbi saltellanti sotto il palco.
Mimo esperto, mago originalissimo, Pep Bou ieri sera a Perugia ha lasciato la sua traccia nella memoria di chi sa ancora stupirsi di fronte a un gioco e a chi quella memoria la deve ancora costruire; ai tantissimi che hanno presidiato il Morlacchi fino al loggione che sperava di poter fa scoppiare qualche bolla indisciplinata vogliosa di salire fin lassù. E poco importa che il clima secco dentro al teatro abbia in parte reso ancora più ardue, talvolta impossibili, alcune parti dello spettacolo: Pep Bou ha insegnato che occorre perseverare, non mollare, riprovare sino allo sfinimento per poter poi godere pienamente di ciò che si fa. Che è addirittura più bello, alla fine. Un movimento per certi versi slow che ha fatto bene soprattutto ai più piccoli, abituati a fagocitare immagini in sequenze vorticosamente mutevoli, comunque mai fisse, sempre pronte ad aprire nuovi scenari. Frenetici. Irreali.
Che bello, archietto Pep Bou, ripensare oggi a quanto affascinanti sono le sue favole piene di personaggi ribelli che entrano ed escono dal palcoscenico accompagnate dalla musica della sua valentissima “spalla”, stavolta il maestro Leonardo Brizzi, e aver avuto modo di vedere il frutto copioso di quarant’anni di sperimentazione, di conoscenza teorica e pratica del mondo della fisica che riporta all’infanzia.
Resterà, a chi è riuscito a sentirlo,  anche il senso del suo orgoglio catalano, professato alla fine del suo spettacolo senza microfono, con la dedica esplicita e accorata “a chi, persona perbene, si trova privo della sua libertà per la causa indipendentista“. Un segno di sofferenza che dà da pensare proprio perché pronunciato in una serata di festa in cui protagonista è la libertà imprevedibile, meravigliosa, multiforme.
Per il resto, a chi è ancora in cerca di bolle di sapone, consigliamo di fare una visita alla Galleria Nazionale dell’Umbria: già, perché colpevolmente, lo diciamo simpaticamente ma un po’ rammaricati, ieri nessuno lo ha detto sfruttando l’occasione ma lo spettacolo “Experiencies” di Pep Bou, rientra nell’ambito delle iniziative che il direttore della Gnu, Marco Paolini, ha strutturato per la mostra che si intitola proprio: “Bolle di sapone. Forme dell’utopia, tra vanitas, arte e scienza“. E allora, per chi ieri c’era e per chi si è perso Pep Bou, consigliamo vivamente di andare: anche i pittori hanno provato a fermare dentro una bolla di sapone i loro sogni e ci sono magistralmente riusciti. C’è tempo fino al  9 giugno.
Un’ultima cosa: quando torni, Pep Bou, che ci porto l’altro mio nipote e i miei due figli grandi?
 

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