Venticinque Ottobre Duemilaventi. Non sarà facile dimenticare questa domenica che sancisce il ritorno dell’incubo. Per tutti.
Vivo Umbria si occupa essenzialmente delle arti, e vede la saracinesca abbassarsi pesantemente quasi a schiacciare mortalmente le speranze, le attese, le battaglie di chi, a fatica, sta cercando di restare a galla visto che in questo Paese è di fatto inesistente un vero welfare che si occupi di chi fa e vive di cultura.
Stamani in redazione montavamo il servizio su Guerra Pace scandendo il conto alla rovescia in attesa della prima al Morlacchi; rilanciavamo Terrae motus/ Motus animae di Maria Anna Stella perché invita a riflettere sul dramma del terremoto guardando dentro anime sofferenti; davamo appuntamento al cinema per il film-documentario su Bansky e tanto altro ancora, sperando che il dpcm non sarebbe stato così mortifero. All’indomani della riapertura dei teatri con la nostra inchiesta avevamo toccato con mano, infatti, le macerie che stavano scrollandosi di dosso a fatica, in molti senza riuscirci, attori, maestranze, compagnie teatrali, musicisti, chi insomma aveva a che fare con lo spettacolo dal vivo perché preannunciavano ciò che poi sarebbe accaduto: difficoltà a comporre le stagioni, a organizzare tournée e concerti, soprattutto perché con i posti contingentati pesantemente sarebbe stato complicato rientrarci con i costi. Ma li avete visti i teatri? File di platea vuote, due persone a palco. E i cinema? Contavi gli spettatori che spesso e volentieri non superavano le dite di due mani. Magari ci fossero stati assembramenti! Regnava, piuttosto, la desertitudine. Il Teatro Stabile dell’Umbria ha fatto di necessità virtù e ha liberato la platea, l’ha smontata, ha previsto spettatori solo sui palchi per evitare contatti. Sta lavorando da settimane non solo allo spettacolo ma anche alla sanificazione costante, ha previsto una serie di controlli che nemmeno all’ospedale e ora? Dopo settimane di lavoro la saracinesca si abbassa anche lì. E uno Stabile, si badi bene, può contare sul paracadute di finanziamenti pubblici e sostegni come la cassa integrazione. Gli altri?
La verità è che la protesta culturale si appresta a diventare sociale. Non sarà certamente la sola categoria in sofferenza nel Paese ma c’è anche questa nell’elenco. Ed è anche sostanziosa e per la maggior parte priva di ammortizzatori sociali degni di questo nome.
E la protesta monta, la notizia è che in poche ore l’appello “Vissi d’arte” lanciato da Cultura Italiae, e ne seguiranno di sicuro altri di altre associazioni nei prossimi giorni, ha raggiunto alle 20 di stasera oltre 38 mila firme. E chissà quante saranno domani.
Ecco il testo dell’appello. Vivo Umbria lo sottoscrive.
Gentili Presidente Conte, Ministro Franceschini,
in merito all’intenzione di richiudere Teatri e Cinema contemplati esplicitamente nella bozza del prossimo Dpcm, ed eventuali altri fondamentali luoghi della cultura al momento non esplicitati, nel tentativo di scongiurarne l’approvazione che avrebbe conseguenze nefaste sull’intero comparto culturale e sullo spirito dei cittadini, richiamiamo la Vostra attenzione sui seguenti punti:
1) i lavoratori dello spettacolo dal vivo hanno messo il loro straordinario e personale impegno per riaprire Teatri e Cinema nel pieno rispetto dei protocolli per la tutela della salute. Essi sono luoghi sicuri dove il pubblico è seduto con mascherina e non parla durante la rappresentazione. L’uscita e l’entrata sono regolati e rispettano il distanziamento. Questi luoghi rappresentano oggi un esempio virtuoso di gestione degli spazi pubblici in epoca di pandemia.
2) Abbiamo riconquistato faticosamente il nostro pubblico, spesso titubante e confuso da una comunicazione altalenante e ansiogena, a riacquistare i biglietti, rassicurandolo sulla certezza degli spettacoli e sulla scrupolosa adozione di tutte le misure di sicurezza.
3) Per quanto concerne i teatri abbiamo riavviato l’attività di produzione degli spettacoli sospesi, investendo pertanto nuovamente per il loro riallestimento. Peraltro tutti i voucher emessi acquisiti per gli spettacoli se fossero annullati dovrebbero essere riemessi nuovamente per non gravare sulle casse dei teatri;
4) Abbiamo riprogrammato tournée, concerti, uscite cinematografiche assumendoci enormi rischi, investendo e scommettendo quindi anche sul futuro, malgrado lo stato di incertezza dominante;
5) Abbiamo fatto rientrare tutti i dipendenti dalla Cig, garantendo loro non solo la giusta retribuzione ma soprattutto la dignità del lavoro;
6) l’ultimo punto sul quale richiediamo la vostra preziosa attenzione è il più importante in assoluto: chi opera nel settore della cultura è consapevole dell’importanza che essa ricopre soprattutto in momenti difficili come quello che ci troviamo ad affrontare. Sarebbe un grave danno per i cittadini privarli della possibilità di sognare e di farsi trasportare lontano oltre i confini della propria quotidianità.
È soprattutto per l’importanza di non privare l’Italia del proprio immaginario collettivo che vi chiediamo a nome della Associazione Cultura Italiae che rappresento, e dunque di tutti i comparti e i generi dello Spettacolo dal vivo, dei Produttori Cinematografici, degli Artisti, degli Esercenti, delle Gallerie d’Arte, dei Musei, delle Sale da Concerto, di mantenere indistintamente tutti i luoghi della cultura aperti!
Siamo importanti per la società civile perché vi supportiamo nel vostro difficile compito istituzionale a mantenere elevato lo spirito dei cittadini, nella piena consapevolezza delle sofferenze che stanno incontrando a livello personale, familiare e professionale. È soprattutto in questa seconda ondata che ne avremmo più bisogno.
Il teatro e il cinema non possono fermarsi perché sono la riserva invisibile di senso, per la vita pubblica e individuale dei nostri concittadini.
Tuteliamo la parte visibile di questa riserva di senso.
Confidiamo in voi.